Sempre più ospedali organizzano corsi di trucco per aiutare le loro pazienti nei momenti  difficili. Vedere la propria immagine riflessa ha la sua importanza, significa ritrovarsi e vale indubbiamente di più del sentirsi carine…

 Così le estetiste iniziano a lavorare nei centri oncologici e le case cosmetiche regalano volentieri i loro prodotti alle pazienti. Il “Pascale di Napoli sta mettendo in piedi un vero salone di bellezza, affiancato da corsi di autostima e sostegno psicologico. Lo Ieo di Milano da anni promuove incontri di trucco settimanali e il San Martino di Genova, grazie all’associazione “Ancora Donna” e alla Lilt può contare su un ampio spazio, a 200 metri dall’ospedale, per ospitare visagista, dermatologo, parrucchiere, nutrizionista oltre che laboratori di danzaterapia e improvvisazione teatrale.

Alla fin fine è il MORALE che conta e anche la MALATTIA come la vita è una questione di testa

 Quando ci sei in mezzo però le cose appaiono in modo diverso, mentre le vivi percepisci un’altra sfumatura

Avevo perso tutti i capelli e indossavo già la parrucca, una mattina dovevo presentarmi prestissimo in ospedale, a digiuno, per fare gli esami del sangue dal cui esito sarebbe dipesa la mia terapia successiva. Non dovendo occuparmi io di preparare le due principessine – che allora frequentavano la seconda elementare e l’ultimo anno di asilo – e potendo contare su un  marito spaziale capace di trasformare i cambi di routine in una birichinata eccitante, ho potuto dilungarmi davanti allo SPECCHIO

 Mi sono divertita a scurire gli occhi con il mascara effetto eyelashes (e pensare che prima la mia preoccupazione principale era quella di sfoltire) e a colorare le guance con il fard  “incarnato pesca”. L’effetto è stato imprevisto, nella sala d’attesa dei prelievi ero nella fila degli “urgenti” quando un signore  anziano e con il bastone –  dalla fila dei “non urgenti” – ha protestato. Diceva che non era giusto che io gli passassi davanti. Volevo replicare, dirgli che l’apparenza inganna, che avevo trucco e parrucco, ma me ne sono stata zitta.

 Un’infermiera mi ha tolto dall’imbarazzo prendendomi per un braccio e accompagnandomi nello stanzino dei prelievi. Sulla strada verso casa riflettevo sul fatto che ero più grave di quel signore col bastone  e che con il trucco avevo ingannato me stessa, capita così quando non si vuole accettare la realtà

 Infatti io avrei voluto essere su un tram qualsiasi e incontrare una persona qualsiasi (magari lo stesso signore col bastone), cederle il posto e dirle: “Prego, si accomodi”. E sentirmi rispondere: “Grazie, signorina

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