Il mio grazie e… una domanda
Ringrazio i lettori che sono intervenuti, quelli che mi hanno fornito nuovi spunti da approfondire (li affronterò uno per uno dopo le vacanze!) e i “silenziosi”, quelli che mi seguono senza commentare, ho contato più di 2mila vostri passaggi in 48 ore! Merito delle posizioni di Giuseppe Altieri, l’agroecologo che sarà anche inascoltato dai politici ma ha un grande seguito fra le gente comune. (E merito anche degli amici del Giornale.it che mi hanno offerto la vetrina dell’homepage per due giorni, un grazie di cuore anche a loro!)
Il cibo non è solo una questione vitale e di gusto. Il cibo è il nostro scudo, l’anti-proiettile per eccellenza: se i nutrienti sono compatibili con il nostro organismo allora si viaggia alla grande, per 60 o 80 anni che siano. Senza bisogno di farmaci e integratori. Non è purtroppo il caso di generazioni come la mia, cresciute a ormoni nei vitelli, antibiotici nei polli, mercurio nei pesci, pesticidi su frutta, verdura e grano oltre a coloranti e additivi nei dolcetti.
La scorza di Higlander (è la mia mamma, sfollata in campagna in tempo guerra) non è nemmeno paragonabile a quella di cui vorrei fossero dotate le mie principesse (alle quali peraltro ho sempre risparmiato il fast-food, le patatine all’acrilammide, le caramelline colorate, creme e biscotti all’olio di palma…)
Quelli come me, dicevo. Ci si ritrova sempre più spesso ai day hospital delle chemioterapie (quando va bene) o ai funerali di qualche amico (quando va male). In alternativa, dallo specialista per curare un’intolleranza alimentare (quando va bene) o per una malattia auto-immune (quando va male): siamo la generazione IEA, Intossicata dall’Eccedenza Alimentare. Che rimpinza di Ogm 8 miliardi di bovini (che mangiano come 20 miliardi di esseri umani) mentre un miliardo di persone soffre la fame. Che importa passata di pomodoro dalla Cina, senza scriverlo sulle etichette, che spaccia pesce dell’estremo Oriente come nostrano. E che inscatola cibo finto con profumazioni artificiali e sale e zucchero in quantità che sarebbero da proibire.
Un giorno ho cercato un’ alternativa al latte vaccino (i motivi ve li spiegherò in un altro post) e ho acquistato al supermercato un cartone di latte di riso di una nota marca, con tanto di numero verde per i consumatori. Mi sono fatta incantare dalle scritte: vegetale al 100 per cento, zero colesterolo, tutto naturale, senza Ogm. Cos’è che non andava? Era dolce da far male ai denti (fra gli ingredienti lo zucchero non era riportato) eppure pareva di bere uno sciroppo di glucosio! Naturalmente il numero verde era staccato…
Mi chiedo (e qui concordo con quanto scrive Ottobrerosso): ma alla fine di chi dobbiamo fidarci?