Vorrei rispondere a Patrizia che si chiede quanto è sicuro il lipofilling. La sua preoccupazione, essendo stata operata di tumore al seno, è che le iniezioni di grasso nella mammella (che si fanno per restituire morbidezza al seno operato, per riempire i vuoti e contrastare gli effetti della radioterapia) possano aprire la strada al proliferare delle cellule maligne.

Il pensiero non è campato per aria, poiché il lipofilling di per sé stimola la ricrescita cellulare: si preleva poco grasso dalle gambe o dall’addome con piccole cannule e lo innesta nel seno ferito. I risultati non sono immediati, il grasso è ricco di cellule staminali adulte (quelle embrionali non si possono usare) deve attecchire lentamente e durante questo procedimento stimola la crescita di nuovo tessuto. I primi risultati si vedono nel giro di quattro-sei mesi, ma, in genere la tecnica va ripetuta tre o quattro volte. Sul blog ne abbiamo parlato con Marcello Bonavita, chirurgo oncoplastico all’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Già Bonavita  ci tolse il dubbio che la tecnica potesse esser responsabile del proliferare di cellule maligne.

Nonostante ciò abbiamo chiesto a un altro chirurgo plastico, Andrea Spano, dell’istituto tumori di Milano: “Il lipofilling è praticato da 15 anni in ambito di chirurgia ricostruttiva mammaria, per molto tempo nessuno ha mai sospettato che potessero esserci problemi oncologici in seguito a questa tecnica.

Tuttavia qualche anno fa sono stati creati degli allarmismi a riguardo (il più famoso francese) ma nessuno di questi basato su dati provenienti da uno studio clinico controllato con un alto livello di evidenza, niente compare su Pubmed o riviste scientifiche ad alto impact factor… (una storia simile a quella della FDA per le protesi al silicone). Tuttavia non esistevano neppure studi che potessero dimostrare il contrario, se non le raccolte di dati locali dei vari centri ospedalieri di eccellenza, tra i quali quello in cui io lavoro, che non evidenziavano nessun aumento del tasso di recidiva dopo intervento radicale (mastectomia o quadrantectomia) e lipofilling.

Nel 2011 è uscito un lavoro scientifico sulla rivista più importante al mondo di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva (PRS) di JY Petit (The oncologic outcome and immediate surgical complications of lipofilling in breast cancer patients: a multicenter study–Milan-Paris-Lyon experience of 646 lipofillingprocedures) che analizza 646 lipofilling in uno studio multicentrico tra Milano, Parigi e Lione, con un alto livello di evidenza (cliccate qui per vedere l’abstract tradotto).

Dallo studio emerge che il lipofilling non compromette il regolare follow up radiologico (ad esempio la mammografia) ed è oncologicamente sicuro perché non modifica le recidive di tumore al seno. Sicuramente è preferibile che la tecnica sia affidata a chirurghi plastici esperti, che trattano quindi un alto numero di pazienti oncologici ogni giorno, e che si attenda qualche hanno prima di eseguirlo su donne giovani con alto rischio di ripresa di malattia locale o sistemica che hanno eseguito una quadrantectomia, questo principio è valido non solo per il lipofilling ma anche per altre tecniche ricostruttive”.

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