Le cellule del midollo osseo possono essere modificate in laboratorio e trasformate in piccoli “carrarmati” capaci, una volta iniettate nell’organismo, di rilasciare la chemioterapia direttamente sul tumore.

È  il risultato di uno studio pubblicato su PlosOne da Augusto Pessina dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con Giulio Alessandri dell’Istituto Besta e con Eugenio Parati dell’Università Cattolica.

I ricercatori hanno dimostrato che “le cellule mesenchimali umane isolate dal midollo osseo possono essere ’caricate in vitro’ con farmaci chemioterapici e poi usate per trattare i tumori”. Le cellule diventerebbero farmaci. “Possono essere rese tali con semplici e poco costose procedure, che non comportano manipolazioni genetiche e quindi ne evitano tutti i rischi correlati“.

Alessandri spiega che le cellule carrarmati funzionano “anche dopo congelamento in azoto liquido e che la crioconservazione permetterebbe al paziente donatore di avere a disposizione lo stesso procedimento terapeutico in caso di recidive”.

Pessina aggiunge che le cellule autologhe, ossia prelevate dal midollo osseo, dal tessuto adiposo o da altri tessuti del paziente “eliminano il rischio immunologico e riducono anche il rischio di trasmissione di agenti patogeni”.

La dimostrazione sperimentale in laboratorio dell’efficacia del metodo è stata eseguita su tumori, ma l’applicazione potrà riguardare anche altre patologie.

Le cellule mesenchimali, comunque non sarebbero le uniche a poter essere caricate di farmaci per agire come “piccoli carrarmati”: la stessa caratteristica, concludono gli esperti, sembra essere condivisa anche da fibroblasti, cellule dendritiche, monociti e macrofagi, che sono presenti nel sangue e quindi facilmente isolabili dai pazienti.

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