Non c’entra con gli argomenti del blog. O forse sì. Sfogliavo i giornali. E come sempre, quando trovo un articolo di Luca Doninelli, non mi fermo al titolo. Che è questo: “L’Italia ferita: gli operai e la studentessa, strage della gente normale”. L’autore riflette sui due fatti di cronaca: la bomba davanti alla scuola di Brindisi che ha ucciso una ragazza di 16 anni e il terremoto in Emilia che ha provocato sette morti e tremila sfollati. Scrive:

… tutti siamo superstiziosi, almeno un po’. Tutti ci tocchiamo o tocchiamo ferro,  o cerchiamo una gobba da accarezzare… E siamo così non perché il Medioevo è rimasto dentro di noi ma perché quella notizia, così ben espressa dall’oscillare del lampadario, non è fatta per noi e noi non siamo fatti per lei.

 Per questo non soltanto consideriamo idioti assassini gli attentatori di Brindisi, ma consideriamo ingiusto e cinico un evento naturale come il terremoto, attribuendogli una specie di intenzionalità, una personalità fatta di sprezzante indifferenza. E anche chi non crede in Dio vorrebbe crederci per poterlo maledire.

 Perché? La risposta che nasce in me è semplicissima. Perché la vita quotidiana è un bene immenso e noi ne siamo affamati. Perché vivere è bello anche quando è brutto, come dice con parole immortali Pirandello ne “L’uomo dal fiore in bocca”: ‘Perché caro signore, non sappiamo da cosa sia fatto ma c’è il gusto della vita che non si soddisfa mai, che non si può mai soddisfare, perché la vita, nell’atto stesso che la viviamo, è così ingorda di se stessa che non si lascia assaporare. Il sapore è nel passato che ci rimane vivo dentro”.

 Doninelli conclude: Che ci venga tolto questo sapore vivo, questo tempo passato che rimane in noi ora e ci fa immaginare il tempo che verrà, è il più impossibile dei pensieri. Per quanto fragile, è un bene smisurato.

 Chi sarei, mi chiedo, se non cercassi –per quello che mi compete, nel breve giorno della mia vita – di salvaguardare tutto questo, permettendogli di esistere sempre?

Già, chi saremmo?

 

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