Vi racconto una storiella. Che è tante cose insieme: è realmente accaduta, è comica all’apparenza, è sconcertante nella sostanza. Come tutte le storie ha una morale e ha dato pure qualche frutto.

Ieri sono stata a Fanano, sull’appennino modenese, per partecipare al primo evento-ricorrenza dei cento anni della nascita del professor Luigi Di Bella. C’è stata la presentazione della biografia “Il poeta della scienza”(444 pagine, Emmeci ed) scritta dal secondogenito dello scienziato, Adolfo.

Non vi parlo del libro, per ora, ma di un incontro.

“Buongiorno sono Orsob” mi dice una faccia sconosciuta, ma subito lo pseudonimo me lo rende familiare. È uno dei nickname più ricorrenti fra i commentatori degli articoli della sezione su Di Bella. (Frase dopo frase, ho imparato a conoscere alcuni stralci di vita dei ‘miei’ lettori, quelli che hanno a che fare con la loro salute e  malattia. Di Orsob sapevo che aveva avuto un tumore e che si era curato con successo con il metodo Di Bella).

Ed ecco che Orsob mi racconta un aneddoto che, a dire il vero, aveva già riportato in forma concisa in uno dei suoi commenti: “Ero all’ospedale di Aviano, entro in ascensore con il professor Umberto Tirelli, c’erano altre quatto persone e io mi rivolgo al medico così: ‘professore, lei non crede all’efficacia del metodo Di Bella, lo ha dichiarato al giornale.it ma io sono guarito con quelle medicine, avevo un tumore grosso e ora sto bene”. Sapete cosa ha risposto Tirelli? “Ah lei sta bene, ha forse preso l’endoxan? (il chemioterapico in compressa previsto nel protocollo dibelliano che viene dato nella dose di  un centesimo rispetto a quella standard via  flebo) “Certo ma non solo quello…” rispondo io. A quel punto lui si rivolge ai vicini di ascensore, ignorandomi, e illustra le qualità portentose dell’endoxan…”

 Nell’ascoltare questa storia, ieri, ho pensato che se fossi stata il regista Vanzina ci avrei fatto una commedia, possibilmente con Boldi e De Sica. Mi sono chiesta anche se almeno uno dei vicini di ascensore di Tirelli si fosse insospettito da quel modo di non prestare attenzione a un fatto così straordinario come la remissione di un cancro… bruttissimamente grande,  per giunta.

Ma questo non lo potrò sapere.

Per onor di cronaca vi dico che Orsob aveva un tumore alla prostata (diagnosi nel 2009). Gli avevano prospettato un interventone, taglio importante più chemio e radio. Lui ha declinato tutte e tre, ha iniziato la cura Di Bella e ha pure trovato un medico Asl che annualmente gli prescrive il piano terapeutico. Man mano che il tumore rimpiccioliva e, guardando gli esami che ne attestavano la regressione, il medico Asl (anch’egli partito incredulo) ha esordito: “Sono felice per lei, mio zio ci è morto per  un cancro come questo”.

Allora chiedo a voi: qual’ è la morale? E quali sono i frutti?

 

 

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