Prima l’amianto, poi…
Un farmaco anti-tumorale sperimentale, l’ “NGR-hTNF”, secondo i primi studi, sarebbe capace di contrastare alcuni tumori polmonari. Questa molecola è stata sperimentata anche contro il mesotelioma pleurico, il cancro indotto dall’esposizione all’amianto.
Si è ancora molto lontani da certezze, si è solo alla fase II della sperimentazione per il tumore al polmone (prima che il prodotto sia venduto ce ne vogliono quattro).
Il farmaco è sviluppato da Molmed Spa, la compagnia biotecnologica che nel 2002 è stata acquisita e incorporata in Genera Spa, di proprietà del San Raffaele di Milano.
I dati, parziali, sono stati esposti al congresso americano di oncologia medica Asco. Ha detto Claudio Bordignon presidente e amministratore delegato di MolMed “che la Ngr-Htnf è una molecola selettivamente attiva sui vasi tumorali. L’analisi dei risultati a lungo termine degli studi di fase II indica l’estensione della sopravvivenza come il beneficio clinico più significativo e comune in questi studi”.
Se questa molecola sperimentale supererà tutte le fasi della sperimentazione clinica, potrebbe diventare il primo farmaco per trattare i tumori dovuti all’esposizione all’amianto.
Nel dettaglio, avverte l’azienda, la sperimentazione per il mesotelioma pleurico maligno ha in corso anche uno studio registrativo di fase III, ma in seconda linea (significa che nello studio il farmaco non è considerato come prima opzione terapeutica).
Secondo Molmed, al momento non c’è «nessuna terapia sul mercato o insperimentazione di fase III» per questa patologia.
Si tratta di uno studio internazionale in doppio-cieco e placebo-controllato: la particolare tipologia di studio non permette però analisi intermedie, quindi per avere dei dati bisognerà aspettarne la conclusione.
Verranno arruolati 390 pazienti, al momento ce ne sono più di 200; la sperimentazione coinvolge 35 centri in Europa, Usa, Canada ed Egitto. Gli scienziati hanno cercato i malati nelle aree ad alto rischio: il Piemonte, regione nota per il caso Eternit, la Lombardia dove ancora oggi si celebra il processo Fibronit e il Veneto.
«In generale il Nord Italia, ricco di zone industriali dove si registra una massiccia presenza di amianto, è stato il bacino a cui ci siamo riferiti», continua Bordignon.
«Oggi abbiamo 35 centri coinvolti – spiega Bordignon – contiamo di arrivare a 50 prima della fine dello studio», coinvolgendo anche l’area dell’ex Unione Sovietica, storicamente uno dei massimi produttori di amianto. I risultati finali della sperimentazione sono attesi nella seconda metà del 2013».