Franco Ambrosino, imprenditore fiorentino, è morto di cancro a 68 anni. Questa storia non ha un lieto fine, anzi, è addirittura crudele. Ma, come capita spesso nei momenti di grande dolore, è quando si tocca l’abisso che vengono a galla le verità. E a me questa storia ha insegnato molto.

Ce la racconta la sorella Gabriella.

Franco, sposato e con due figli, ha creato dal nulla e gestito per quarant’ anni un’importante azienda vinicola toscana. Quando si è trovato ad affrontare il cancro – una recidiva di tumore alla prostata (operato nel 2005) e le sue cinque metastasi – si è curato con il metodo Di Bella. (Nel 2005 aveva fatto solo l’intervento).

Era il 2007.  E’ stato bene per due anni. Ha fatto la vita di sempre, senza rinunciare mai a un impegno. Non soffriva e non dipendeva da nessuno. Si ricordava del tumore soltanto quando andava a fare i controlli in ospedale. Gli specialisti non credevano che stesse bene per il metodo Di Bella, “è acqua fresca” gli dicevano. Oppure: “E’ merito dell’ormonoterapia”(l’ormonoterapia è prevista anche nel metodo Di Bella.)

Lui però non si preoccupava di questi commenti. Era un uomo pratico, badava al sodo. Ricorda la sorella Gabriella che “soltanto un oncologo dell’ospedale Torregalli, Lorenzo Maggi, gli infondeva coraggio: ‘Cavallo vincente non si cambia’ gli diceva notando la regressione delle metastasi”.

Ma il vero brutto male per Franco è stato un altro: la notizia che nessun genitore dovrebbe mai ricevere. Il figlio primogenito, Claudio, 33 anni, muore a Chicago in un incidente in motocicletta. È il dolore che scava dentro con un bisturi di ghiaccio, è l’amore che finisce per sempre e non lascia tempo per l’ ultimo abbraccio: Franco parte per andare a riprendersi il suo ragazzo e si porta a casa una bara.

“Era il maggio 2009 – ricorda Gabriella –  Franco interrompe la terapia. Non vuole saperne di infilarsi l’ago nella pancia ogni sera, di portarsi dietro le pastiglie, di ingerire la soluzione ai retinoidi: tutti  gesti che lo avevano agganciato alla vita ma che ora non avevano più senso”.

Gabriella soffoca i singhiozzi mentre racconta: “Non si può accettare che un figlio muoia prima di te. Ma io lo imploravo: ‘Franco, non hai mica avuto un raffreddore devi pensare anche a te stesso, riprendi le cure, per amor di Dio…’. Ma Franco era già precipitato nell’abisso mentre le cellule impazzite colonizzavano il suo corpo.

Prosegue Gabriella:  “A fine estate mio fratello è andato in ospedale, non aveva più energia, neppure per replicare. E per fare la cura Di Bella ci vogliono nervi d’acciaio, per non farsi influenzare dai medici. Aveva metastasi ovunque e gli hanno fatto di tutto. Si ‘prova’ con la chemio, poi con la radio, poi con le cure sperimentali. Ancora: con interventi chirurgici, un vero massacro. Per noi è stato l’inferno vederlo immobile e sentirlo lamentarsi per i dolori alle ossa, con una gamba gonfissima. Tre iniezioni di morfina al giorno non gli bastavano…”

È a quel punto che esplode potente una nuova ragione per vivere. Alessandro, il suo secondo figlio, diventerà papà. E lui, Franco, sarà presto nonno, di un maschietto: un piccolo Claudio attraverso Alessandro…

Franco chiama a raccolta i parenti. “Voglio riprendere la cura”  implora determinato. E la cura è quella che gli aveva fatto dimenticare di avere il cancro, il metodo Di Bella. Gabriella si dà da fare. Porta le cartelle al dottor Giuseppe, rientra con le medicine. La speranza è un fuoco che torna a crepitare. “Gli ho fatto la terapia da due settimane e i dolori sono scomparsi” rivela Gabriella al forum ‘dibellainsieme’ dove i pazienti si scambiano le opinioni .

Ad aprile nasce  il nipotino, Brando, e Franco lo guarda negli occhi prima di addormentarsi per sempre.

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