Così la chemio danneggia il cuore
È stato identificato un meccanismo molecolare che spiega perché un farmaco chemioterapico può provocare problemi cardiaci. È la doxorubicina, si usa da 50 anni per combattere molti tipi di cancro.
Gli scienziati della University of Texas hanno ora scoperto un inatteso meccanismo molecolare che, attraverso l’enzima Top2b, porta la molecola ad attaccare il muscolo cardiaco.
La ricerca dovrebbe aiutare a identificare quei pazienti più a rischio e quelli che invece possono tollerare con sicurezza la doxorubicina. Lo studio è pubblicato sulla rivista “Nature Medicine”. La doxorubicina si lega all’enzima Top2, che controlla lo “srotolamento”del Dna necessario alla divisione cellulare.
Il tipo Top2b è praticamente assente nelle cellule cancerose ma è presente in quelle normali: la doxorubicina si lega al Top2b nei cardiomiociti, le cellule del cuore, causando un aumento nello stress ossidativo che danneggia i tessuti muscolari cardiaci.
Eh la ricerca avanza anche se noi (malati) non ce ne accorgiamo. La doxorubicina si usa da cinquant’anni, è quella che colora la flebo di rosso: io l’ho fatta nel 2008 e la signora che era con me all’ospedale Buzzi, nel 1984, l’ha fatta anche lei. La stessa. In tutto il mondo, ogni donna che si ammala di tumore al seno da mezzo secolo è curata così. Poi, oggi, se il suo cancro al seno ha una caratteristica, riceve un anticorpo monoclonale (uno solo) adatto a frenare un fattore di crescita del suo tumore (uno solo). Ovviamente (anche se il farmaco è biologico) dopo aver ricevuto una bella dose di chemio, giusto per distruggere tutto quanto c’è di bio…
Almeno non chiamiamola terapia mirata o personalizzata, usiamo le parole giuste, come nei cruciverba: terapia standardizzata. Dimenticavo: la stessa si usa anche per le leucemie, i linfomi, i tumori del polmone, dello stomaco, della tiroide, dell’ovaio, della vescica, per i sarcomi, i tumori ossei, il neuroblastoma, il tumore dei tessuti molli.
C’è qualcuno che ricorda la sperimentazione della doxorubicina? Chi avesse informazioni, mi scriva. Mi interesserebbe conoscere se, per motivi etici, fu testata soltanto su malati al quarto stadio o terminali. E quanti sopravvissero alla sperimentazione.