Toh, nelle staminali ci sono i retinoidi
Prima notizia: le staminali mesenchimali del metodo Stamina – che tanto fanno discutere in questi giorni – vengono differenziate grazie all’acido retinoico diluito nell’alcool. Rispetto al fatto che la terapia Stamina stia migliorando i sintomi di tanti bimbi affetti da malattie degenerative, questa dell’acido retinoico è una notizia di secondo piano.
Ma vale la pena soffermarcisi. Perché una proprietà dell’acido retinoico è proprio quella di far maturare le cellule immature (che crescono in modo incontrollato) e di ripristinare il naturale ciclo delle cellule: nascita, vita e morte (le cellule tumorali nascono, vivono e non muoiono mai). Questo è un fatto acquisito in medicina. Tant’è che il metodo Stamina, messo a punto da ricercatori russi, prevede l’acido retinoico per differenziare le cellule prima di trapiantarle nei pazienti.
Però la nostra Medicina ricorre all’acido retinoico solo per curare la leucemia promielocitica acuta (come ha spiegato Pier Giuseppe Pelicci nel post precedente) nonostante la crescita incontrollata delle cellule sia una caratteristica manifesta in tutti i tumori del sangue e del corpo. Non solo: da noi la promettente ricerca su fenretinide (derivato sintetico dell’acido retinoico) è ferma al palo anche se, dopo ampio studio multicentrico, ha dimostrato di dimezzare il rischio di recidiva nelle donne con tumore solido al seno.
Morale: i rimedi ci sono ma non si usano anche se “sono scientificamente provati”.
Seconda notizia: Seguendo passo passo la vicenda delle staminali Vannoni, purtroppo ritroviamo una sequenza di déjà vù.
Leggiamo sul corriere online gli interventi degli esperti di staminali. E riflettiamo sulle loro parole. Interviene Paolo Bianco, direttore del laboratorio di cellule staminali e del dipartimento di medicina molecolare della Sapienza di Roma:
“Stiamo parlando di malattie terribili e letali. Se il metodo fosse una cura reale o anche solo parziale o temporanea per questi bambini, non dovrebbero accedervi solo Federico o Sofia, ma tutti i malati come loro, ovunque nel mondo: anche a Tokyo avrebbero lo stesso diritto di essere trattati. Ma sarebbe possibile solo se i dati di Stamina fossero pubblicati, se gli altri medici sapessero in che cosa consiste il trattamento e potessero riprodurlo”.
Siamo d’accordo sul fatto che per avere dati uniformi, come impone un metodo scientifico, ci vorrà del tempo. Quando la terapia verrà sperimentata con tutti i crismi si capirà se sarà efficace e se potrà essere d’aiuto alle persone malate nel mondo. Ma questa richiesta di scientificità “per il bene di tutti” non deve pretendere in cambio che Sofia e gli altri i bimbi come lei rinuncino a curarsi.
Il fatto che la scienza sia rigorosa e segua un cammino preciso, condiviso e riproducibile non c’entra nulla con la scelta di centinaia di genitori che scelgono oggi quello che fa stare meglio i loro figli per il tempo che è loro concesso. Tanto più che questi genitori hanno potuto conoscere la terapia Stamina grazie a una legge dello Stato (la legge Turco sulle cure compassionevoli) che prevede appunto che per gli “orfani di terapia” siano ammesse cure non sperimentate.
Nessun genitore disperato pretende di sostituirsi agli esperti, tocca a questi ultimi infatti spiegarci come mai sono migliorati i sintomi di Sofia: la piccola vomitava sempre, ora non vomita più. E com’è accaduto che un bimbo che si nutriva col sondino ora riesca a mangiare senza tubo nella pancia. Lasciamo agli studiosi le spiegazioni, i trial e i doppi ciechi.
Bianco però pretende il sacrificio dei piccoli: “Chiunque di noi soffre pensando ai bambini malati: purtroppo non abbiamo risposte tangibili per la loro tragedia, ma non possiamo per questo autorizzare qualsiasi cosa come fosse una terapia. Anche perché questi trattamenti hanno un costo che ricade sulla comunità: può sembrare brutale nei confronti del singolo, ma dobbiamo disciplinarli”.
L’indignazione deve volare alto, raggiungere i veri scienziati e il Parlamento che nelle prossime ore dirimerà la questione: non si fermino le cure degli orfani di terapia nel nome di un fantomatico bene collettivo che ancora non esiste.
Che scienza è quella che pretende il sacrificio degli agnelli?