Cara ministro Lorenzin,

l’argomento Stamina tocca questioni che ci stanno a cuore: le aspettative di chi soffre, la dignità della vita, la scienza e l’etica. La coinvolgiamo nelle nostre riflessioni poiché lei ha iniziato il suo incarico accettando di sperimentare il metodo Vannoni.

Per mestiere e per vocazione amiamo la chiarezza. Lo scopo di una sperimentazione scientifica è quello di mostrare al mondo se una terapia risponde alle aspettative oppure no. O se lo fa soltanto in parte.

Da ministro del bene più prezioso, lei, si è impegnata con i sofferenti. Ha rassicurato le famiglie, ha incontrato le autorità, ha deciso per la sperimentazione. E ora c’è l’urgenza di verificare se effettivamente le cellule mesenchimali prelevate da donatore e messe in coltura, alleviano le sofferenze e migliorano i sintomi di gravi malattie degenerative.

Se la risposta non dovesse arrivare, intuiamo cosa succederà: la storia è maestra anche quando è recente: i malati affolleranno le aule di giustizia. Reclameranno un loro diritto scritto nella Costituzione, quello di sperare fino all’ultimo. Il che non significa “disposti a propinare al proprio figlio qualsiasi olio di serpente”. Non c’è come essere coinvolti in una malattia, o essere mamme e papà di bambini sfortunati, per riuscire a tirare fuori il meglio e l’impossibile, da sè e dagli altri.

Le famiglie che si sono avvicinate a Stamina lo hanno fatto con il passaparola, internet pullula di video, appelli e resoconti. Le chiediamo di ascoltare queste testimonianze.

Non solo. Gli Spedali civili di Brescia hanno inviato a lei e all’Aifa periodiche relazioni dopo ciascuna infusione di tutti i primi 12 pazienti e dei successivi che continuano ad arrivare per effetto delle sentenze dei giudici.

In queste ore di attesa è questa la carta che deve cantare, la relazione di specialisti che prendono atto degli effetti sui malati.

Ha più valore il verdetto di una visita medica o l’articolo della rivista Nature che grida alla “frode scientifica” perchė Vannoni ha incollato le fotografie di un esperimento dei ricercatori ucraini sulla sua richiesta di brevetto? Vannoni ha sempre detto di aver importato Stamina da Kharkov, in Ucraina, dove andò a curarsi nel 2007.

Eppure si sta gettando sabbia davanti ai nostri occhi, i professori alzano la voce. C’è chi dice che “Stamina è uno scandalo basato sulla frode e sulle menzogne e che la sperimentazione non va più fatta” ( Paolo Bianco, direttore del Laboratorio staminali all’Università La Sapienza di Roma)

Dunque dovremmo fidarci di lui, di Paolo Bianco, sulla parola e senza sperimentazione?

C’è chi dice che “gli scienziati devono difendere quello che la scienza e la medicina hanno cercato di costruire in questo secolo: la medicina basata sull’evidenza” ( Michele De Luca, docente di medicina rigenerativa all’università di Modena-Reggio Emilia) ma poi rifiutano di ascoltare e auscultare una bambina come Sofia, la cui mamma, Caterina Ceccuti oggi ha dichiarato all’Ansa:”Possiamo raccontare quello che fior di specialisti, che seguono nostra figlia, stanno riscontrando. E non si tratta di medici generici, trovati
chissà dove. Dopo tre infusioni Sofia mangia la pappa da sola, mentre prima rischiava di soffocare con la sua saliva”.

Ricapitoliamo, tutta la rabbia è montata per la fotografia di un neurone, e le contraddizioni sono state il pepe della giornata. De Luca ha sbottato anche così: “Dietro Stamina c’è l’azienda Medestea che vuole lucrare sulle staminali”.

Quindi c’è un’azienda che fiuta il business su qualcosa che non funziona!…

L’elenco delle contraddizioni sarebbe assai lungo. Perchè in settembre 2011 l’Aifa ha dato il nulla osta a Vannoni per applicare Stamina come terapia compassionevole agli Spedali civili di Brescia e a maggio 2012 ha fatto mettere i sigillli dai Nas?

Perchè Aifa prima ha detto sì e poi no?
E soprattutto perchè Aifa nega di aver concesso il nulla osta quando un documento dell’ospedale bresciano dimostra il contrario?

Al momento solo due aspetti appaiono chiari: a Vannoni non perdoneranno di aver osato trattare 120 malattie diverse, unicuique suum, dicevano i latini.

E soprattutto non gli perdoneranno di aver fatto stare meglio chi prima soffriva.

È rischioso avere intorno pazienti che pretendono di scegliere, che riflettono la luce della certezza negli occhi: “No quella terapia la scarto, non gradisco vivere da immunosoppresso, preferisco le staminali di Vannoni”.

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