Ora che la sperimentazione Stamina è stata soffocata prima di nascere perchè il metodo “manca di scientificità”, “mancano le informazioni sul differenziamento neuronale delle cellule” e “non si conoscono nemmeno le caratteristiche della cellule prodotte, e questo comporterebbe un problema sia di efficacia che di sicurezza” ( virgolettati presi da articoli e agenzie di questi giorni dove si spiega perché il comitato di esperti ha giudicato non sperimentabile Stamina), noi non ci permettiamo di dire che proprio questi aspetti si sarebbero dovuti valutare durante la sperimentazione.

Non domandiamoci perchè non si voglia guardar dentro “le cellule prodotte”, non ci si lasci attraversare dal dubbio, non si ascoltino quelle persone che parlano di miglioramenti dei loro gravissimi sintomi. Queste domande non s’hanno da fare. La Nuova Scienza non vacilla, ė più preoccupata di scoprire quanto Davide Vannoni, l’importatore del metodo dall’Ucraina, abbia copiato e da chi.

Giù la cresta, signori: noi non siamo scienziati.

Così ieri sera abbiamo ascoltato la neo senatrice a vita Elena Cattaneo che ha fondato e dirige il Laboratorio di Biologia delle cellule staminali e Farmacologia delle malattie neurodegenerative dell’Università di Milano. La scienziata era ospite di Lilli Gruber alla trasmissione Otto e mezzo.

Elena Cattaneo è orgogliosa del nuovo incarico pubblico, andrà in Senato quando gli argomenti scientifici richiederanno la sua competenza, non “cambierà vestito”, ossia non si impiccerà di questioni che non la riguardano (come stiamo facendo noi). Ha detto anche che “c’ė bisogno di comunicare la scienza correttamente, perchè lei deve rendere conto alla gente del suo nuovo incarico”.

Però quando la Gruber le ha fatto la domanda più logica che un giornalista possa fare e cioè “quando si arriverà a una cura della malattia neurodegenerativa che il suo laboratorio sta studiando da anni”, la Cattaneo l’ha bacchettata subito: “Queste sono domande che non si fanno a una scienziata”. Per poi arrivare ad impicciarsi di politica, a proposito dell’attività compassionevole condotta dagli Spedali Civili di Brescia: “È assurdo che si sottopongano i pazienti a questa alchimia, ė un esempio di incapacità politica che ha seguito la compassione e non i fatti”.

Meno male che c’era il giornalista Beppe Severgnini, scandalizzato dal comportamento dei magistrati sulle questioni di salute, “come fanno a prendersi la responsabilità di stabilire che un malato debba curarsi con le staminali di Vannoni, non vorrei essere in loro”. Come se la Costituzione italiana – e il diritto alle cure per tutti – fossero già nel cestino della carta. (Del resto, nella spazzatura, ci è appena finito il termine coscienza, cancellato dal codice deontologico dei medici, ecco l’articolo).

Tanta è stata l’indignazione che Severgnini ha mancato lo scoop del momento. Un suo amico medico lavora agli Spedali Civili di Brescia e gli racconta che “è costretto dai giudici ad applicare le staminali di Vannoni che sono assolutamente inutili”. E Severgnini non lo intervista? Mistero del giornalismo…

Dall’altra parte, chi soffre di gravi malattie senza cura è calcolato meno di zero, un esercito di poveri dementi che va a implorare dal giudice una terapia che non gli ha dato un minimo miglioramento.

Che Scienza (presunta) onnipotente è questa? E chi sono i nuovi profeti-sacerdoti che siedono in parlamento? Sono lì per fare luce sugli interrogativi che il progresso ci pone o per chiudersi ancora di più nella loro roccaforte?

Forti, gli eletti, di un sapere scientifico che ė dato solo a loro, mentre noi siamo soltanto dei poveri severgnini…

20130915-152757.jpg

Tag: , , , , , , , , ,