C ‘è l’ antidepressivo ( paroxetina )  decantato nella letteratura medica come efficace e privo di effetti collaterali. È stato dato per anni anche ai bambini. E quando si è scoperto che aiuta i depressi quanto uno zuccherino – oltrettutto intossicando l’organismo –  è calata  la censura. Dove? Sugli studi negativi, ben 6 contro 1. Per non togliere la molecola dal commercio. Per non rovinare il business. Il tutto si è fatto – e si continua a fare con molti altri farmaci – senza commettere nulla di illegale perchè la legge permette ai produttori di  “scegliere”  quali ricerche pubblicare  e quali cestinare.

Così ingrassa la Medicina malata. Gonfiandosi di dollari sulla nostra pelle. Lo racconta un giovane medico britannico, Ben Goldacre, nel libro “Bad Pharma” arrivato in Italia col titolo di “Effetti collaterali” (Mondadori).

L’autore, che collabora a The Guardian e alla BBC, ha già pubblicato un libro sulla pseudo-scienza, “Bad Science”. La rivista Le Scienze, questo mese, dedica a Goldacre un articolo di Marco Motta.

“Perché – si chiede Ben Goldacre – l’85% degli studi finanziati dalle industrie porta a risultati positivi mentre la percentuale scende al 50% quando gli studi sono finanziati con soldi pubblici?”.  E ancora: “Lo sapete che le compagnie che producono farmaci possono per legge produrre sette studi e pubblicarne due, scegliendoli fra quelli più favorevoli? Le aziende farmaceutiche spendono in pubblicità il doppio di quello che investono in ricerca. Che dire del Tamiflù? In vista di una pandemia (che non è arrivata…)  se ne sono acquistate grandi scorte ma i dati dei trials sono tenuti segreti ancora oggi…”

L’indignazione di Goldacre prosegue: “La scienza sana è degenerata a livello industriale, gradualmente, nel tempo. E tutto ciò è stato compiuto da persone normali, molte delle quali forse non si rendono neppure conto di quello che hanno fatto. I pazienti vivono nell’illusione che i farmaci prescritti dai medici siano sicuri ed efficaci e si basino su prove e risultati di test imparziali e affidabili, in realtà l’industria farmaceutica è afflitta da una corruzione che dilaga su scala globale, alimentando un business da 600 miliardi di dollari (coinvolte pure le autorità regolatrici, la Food and Drug Administration e l’Agenzia europea del farmaco, le riviste scientifiche e le istituzioni pubbliche di ricerca).”

Le cose cambierebbero se i risultati degli studi fossero accessibili a tutti. Per questo l’autore ha lanciato una petizione internazionale, su alltrials.net. Chiede a tutti noi di collaborare (basta registrarsi e inviare una mail), per reclamare più trasparenza e un nuovo rapporto tra case farmaceutiche e istituzioni, dettato più dall’etica che dalla speculazione.

Per Marco Motta de Le Scienze, la petizione è un modo “di trasformare l’indignazione nel desiderio di essere cittadini e pazienti più consapevoli e partecipi”.

Iscriviamoci!

E, per favore, non chiamateci complottisti.

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