È arrivato il… trapianto di seno. Un seno vero, definitivo, realizzato con il proprio grasso, che segue le variazioni di peso di ogni donna, ingrassa o dimagrisce con lei. Senza corpi estranei, senza forme al silicone.

Sì, care amiche insofferenti alle “protesi da pin up”, la notizia è di quelle buone. Le mammelle di grasso sono vere, come quelle di prima. Prima del cancro, prima della quadrantectomia, prima della mastectomia. Non si potrà allattare, questo no (o, perlomeno, non ancora).

“Si preleva il grasso dalle cosce della paziente e lo si inietta a poco a poco” spiega l’inventore di questa tecnica, Gino Rigotti, il chirurgo plastico che per primo ha rifatto le mammelle con grasso autologo e ora ha ottenuto il placet del Centro nazionale trapianti.

Rigotti è il pioniere del lipofilling in Italia, il suo studio sull’efficacia delle staminali del grasso nel contrastare gli effetti della radioterapia, pubblicato nel 2007, è stato citato in successivi 460 lavori. Dal ’99 ad oggi, Rigotti ha migliorato in questo modo il decolletè a 2.500 donne.

Dottor Rigotti si può davvero ri-formare il seno?

“Assolutamente sì. E in modo definitivo. Una volta, nelle donne che non potevano sopportare le protesi, si faceva l’innesto di tessuto. Lo si prelevava dall’addome e lo si trasferiva sui pettorali. Lo si fa ancora. Ma è un intervento molto invasivo, che lascia una brutta cicatrice da anca ad anca…”

Questo, invece?

“Non è invasivo. Si fa in day hospital, con anestesia locale, in diverse sedute. Il numero delle iniezioni varia a seconda dei risultati che si vogliono ottenere. La gradualità fa parte della tecnica: si ė visto che iniettando 200 gr di grasso per volta si formava una palla di grasso dura, non vitale, destinata alla necrosi. Siamo partiti dall’intuizione dell’americano Coleman, il chirurgo aveva capito l’importanza di iniettare poco grasso per volta in maniera reticolare”.

Da dove si prende il grasso?

“Dove c’è. Sui glutei, sulle cosce, parte interna o esterna”.

Bisogna centrifugare il grasso o mescolarlo al sangue?

“Il metodo Coleman prevede la centrifuga del grasso. Poi si è capito che anche la parte liquida del grasso contiene sostanze interessanti per la rigenerazione, noi iniettiamo tutto quello che preleviamo, senza esporre all’aria il tessuto, il nostro è un sistema chiuso che passa da una siringa un pò più grande a una piccolissima. La tecnica che inietta il sangue (Prp) è meno efficace perchè il sangue è molto meno ricco di cellule rispetto al grasso”.

Come si arriva alla forma del seno senza una protesi?

“È fondamentale la tecnica. Si crea una rete di tessuto tridimensionale, all’interno della quale si fanno lacune di uno o due millimetri con un ago. Iniettiamo ‘spaghettini’ di tessuto ramificati e intrecciati, se questi sono troppi si ottiene l’effetto opposto: i capillari si chiudono e il grasso non resta più irrorato dai vasi sanguigni. La quantità che si inietta deve avere una pressione inferiore a quella dei capillari. Del grasso iniettato ne sopravvive il 60%. Il risultato che si ha a tre mesi dall’intervento è quello definitivo”.

Poi però bisogna ripetere l’operazione, fino a quante volte?

“Se devo ricostruire una mammella da zero e il tessuto non è stato irradiato, in 6-7 volte, a distanza di tre mesi l’una dall’altra. Se invece la mammella è stata danneggiata dalla radioterapia (che elimina le cellule staminali e vasi sanguigni) ne occorrono di più, fino a 9-10 volte”.

Favorendo la crescita di cellule e vasi sanguigni nuovi, c’è il rischio che si formino altri tumori?

“Gli studi dicono di no. Un tumore si crea da solo i propri vasi sanguigni. La società americana di chirurgia plastica ha approvato questa tecnica anche grazie al lavoro di studiosi che hanno seguito per 7 anni un migliaio di donne. Anch’io ho pubblicato un lavoro nel 2009. Eccolo.

Lei opera a Verona alla Casa di cura san Francesco, le pazienti pagano?

“No, come in ospedale rimborsa il sistema sanitario”.

20131223-220938.jpg

Tag: , , , , , , , ,