Il ministro Lorenzin ha detto che modificherà la legge Turco-Fazio sulle cure compassionevoli, “in tempi brevi”: “Dobbiamo solo trovare il vagone a cui ancorare il provvedimento” ha dichiarato ieri.

Mentre restiamo in attesa del treno, ecco una storia americana, triste ma che lascia sperare.

A Kianna Karnes diagnosticarono un cancro al rene nel 2002, quando aveva 41 anni e quattro figli. La donna si curò con interleuchina-2, il farmaco che potenzia il sistema immunitario riconosciuto dalla Food and Drug Administration (FDA). E stop. Non c’era altro di “approvato” e con “l’indicazione” per il tumore al rene. Pare impossibile nel terzo millennio, eppure…

La famiglia non si arrende, smuove mare e monti. E noi ce lo immaginiamo questo padre incollato allo schermo del pc, studiare, indagare, cercare di superare le sue colonne d’Ercole. Oltre il confine, anzi: oltre il muro, perchè il muro è sempre eretto da qualcuno per proteggere qualche cosa.

C’è un farmaco che potrebbe funzionare ma l’FDA non l’ha ancora approvato. Kianna lo vorrebbe, non ha nulla da perdere, tra il niente e un tentativo si preferisce sempre la seconda strada ( e anche la scienza ci guadagnerebbe, studiando il suo caso ). Niente da fare. Nonostante l’interessamento di un deputato amico, nonostante un articolo in prima pagina sul Wall Street Journal. Nonostante…La nazione si divide, si discute, ci si perde. E Kianna muore. Lo stesso giorno la FDA “concede” il farmaco “in via eccezionale”.

La storia è apparsa su The American Conservative. Nell’articolo si precisa che la signora Karnes è solo una delle innumerevoli pazienti che ha perso la vita a causa del complicato processo di approvazione dei farmaci della FDA.

Ora alcuni Stati stanno decidendo in proprio di avviare le riforme necessarie. E, in maggio, il Colorado è diventato il primo a firmare la “Right to Try”, un disegno di legge pensato per facilitare i malati a richiedere farmaci sperimentali.

Il giornalista ricorda che la questione è assai datata, esplose nel 1980 grazie al libro “Liberi di scegliere” dell’economista Milton Friedman (“nessuno di noi sa nulla dei farmaci che la FDA ha vietato”).

Dal 1987 al 2002, la FDA ha approvato solo 44 domande di uso di farmaci sperimentali (dall’AIDS al dolore cronico), una media di meno di tre per anno poichè la procedura è ancora estremamente lenta e complicata. La questione è molto sentita in America e frequenti sono le battaglie legali che vedono la FDA sul banco degli imputati. Più di due terzi dei medici sono convinti che le approvazioni siano troppo lente e sono favorevoli a prescrivere farmaci sperimentali.

Sempre in tema di cure compassionevoli vi mostro un video che in questi giorni circola sul web, Luca Coscioni malato di Sla, dichiara di aver fatto un trapianto autologo di cellule staminali mesenchimali all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino. Era il 2002, Coscioni ha fatto l’intervento con il sistema sanitario nazionale, “nella speranza che le cellule reimpiantate si trasformino in motoneuroni”.

La vedova di Luca, Maria Antonietta Farina Coscioni, commenta così la scelta del marito ( fonte: una lettera scritta da lei il 9 gennaio di quest’anno):

“La sperimentazione cui si sottopose Luca era uno «studio pilota finalizzato all’impianto delle cellule staminali mesenchimali di midollo osseo ad uso terapeutico in pazienti pediatrici con tetraplegia congenita ed in pazienti adulti con Sla». Decidemmo di affrontare quella sperimentazione perché era una regolare, ufficiale sperimentazione clinica: un trattamento sperimentale non è una cura compassionevole, piuttosto un tentativo che può essere innocuo, o dare dei risultati o anche andare male”. (Su Coscioni le staminali non diedero gli effetti sperati).

Maria Antonietta Coscioni sottolinea le differenze con le cure compassionevoli: “Sul «compassionevole» credo sia sufficiente riportare quel che durante il seminario che ho convocato alla Camera dei deputati ha detto il professor Strata: “Si tratta di una terapia che ha già delle prospettive, delle basi, di poter essere utile ma ancora non si è dimostrato che è utile, allora possiamo utilizzare questi pazienti consenzienti, provare a dargli questa terapia; questo è compassionevole».

Ora che il ministro Lorenzin si impegnerà in questo delicato compito ( metter mano alla Turco/Fazio) ci piace ricordare che c’è una legge votata all’unanimità dal nostro Parlamento, la 57 del 2013, che prevede proprio di sperimentare il metodo a base di staminali mesenchimali Stamina ( e che se l’avvio di una sperimentazione ritarda per motivi burocratici non ci devono rimettere i malati). Ricordiamo ai lettori che le sentenze d’urgenza emanate dai giudici si basano proprio su questa legge e che la recente presa di posizione della corte di Strasburgo, nel negare Stamina a una donna che non aveva ancora intrapreso la terapia, ribadisce, al contrario, il diritto per quanti l’avevano cominciata.

Quanto alla pericolosità si sa che le prime 400 infusioni non hanno dato effetti collaterali, come provato nelle cartelle e negli esami strumentali dei pazienti in cura a Brescia. Non sono queste delle basi sufficienti da cui partire?

Un’altra considerazione. La vedova, Maria Antonietta, alludendo a Stamina dice anche: “Quello che non mi convince del caso Stamina è che si persegue la strada che si è percorsa per le «sperimentazioni» cosiddette non ufficiali, che si sono imposte all’attenzione pubblica su basi fiduciarie di malati e loro famiglie e non su basi scientifiche. Si arriva a un punto in cui si pretende il diritto al «farmaco», ritenuto miracoloso e comunque tale di fronte all’inefficacia dei farmaci riconosciuti, saltando la fase della sperimentazione vera e propria, o chiedendone il suo riconoscimento a spese dello Stato anche in deroga alle leggi che la disciplinano”.

Per comprendere mettiamo le parole al loro posto. Non è vero che qui “la sperimentazione si salta”, è vero che qualcuno non l’ha ancora fatta partire. Se fosse stato ancora ministro della Sanità Renato Balduzzi sarebbe già bella che avviata. E soprattutto smettiamola di confondere le idee parlando di “basi fiduciarie” ( la fiducia, se c’è stata, da parte di Aifa, della Regione, dell’ospedale e del comitato etico c’era all’inizio ma ORA, i malati e i medici che li hanno seguiti, hanno raccolto una montagna di esami strumentali. Perchè queste prove non hanno valore? Chi o che cosa toglie loro la scientificità dovuta? Sta indagando Guariniello su questo? E se non lui, qualche altra procura?

Ecco il video

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