Vaccini come banane
In questi giorni è fiorente il dibattito sui vaccini. Negli ultimi due anni l’adesione alle vaccinazioni pediatriche ha registrato un calo, lento ma inesorabile (la copertura delle malattie esantematiche è attorno all’86%).
Questa flessione non dovrebbe stupire. È la conseguenza di scelte precise. Nè le scuole materne, nè le primarie richiedono più obbligatoriamente le vaccinazioni prima di iscrivere un bambino. E chi volesse vaccinare il proprio figlio contro una sola malattia non può farlo: o prendi sei (o tre) – vaccini – o niente. Conosco molte mamme che non volendo fare l’antirosolia al figlio maschio hanno declinato l’offerta e restituito al mittente il tris di punture.
Con queste premesse, si fatica a comprendere il gran bailamme di questi giorni. Come all’epoca del caso Stamina, quando la senatrice Cattaneo bacchettatava i magistrati rei di concedere ai malati le infusioni di staminali, trascurando che vi era una legge dello Stato a garantire proprio quei trattamenti. Allo stesso modo, oggi, ci si straccia le vesti davanti a una conseguenza prevedibile: se le vaccinazioni sono una libera scelta, ognuno si comporta come crede. E se lo Stato decide di acquistare un pacchetto da sei vaccini (molto conveniente per il produttore) si accetta anche la conseguenza: che un genitore lo rifiuti.
L’allarmismo
Eppure i media hanno amplificano l’allarme sul calo delle vaccinazioni. Manco fossimo alle prese con una pandemia. Abbiamo sentito il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, minacciare multe ai medici che in scienza e coscienza sconsigliano i vaccini, Aifa richiedere un “piano nazionale vaccinazioni”, parlamentari echeggiare le stesse frasi perchè “non c’ė tempo da perdere”.
Abbiamo letto che la colpa di tutto questo ė dei social network che incutono pericolosi sospetti: nel mirino il tam tam delle mamme salutiste “che credono che alcuni vaccini siano responsabili dell’autismo”.
La strenua difesa.
Nel cercare risposte serie ci siamo imbattuti in un articolo del Time. Cliccate qui. Si paragonano i vaccini alle banane, o alle uova e ai mirtilli per ribadire che non fanno male.
Più che un dibattito, l’autorevole quotidiano ci presenta un peana. Un corale elogiativo (che non ammette critiche) di quanto siano sicure le vaccinazioni. “La chimica è dentro di noi – si legge – non siamo altro che chimica” . E i metalli che farebbero discutere gli studiosi e preoccupare i genitori “sono contenuti anche nei cibi, nel latte materno e nell’ambiente”.
Il ritorno delle malattie.
I telegiornali hanno annunciato nuovi casi pertosse e di tetano (fra le prime nozioni che una mamma apprende dal proprio medico c’è che l’antitetanica va rifatta non appena il bambino si ferisce con un corpo contundente infetto. Non si feriscono i neonati, ergo, l’antitetanica si potrebbe posticipare senza drammi).
Però, attenti. La pertosse ė tornata e, secondo gli agit prop dell’allarmismo, la colpa è di chi non ha vaccinato i propri figli. In questo modo è stata persa l’immunità di gregge (la protezione del gruppo), dicono. Ecco qui le considerazioni e l’appello di una mamma la cui figlia si è ammalata di pertosse a pochi giorni di vita.
Però qui, il pediatra Girolamo Giannotta spiega perchè è tornata la pertosse. Gli studi da lui citati (ricerche del Cdc, Centers for Disease Control and Prevention) mostrano l’effetto perverso della vaccinazione: i ceppi del batterio sono mutati, “il 92% di quelli circolanti a livello mondiale è diverso da quello contenuto nel vaccino. Il nuovo battere della pertosse, per motivi ancora ignoti, infetta preferibilmente chi è già vaccinato”.
Ora ci chiediamo: perchè da ministero, Aifa, Istituto superiore di Sanità, Asl non arrivano spiegazioni agli studi portati da Giannotta? Che poi sono stati fatti dal Cdc? Perchè arrivano solo forti raccomandazioni a vaccinarsi?
I vaccini vanno paragonati alle banane o ai farmaci, da inoculare con attenzione?