Un mesetto fa, mentre ero intrappolata in auto, ho ascoltato su Radio24 un’intervista al direttore di Aifa, Luca Pani, durata tutti i 40 minuti del mio tragitto. Argomento: i farmaci per i bambini e per le donne in gravidanza. “Settori, fino ad oggi, scoperti – ha argomentato Pani – e a cui, da adesso in poi, indirizzeremo i nostri sforzi perchè non esistono medicine formulate apposta per l’età pediatrica e per le donne incinte”.

Se Pani avesse esternato da un microfono in casa sua, l’effetto sarebbe stato uguale. Nessuna domanda a interrompere il fiume di parole, giusto qualche inciso per incoraggiarlo a proseguire. Dunque, donne incinte e bambini sono “settori di mercato scoperti”. Di fatto, ho capito poi, è più di un anno che Aifa ha questa preoccupazione.

“Ad oggi, nel 70% dei casi, i bambini sono stati curati con farmaci per adulti a dosaggi ridotti” ha spiegato Pani. E le donne incinte? Tutte noi, che un pancione lo abbiamo avuto, ricordiamo il monito dei medici: “Niente medicine per nove mesi, l’acido folico è da assumere prima, quando si cerca una gravidanza. E se, durante l’attesa, capita un mal di stomaco, si aspetta che passi per non rischiare, con un surplus di chimica, di danneggiare il bimbo che sia ha in grembo”.

Invece, ora, via libera alla tesi opposta: le donne in stato interessante potranno prendere farmaci. Basta poco per rendere innocua una pratica rischiosa.

Vuoi vedere che nove mesi di non-acquisto, per ogni donna fertile e sana, incidono sul Pil? E se poi, una sciagurata, di figli ne fa tre o quattro?

Per mesi ho cercato, invano, di intervistare Luca Pani. Prima per chiarire i motivi del brevetto della melatonina e poi per informare sul caso Avastin/Lucentis (cliccate qui e qui) entrambi gli scandali avrebbero meritato ben più di una spiegazione, visto che, finchè funzionano cosí le cose, Aifa ha il compito di vigilare sulla nostra salute e il ministero di amministrarne le spese in modo accorto.

Dobbiamo pensare che il responsabile dell’Agenzia della salute si comporti come i peggiori politici: si serve dei media quando ha un interesse, altrimenti non è tenuto a dare spiegazioni?

Apprendiamo oggi cosa si farà per progettare le nuove medicine per bambini. Cliccate qui. Un gioco di estrapolazione dati sui farmaci usati dagli adulti, statistiche confezionate ex novo e voilà, pronte le scatoline con le indicazioni per i più piccoli. Senza fatica. Ma non è questo il succo. Il punto è la presa in giro: le medicine non si testano sui bambini esattamente come prima ma si fa credere il contrario.

Scommettiamo che, tra il packaging e il battage pubblicitario, il prezzo delle pillole per l’infanzia sarà più alto?

Che aggiungere? Che, guarda caso, è in corso la messa in regola dei prodotti omeopatici. Per effetto di una legge del 2001 – divenuta operativa nel 2006 ma che noi stiamo rispettando con ritardo – tutti i granuli, le gocce e gli sciroppi low dose, amati dalle mamme, verranno registrati come farmaci da Aifa entro il 2018. Noi siamo fuori tempo massimo, gli altri Paesi sono già in regola. Ciò significa che i prodotti omeopatici avranno le indicazioni terapeutiche. E il suggello di Aifa ne certificherà la qualità delle materie prima.

Era ora, si dirà. Si calcola che un italiano su sei, almeno una volta all’anno, utilizzi prodotti omeopatici.

Già. Ma questo comporterà come conseguenza un rilancio del mercato dell’omeopatia fermo dal 1995, da quando cioè le industrie hanno subito il divieto di produrre novità omeopatiche.

Morale: per trent’anni gli omepatici sono stati bastonati e ora che finalmente vengono registrati alla luce del sole e le aziende hanno ottenuto il permesso (!) di poter produrre di nuovo, ecco pronta la concorrenza: vecchi farmaci vestiti di nuovo per bambini e donne incinte.

Chissà cosa preferiranno le mamme per i loro bambini

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