Ricevo questa mail dettagliata da una giovane mamma toscana e la condivido con voi.

Vi anticipo i punti salienti.

Isa ha una bimba di 4 anni e un maschietto di 10 mesi, entrambi non vaccinati poiché “la legge le ha permesso – e ancora permette a tutti i cittadini italiani – la libera scelta nei confronti dei farmaci di prevenzione, quali sono le vaccinazioni”.

Isa fa notare che l’ipotesi di legge di alcune Regioni (Emilia Romagna e Toscana) di rendere obbligatorie le vaccinazioni per iscrivere i bimbi al nido e forse anche alla materna, entrambe ancora non votate – “oltre a essere lesiva della libertà personale (fino a quando l’avremo) – è inutile e rappresenterà un costo in più per la comunità”.

Inutile perché, a guardare i numeri (elencati sotto), i genitori che rifiutano le vaccinazioni obbligatorie sono molto pochi, il 7%, “e si stanno già organizzando per iscrivere i figli nelle strutture private che rispettano la libertà di scelta, in particolare la libertà di decidere da quali malattie proteggere i propri figli”.

Costosa perché, per lo Stato, i vaccini obbligatori sono solo quattro (antitetanica, antipoliomielite, antidifterica e antiepatite B). Ma in commercio questi vaccini si trovano soltanto abbinati ad altri due, l’anti haemophilus e l’ antipertosse nella formulazione esavalente.

Premesso che le leggi regionali non possono sostituirsi a quelle dello Stato, le amministrazioni locali che insisteranno sull’obbligo hanno davanti due strade: o trovare nuove confezioni di vaccini da quattro (motivando le industrie a produrre abbinati solo i vaccini obbligatori) o, se intendono “costringere” i bimbi alle sei vaccinazioni senza che esista una legge statale, arrendersi a una pioggia di ricorsi. E l’opportunità dell’asilo nido e il diritto all’educazione? Che saranno mai…

Isa ragiona anche sull’immunità del gregge. Fatta salva la premessa che il 7% di bimbi non vaccinati non potrà mettere in pericolo i coetanei supervaccinati (e sottolineo super perché oggi la Sanità ha tanto denaro da garantire 50 dosi di vaccini a tutti i bimbi nei primi tre anni ma senza richiami e senza vaccinare anche gli adulti non si può parlare nè di immunità nè di gregge), è pur vero che il rischio di ammalarsi esiste per gli immunodepressi, ad esempio per quanti stanno facendo la chemioterapia, grandi e piccoli che però spesso scelgono, loro malgrado, di stare a casa ed evitare i luoghi pubblici.

Ma Isa scopre che l’immunità di gregge è un’equazione di base che non dipende dalla copertura delle vaccinazioni ma dalla contagiosità di ciascuna malattia. Fa due conti e toh…constata che l’immunità del nostro gregge è assai alta.

Tutto il can can di questi mesi (marketing televisivo, pubblicità allarmistica a go-go, poster fuori dalle farmacie, nelle sale d’aspetto dei medici, in metropolitana, sedute fiume nei consigli regionali per valutare l’obbligatorietà dei vaccini, fino alle spiacevoli intimidazioni ai medici critici verso i vaccini facoltativi) a cosa porterà? A innalzare la già alta soglia del 93% di adesioni delle vaccinazioni obbligatorie e a non modificare di una virgola il rischio dei bimbi immunodepressi, i quali purtroppo sono vulnerabili a tutte le infezioni e non solo alle malattie per le quali esistono i vaccini.

Un applauso a mamma Isa. Leggetela. E ricordate che, al momento, anche in Toscana o in Emilia, non esiste alcun obbligo di vaccinazione per iscrivere i figli al nido.

Buongiorno signora Locati,
mi chiamo Isa, vengo dalla Toscana, e sono una delle cosiddette “Mamme Informate”. Ho due figlioli, una di quasi 4 anni e uno di 10 mesi, i quali dopo una profonda riflessione ho deciso di NON vaccinare, neanche con gli obbligatori, dato che la legge mi consente una Libera Scelta di Cura e di poter fare un’obiezione alle vaccinazioni. Non sto qui a spiegarle le mie motivazioni perché sono personali e poco contano con il discorso che voglio affrontare. Facciamo conto che le vaccinazioni siano efficaci al 100%, che non diano “reazioni avverse”, che siano “pulite” e che facciano anche bene al sistema immunitario. Io non voglio entrare nei discorsi che stanno intasando i social con la “guerra provax VS antivax”, ma le vaccinazioni rimangono comunque un farmaco e la Legge non impone la loro somministrazione. Io le scrivo soprattutto per farle notare le criticità dell’introduzione dell’obbligo vaccinale per le iscrizioni agli asili nido e che questa presa di posizione non è solo lesiva per persone che hanno deciso di non vaccinare, ma inutile e che sarà un ulteriore costo per la comunità.

Andiamo per ordine ed elenchiamo i punti principali che hanno portato alla discussione delle Legge Regionale (in Emilia Romagna, Toscana e ora Lombardia) per l’introduzione dell’obbligo vaccinale all’iscrizione degli asili nido (e forse anche alle scuole materne). Il Ministro Lorenzin e i Presidenti di Regione Boccaccini e Rossi hanno dichiarato un preoccupante calo della copertura vaccinale e, quindi, anche dell’immunità di gregge, la preoccupazione che i bambini non vaccinati siano un pericolo per i bambini vaccinati o per chi non può fare le vaccinazioni, i bambini immunodepressi, immunosoppressi e i no-responder alle vaccinazioni stesse e il ritorno di epidemie che potrebbero mettere in pericolo l’intera comunità.

Bisogna ricordare che i vaccini richiesti per l’iscrizione agli asili nido sono esclusivamente quelli obbligatori che vengono inoculati a 61 giorni di nascita del neonato. I vaccini obbligatori sono 4: antidifterica (Legge del 6 giugno 1939 n. 891 – Legge del 27 aprile 1981 n. 166); antitetanica (Legge del 20 marzo 1968 n. 419); antipoliomielitica (Legge del 4 febbraio 1966 n. 51); antiepatite virale B (Legge del 27 maggio 1991 n. 165). Tutti gli altri sono facoltativi anche se, assieme ai 4 obbligatori, vengono somministrati, in forma di esavalente, anche il vaccino contro l’Haemophilus Influenzae tipo B e contro la pertosse. In più, in alcune regioni, da pochi anni è “raccomandato” anche l’anti-pneumococcico e l’anti-meningococco B. La popolazione ha risposto bene a questa offerta vaccinale “regalata” tanto che nessuno si è mai lamentato da quando si è passati dal trivalente all’esavalente. La copertura vaccinale è molto buona e si può vedere su cliccando qui dove l’Italia è al 93% con tre dosi.

Quindi la copertura, cioè il numero di persone che hanno fatto le vaccinazioni, è al 93% ma l’immunità di gregge? L’immunità di gregge è un’equazione di base che non dipende dalla copertura, ma dalla contagiosità (R0) di ogni malattia (Fonte: wikipedia).

Quindi riprendiamo i 4 vaccini obbligatori e analizziamo l’immunità di gregge. Poliomielite ha un R0 di 5-7, Difterite ha un R0 di 6-7, Epatite B un R0 di 1,53 e il Tetano non è calcolato l’R0 ma possiamo dargli 1. L’equazione per calcolare l’Immunità di gregge è:1 − 1/R0. Prendiamo l’R0 massimo per poliomielite e difterite che è 7. 1:7=0,1428 – 1-0,1428=O,8572 cioè richiede un’immunizzazione dell’86% della comunità, cioè l’effetto gregge richiesto per evitare la trasmissione delle epidemie. Per quanto riguarda Epatite B e Tetano possono tranquillamente essere esclusi da questo discorso visto che sono ampiamente coperti dall’immunità. Quindi che succede? La copertura è al 93% e viene richiesta un’immunità dell’86%. Già qui notiamo che, se i vaccini sono efficaci come dicono, non esistono i presupposti per parlare di ritorno di epidemie o di pericolo per la società, oltretutto l’Europa è dal 2002 che è polio-free. Visto che in alcune Paesi la poliomielite è ancora presente, la possibilità che ritorni è veramente irrisoria e, in più, se dovesse tornare si potrebbe dare “colpa” anche alla pratica vaccinale e non solo ai bambini non vaccinati perché circa il 40% degli infettati è dato da poliovirus vaccino-derivato (Fonte: ECDC).

Ultimo rapporto del 2016. Leggete qui.

Si sta cercando di fare leva anche sulle paure di malattie “importate” tramite l’incredibile flusso di immigrati che sta raggiungendo l’Europa ma, devo notare con piacere, che la situazione è monitorata e sotto controllo dato che sono arrivate parecchie malattie, anche pericolose, e non c’è stata l’ombra di epidemie sul nostro territorio. (Fonte: ECDC).

Adesso che è ben chiaro che l’immunità di gregge è ben sopra la richiesta, che non ci sono pericoli imminenti per salute pubblica e la popolazione, motivo per cui non può essere messa in discussione la libera scelta individuale tutelata dalla legge, passiamo alla forma pratica di questa imposizione che ha l’aria di una legge coercitiva a tutti gli effetti.

Se la copertura delle vaccinazioni obbligatorie è al 93% vuol dire che il rimanente un 7% che ha fatto la scelta di non effettuare nessun tipo di vaccinazione pediatrica, tutelato dalla legge, e che permette loro il libero accesso alle strutture pubbliche senza la presentazione del libretto vaccinale. Queste però sono le persone coinvolte nella Legge Regionale che imporrà la vaccinazione obbligatoria per l’iscrizione agli asili nido, pubblici e privati. Cosa potrebbe succedere? Io sto seguendo tutta la questione sulle varie pagine che raggruppano questa categoria (Comilva è quella con le maggiori adesioni) e lo scenario sarà che ci si organizzerà o per l’home schooling o per cercare asili nido che non richiedano il libretto vaccinale. Saranno poche le persone che si piegheranno a questo ricatto, se una persona ha maturato la scelta di non vaccinare i propri figli difficilmente cambierà idea, soprattutto senza una reale motivazione. Comunque chi sarà costretto a piegarsi, per legge accetterà solamente i 4 vaccini obbligatori, costringendo lo Stato ad acquistare la vaccinazione trivalente che era stata sostituita dall’esavalente, per un costo sull’SSN, non tenendo poi conto dei ricorsi che fioccheranno e che ingolferanno un già tanto in agonia sistema giuridico nazionale, quindi un altro costo per la comunità.

Quindi aumenterà di pochissimo la percentuale di copertura, già alta, di polio-difterite-tetano-epatiteB. E il rischio per la salute dei bambini, anche immunodepressi? Purtroppo rimarrà invariato. Ricordiamoci che un bimbo immunodepresso è in pericolo non solo con le malattie vaccinabili ma con tutte le malattie che circolano sul nostro territorio, comuni sindromi influenzali comprese e che il sistema degli asili nido e delle scuole materne non è proprio indicato per questa categoria sensibile. Si gioca per terra, ci si scambia i giochi ciucciati, si ha un approccio fisico incontrollato e a volte violento, mentre alle scuole elementari, avendo il proprio posto al banco i rischi diminuiscono. Se fossi mamma di un bimbo immunodepresso valuterei attentamente i rischi ed eviterei pericoli non facendogli frequentare, con molto dispiacere, quegli ambienti. Con questa Legge tutte le malattie infettive pediatriche continueranno indisturbate come se niente fosse. Prima di tutto perché la vaccinazione MPR+V (Morbillo, Parotite, Rosolia + Varicella) si effettua a 13 mesi e l’iscrizione agli asili nido parte da 0 mesi e secondo perché questa Legge Regionale non colpirà questa vaccinazione, né le altre raccomandate. Davvero costringere le persone a vaccinare con gli obbligatori avrebbe portato ad aumentare le coperture dei raccomandati? Io capisco che, dopo la campagna del Ferility Day, è abbastanza chiara l’incompetenza e la mancanza di realtà nell’applicare questi metodi ma era proprio necessario ledere la libertà individuale senza nessuna motivazione e con una palese e costosa inutilità? Invece cha attuare una campagna mirata sul beneficio delle vaccinazioni e sui pericoli di malattie presenti sul nostro territorio si è preferito scegliere una strada tortuosa e scivolosa che non porterà a niente.

Allora a cosa serve tutto ciò? Io ho varie ipotesi. La prima è che è una bizzarra mossa mediatica per far leva sull’ignoranza delle persone e farle correre alla vaccinazione (già diverse strutture, con ancora la Legge da decidere, hanno diramato avvisi che sarà obbligatorio per l’anno a venire delle vaccinazioni) nella speranza che serva anche a far aumentare la copertura, in genere, delle vaccinazioni. La seconda che è una dimostrazione di potere sui dissidenti delle vaccinazioni e un regalo all’industria farmaceutica, ma per quest’ultima bisognerebbe aprire una discussione a parte. Rimane indiscussa la leggerezza con la quale viene affrontato un argomento del genere e come, i vari Presidenti delle Regioni, non siano consapevoli dell’errata ed inutile applicazione di questa Legge. Credo che la questione debba essere approfondita seriamente e, avvocati e dottori, si mettano a tavolino per decidere al meglio. Perché sopra la Medicina non c’è Dio, ma bisogna passare dalla Legge prima di arrivarci. E la Legge è dalla parte dei cittadini che hanno deciso di applicare l’obiezione alle vaccinazioni.
Riferimenti:
Dal punto di vista legale il diritto allo studio è inalienabile e non prevaricabile, e fa riferimento anche a quelle strutture che non rientrano nel campo delle scuole dell’obbligo, questo poiché gli asili nido rientrano nella categoria delle modalità di sviluppo della personalità del bambino e gli permettono di avviare il loro percorso verso la socializzazione.
In merito alla legislazione nazionale, ricordo che la Costituzione Italiana afferma quanto segue:
Art. 2 – La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3 – Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 10 – L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
Art. 32. – La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
L’unico modo in cui gli interessi del collettivo possano prevalere sul singolo individuo viene previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale, sentenza 307 del 1990, di cui vi cito un estratto:
“Da ciò si desume che la legge impositiva di un trattamento sanitario non è incompatibile con l’art. 32 della Costituzione se il trattamento sia diretto non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri, giacché è proprio tale ulteriore scopo, attinente alla salute come interesse della collettività, a giustificare la compressione di quella autodeterminazione dell’uomo che inerisce al diritto di ciascuno alla salute in quanto diritto fondamentale. Ma si desume soprattutto che un trattamento sanitario può essere imposto solo nella previsione che esso non incida negativamente sullo stato di salute di colui che vi è assoggettato, salvo che per quelle sole conseguenze, che, per la loro temporaneità e scarsa entità, appaiano normali di ogni intervento sanitario, e pertanto tollerabili.”
Per quanto riguarda il Diritto Internazionale, ricordo:
La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, art. 26 concernente il diritto all’istruzione e il diritto dei genitori di decidere in merito al tipo di formazione da dare ai propri figli (10.12.1948);
Il Patto internazionale sui diritti economici del 19.12.1966 concernente il diritto di ciascuno all’istruzione;
Convenzione internazionale dell’UNESCO contro la discriminazione nel campo dell’educazione, artt. 4 e 5 (14.12.1960);
Per quanto concerne le Convenzioni ed i Diritti garantiti dagli organi dell’Unione Europea, ricordiamo che è stata utilizzata la Convenzione per i diritti dei bambini delle Nazioni Unite (UNCRC), grazie alla quale troviamo l’articolo 24, in cui al comma 2 si afferma che qualsiasi decisione venga intrapresa da autorità pubbliche o istituzioni private, si deve prendere come considerazione primaria il bene del bambino, e da tutto quello che finora è stato riferito, non avviene certo per il bene dei bambini o della collettività.

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