Come riuscirò a presentarvi il libro di un papà che ha visto morire il figlio di 10 anni, non lo so ancora.

Ma vi devo dire subito che a leggerlo si ride.

E poi sono d’accordo con quello che scrive Jacopo Fo nella prefazione: “Non è credibile che uno muore veramente”. E se lo dice lui che si presenta così “come fai a essere comunista e ateo e pensare che esiste una vita dopo la morte?”. Se lo dice lui che è comunista e ateo e che davanti al dolore “se ne frega della coerenza ideologica”, allora, daì…

Ho conosciuto Andrea Pilotta, al corso di scrittura autobiografica tenuto dalla mia amica Alessandra, qui. Lui era presente con il suo romanzo epistolare. A dirci che “da quando Papo (soprannome di Jacopo) se n’è andato dall’altra parte dell’infinito per lui scrivere è diventato una specie di cura”. Con ironia e divertimento però, perché Papo era proprio divertente. Così è nato La rivoluzione d’amore, la storia di Papo Superhero, il bambino più coraggioso della paura. E questo è il romanzo edito da Garzanti.

Ma il papà ci parla tutti i giorni con il suo Papo. Gli racconta come va avanti la vita in famiglia, con mamma e la sorellina Totta; gli espone i progetti che sta facendo per lui: le canzoni rock, il sito, le presentazioni del libro in ogni città d’Italia, un film e, giusto ieri, la serata al Maurizio Costanzo. Ed ecco le lettere, una per ogni notte trascorsa alla scrivania, che quando non si dorme c’è sempre qualcosa da fare. Una al dì, suppergiù dalla partenza di Papo, nell’agosto 2016.

Ora siamo alla missiva numero 366, sono tutte cliccatissime, le trovate sul sito, qui.

“E’successo che dopo il tuo saluto mi sono messo di notte alla tua scrivania e ho iniziato a scriverti. E poi l’ho fatto la notte dopo, e quella dopo ancora. L’ho fatto per parlare con te, per ridere con te. Per me è il modo di mantenere un rapporto e una vicinanza con te e una specie di cura, perchè se non avessi scritto non avrei saputo dove andare a sbattere la testa”.

Jacopo è nato con una cardiomiopatia congenita, un “nanomillimetro di mutazione genetica che ci ha messo tutti in ginocchio”. Mamma e papà sapevano da subito che l’affaticamento fisico, ma anche gli stress emotivi e gli incubi potevano essergli fatali. E si sono inventati il loro quotidiano giocando.

Se Papo si affatica a camminare, non si può immaginare per lui una carrozzella ma un monopattino sì.

Scrive Andrea: “Non ho guardato 90° minuto per anni per non farti appassionare di calcio ma la passione è venuta da sè, cosa c’è di più bello che correre dietro a una palla?. Non dovevi appassionarti alla competizione, però”.

Così Papo ha praticato tutti gli sport, con il ritmo dettato dai battiti del suo cuore: si è arrampicato, ha saltato, ha gioito della sua vita di bambino senza sentirsi imprigionato, chè “non aveva le palle quadrate, le aveva a dodecaedro stellato…”.

“Papo ha vissuto, senza volerlo, la vita del Supereroe – scrive Andrea – Coraggio, Spensieratezza, Voglia di ridere, di fare, di non arrendersi mai.

Solo un vero figo può fare così sul serio scherzando sempre”.

Eccolo il messaggio di Papo: mordiamo la vita, col sorriso.

Parte dei proventi del libro, tramite l’associazione Davide il Drago, sosterrà lo staff del dottor Jacopo Olivotto, Unità Cardiomiopatie dell’Ospedale di Careggi, Firenze

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