Espulso da scuola perché non vaccinato (a 4 giorni dalla festa di fine anno)
Nicola ha sei anni, frequenta la scuola materna a Bedizzole in provincia di Brescia. Anzi: frequentava. Perchè, a pochi giorni dalla fine dell’anno scolastico – e dalla festa conclusiva del 30 maggio (quella della consegna dei diplomi dell’asilo, il rito di passaggio più importante per un bambino) – è stato ESPULSO, perché non vaccinato.
Premessa: chiunque scorra la legge 119/17 sugli “obblighi vaccinali” (cliccate qui) constata che non sono previsti allontanamenti dagli asili nell’anno in corso. E che tutte le minacce di espulsione lanciate nell’etere a ogni piè sospinto sono frutto:
1) di una non lettura della legge;
2) della lettura delle sole circolari (che non possono aggiungere particolari alla legge ma solo interpretarla. Leggete qui il parere dei giuristi);
3) di un voluto fraintendimento a scopo intimidatorio e punitivo.
In attesa di dialogare con la dirigente della scuola dell’Infanzia “Ciari” e nella speranza di un suo ripensamento – proprio perché il 30 c’è la festa dei remigini – vi riportiamo la versione della mamma di Nicola e ciò che leggiamo nei due documenti diramati dall’istituto.
Racconta la mamma:
“Come previsto dalla legge 119, entro il 30 settembre ho inviato una raccomandata alla materna e una all’azienda sanitaria ATS chiedendo un appuntamento per informarmi. Non ho fatto di testa mia, è un iter previsto dalla legge: chi non ha mai vaccinato ha diritto a colloqui con il medico competente”.
Come mai non avete mai vaccinato Nicola?
“In via precauzionale, purtroppo nella mia famiglia vi sono ben tre casi di malattie autoimmuni (mia madre è appena morta per una di queste). Il mio compagno ha una forma di Parkinson giovanile ed è l’unico fra i suoi congiunti”.
Cosa è successo dopo il 30 settembre?
“Nulla. L’Ats non ci ha mai cercato. Però il 10 marzo un segretario della scuola mi ha chiamato per chiedermi i certificati delle vaccinazioni. Ho spiegato che la legge precisa che non tocca a noi portare quei documenti a scuola (spetta solo a chi ha promesso di farlo entro il 30 settembre) perché noi, non avendo mai vaccinato, siamo in attesa di colloquio. Il pomeriggio stesso ricevo una telefonata dalla dirigente che mi invita a comunicarle la data del colloquio. Perciò mi presento alla Ats, fisso l’incontro il 3 maggio e mando alla scuola la prova del mio appuntamento”.
E poi?
“Il 3 maggio mi presento all’Ats, trovo un medico e un infermiere, espongo i miei dubbi, ricevo in parte risposte e le schede tecniche di ogni vaccino. Chiedo altro tempo per riflettere e mi viene fissato un appuntamento l’11 giugno. Prima di andarmene firmo un verbale che attesta che il bambino non ha completato il piano vaccinale (per forza di cose, ero all’incontro formativo) e che mi sarei presentata al successivo colloquio. Il 9 maggio la scuola mi chiede prova di questo incontro, invio tutto l’11 maggio. Quindi, il 23 maggio alle 8 del mattino ricevo una telefonata dalla scuola che mi avverte che mio figlio non potrà più frequentare…”
Come, come…?
“Il segretario mi chiede per prima cosa se ho visto le mail. Al che replico che avrei potuto non vedere le mail e che un provvedimento di quel genere si manda per raccomandata, insomma ci vuole un decreto espulsivo. Mi presento a scuola, non prima di aver accompagnato Nicola ai giardinetti con un’altra mamma: non volevo che assistesse a quello che è toccato a me.”
Cosa è successo?
“La vicepreside mi accoglie all’ingresso. Dice che sono inadempiente, replico: per la legge non lo sono avendo fissato un secondo colloquio. Interviene una pattuglia della polizia locale e una funzionaria del Comune che riporta il contenuto delle circolari ma non il testo di legge. Discutiamo senza arrivare al dunque. Mi faranno sapere. E ieri, 24 maggio, ricevo comunicazione che “i verbali attestano l’inadempienza vaccinale e perciò ai sensi della legge e delle successive circolari a Nicola non è più consentita la frequenza”.
Cosa farete?
“Ci siamo già rivolti a un avvocato che ha presentato per noi un ricorso in autotutela più un ricorso al Tar e invitato la dirigente a leggere per intero la legge. Siamo dispiaciuti e addolorati di dover fare questa battaglia per quattro giorni di scuola. Mi sarei aspettata una semplice sospensione e l’opportunità di partecipare alla festa di fine anno, a conclusione dei tre anni d’asilo. Non so come potrò spiegarlo a Nicola che sta provando le canzoncine e mi ha sempre visto preparare i cappellini per i compagni…”.