Ci sono anche i genitori di Jake, 12 anni, affetto da linfoma, fra i querelanti della Monsanto, l’azienda produttrice di pesticidi acquisita dalla Bayer un anno fa. Negli ultimi mesi, in California, quattro malati di linfoma non Hodgking hanno chiesto e ottenuto risarcimenti milionari. In tutti gli Stati americani si calcola che siano più di 11mila gli agricoltori che hanno fatto causa al colosso tedesco per danni alla salute. Qui.

Ma lui, Jake Bellah, è il primo bambino a sperare nella giustizia di una corte americana. Già. Se è vero che non ci si rivolge a un giudice quando un figlio sta male, è altrettanto vero che lo si fa quando ci si sente ingannati. Ad esempio dopo aver usato per anni un prodotto chimico (l’erbicida Roundup contenente glifosato), ignorandone la “possibile cancerogenicità”, come indicato dallo studio triennale apparso su Lancet Oncology nel 2015 (elaborato dall’agenzia Iarc dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Qui e qui).

“Dopo la chemioterapia il tumore ha subito una battuta d’arresto – ha detto l’avvocato della famiglia Bellah al portale dell’organizzazione no profit USRTK. Cliccate qui. Il legale ha anche chiesto un “processo rapido” alla Lake Superior Court di Lakeport, in California, vista l’età di Jake e l’aggressività del tumore.

Jake vive in California con i genitori. Sappiamo che il suo papà ha spruzzato per anni il disseccante nel giardino di casa, credendolo innocuo. Sappiamo che Jake ha sempre giocato in quello spazio. Pare di vederlo rotolarsi nell’erba assieme al cane e agli amichetti, c’è sicuramente una fotografia che lo immortala in ogni stagione. E ora non è difficile immaginarsi anche la rabbia di quell’uomo che ha scoperto nel figlioletto lo stesso tipo di tumore caratteristico delle cavie dello studio.

Chi avrebbe potuto metterlo in guardia? Il venditore dell’erbicida? Il medico di famiglia? Il governo americano o quello della California?

 

I risarcimenti recenti.

Nel mese di maggio 2 miliardi sono andati alla coppia di coniugi Pilliod, entrambi colpiti dal linfoma non Hodgkin manifestatosi dopo anni di esposizione all’erbicida contenente glifosato. In marzo una giuria di San Francisco ha imposto alla Monsanto di risarcire con 80 milioni di dollari Edwin Hardeman, anche lei colpita dallo stesso aggressivo tumore del sangue ma il 15 luglio il giudice ha abbassato la cifra a 25 milioni di dollari. L’anno scorso una giuria di San Francisco ha imposto alla Monsanto un indennizzo di 289 milioni di dollari per l’ex giardiniere scolastico Lee Johnson a cui fu diagnosticato un linfoma non Hodgking terminale. Il giudice ridimensionò il rimborso a 78 milioni di dollari e il verdetto è tuttora in appello.

Dopo la richiesta danni per Jake Bellah (il processo dovrebbe iniziare alla fine di luglio), in queste settimane, in California, i genitori di altri bambini malati hanno presentato esposti, i loro figli hanno tutti il linfoma non Hodgking.

 

Le regole italiane.

In Italia il disseccante con glifosato non è vietato. E le aziende che lo usano ricevono pure i contributi ambientali (i cosiddetti Pac). Lo spiega Roberto Pinton segretario di AssoBio in un’intervista a Il Fatto Alimentare. Qui.

Pinton cita il decreto del Ministero della Salute del 2016: “Il testo non proibisce i fitosanitari a base di glifosato, introduce solo alcune condizioni. Ad esempio è vietato l’uso non agricolo su suoli che presentano una percentuale di sabbia superiore all’80%, nelle aree vulnerabili, nelle zone di rispetto e in quelle frequentate come parchi, giardini, campi sportivi, cortili e scuole, aree gioco per bambini e aree adiacenti alle strutture sanitarie”.

Così in Italia, l’erbicida si usa (da decenni è spruzzato sugli ulivi della Puglia) ma non se ne discute, immaginando, ingenuamente, che un confine geografico basti a fermare i veleni. Eppure ogni pacco di pasta che acquistiamo potrebbe contenere residui di glifosato mescolati alla farina di grano duro canadese. Leggete gli interventi dell’agroecologo Giuseppe Altieri, in calce all’intervista di Pinton, “Il glifosato è pericoloso anche a bassissimi dosaggi”. Si ricorda che spetta ai sindaci vigilare sul rispetto delle distanze di sicurezza.

 

Probabilmente.

Morale: il fitofarmaco in Italia, come nel resto del mondo, è stato introdotto e viene usato senza che si conoscano nel dettaglio gli effetti sulla salute. È normale?

Nel 2015 l’Oms ha stabilito che, a certe quantità la sostanza è “cancerogena per gli animali ed è probabilmente cancerogena per gli umani”. Da quattro anni siamo fermi lì, al probabilmente.

Dopo varie insistenze da parte di ecologisti e agricoltori l’Istituto Ramazzini ha ricevuto quest’anno l’incarico dal Ministero di condurre uno “studio globale valutando gli effetti del glifosato a lungo termine”. Cliccate qui.

La ricerca monitorerà circa 5mila ratti per “indagare l’esposizione al glifosato di cavie uomo-equivalenti durante l’intero ciclo di vita e quindi verrà analizzato tanto la cancerogenicità quanto il potenziale interferente endocrino del pesticida e anche l’incidenza sulle malattie dell’invecchiamento. Nel 2022 i risultati potranno essere valutati prima di procedere ad una nuova autorizzazione” ha concluso Fiorella Belpoggi direttrice del Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini.

Cliccate qui per  i risultati dello studio pilota che il Ramazzini ha divulgato valutando la dose di glifosato considerata sicura dalla Environmental protectional agency  (ovvero 1,75 mg per peso corporeo al giorno). “Sono emerse alterazioni dei parametri biologici che riguardano lo sviluppo sessuale, la genotossicità e  il microbioma intestinale. E questo accade a maggior ragione nei soggetti neonati e/o adolescenti, in quella fascia di età che arriva fino ai 18 anni”.

 

 

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