Oltre il Covid 19 troppe morti inspiegabili
Ringrazio il professor Stefano Petti, epidemiologo alla Sapienza, che ci invita a riflettere su due studi recenti dedicati alla pandemia. Entrambi i lavori, uno italiano e uno inglese, pubblicati sul British Medical Journal, affermano che vi è stata una mortalità in eccesso e che solo una piccola parte di queste è dovuta alla pandemia.
Lo studio inglese fa un passo in più: individua le cause di queste morti nella mancata assistenza ospedaliera.
Il primo lavoro esamina la situazione a Nembro, piccolo centro del bergamasco. Cliccate qui.
Per quantificare l’impatto della malattia, gli autori hanno confrontato i morti per tutte le cause verificatisi quest’anno fino all’11 aprile con la mortalità annuale dal 2012 al 2019. Quest’anno, in poco più di tre mesi, da gennaio all’11 aprile, si sono verificati quasi il doppio dei decessi annuali rispetto agli anni precedenti (194 rispetto alla media di 115.25 morti all’anno).
La mortalità generale, nel marzo di quest’anno (154.4×1000) poi è stata di ben 11 volte maggiore rispetto alla mortalità generale del marzo 2019 (14.3×1000).
Quale la conclusione degli autori?
È innegabile che il Covid 19 sia stato, in qualche modo, responsabile dell’aumento dei decessi. Ma gli autori affermano anche che solo circa la metà dei decessi sono confermati come Covid 19.
Attenzione:
In realtà i decessi associati al Covid 19 (cioè persone decedute e positive al test, quindi non necessariamente decedute a causa del Covid 19) sono stati solo 85 dei 194, cioè il 43.8%.
Quindi 109 morti verificatesi quest’anno a Nembro, pari al 56,2% del totale, non sono attribuibili al Covid 19. Il loro numero è talmente elevato che rappresenta il 95% della media delle morti che si verificano normalmente in un anno.
Qui le considerazioni di Petti:
“In maniera del tutto arbitraria ci è stato detto che anche le morti non accertate per Covid 19 sono dovute al Covid 19 solo che non è stato possibile accertarlo.
In base a quali prove questa supposizione dal momento che sono stati fatti i tamponi anche alle persone decedute? Forse al fatto che c’è una percentuale di negativi al tampone che in realtà ha l’infezione da Sars-Cov-2? Non è certo una spiegazione soddisfacente perché allora si potrebbe anche dire che molte persone decedute positive al test avevano solo una infezione nasofaringea da Covid 19 e non erano morte a causa del virus, come lo stesso ISS riporta quotidianamente sui suoi bollettini.
In realtà, è probabile che le morti realmente dovute al Covid 19 siano state anche meno di 85, visto che non è stata fatta la distinzione tra morti a causa del Covid 19 e morti per altre cause con una infezione nasofaringea del Sars-cov2”.
Il secondo studio. Cliccate qui.
Il lavoro inglese ha analizzato la mortalità nei piccoli centri del Galles e dell’Inghilterra e concluso che solo un terzo delle morti dichiarate in eccesso si può attribuire al Covid 19.
Secondo David Spiegelhalter, presidente del Winton Center for Risk and Evidence Communication presso l’Università di Cambridge, il Covid 19 non ha giustificato l’alto numero di morti che si sono verificate soprattutto nei ricoveri per anziani.
Di 30.000 decessi, solo di 10.000 è stato specificato Covid 19 sul certificato di morte. L’autore si chiede se l’enorme numero di morti inspiegabili (non spiegabili con il Covid 19) nelle case di riposo sia dipeso da diagnosi non tempestive. “Spero venga posta una seria attenzione a questo problema” ha detto.
Secondo David Leon, professore di epidemiologia alla London School of Hygiene & Tropical Medicine “alcune di queste morti si sarebbero potute risparmiare se le persone fossero state ricoverate in ospedale. Questa situazione richiede un’attenzione urgente e nuove misure per garantire l’accesso ospedaliero a chi ne ha bisogno”.
Gli autori concludono che “i dati di oggi hanno mostrato che le strategie per contenere la pandemia del coronavirus nell’assistenza sociale è stata tardiva e inadeguata e ha messo in evidenza importanti debolezze nel sistema di assistenza sociale a causa di decenni di abbandono e di mancanza di riforme. Il Covid 19 ha in definitiva amplificato l’impatto umano di decenni di sottofinanziamento nel settore e l’abbandono della politica”.
Conclusioni
Riflette Petti: “Se i malati (residenti nelle case di riposo) di patologie diverse dal Covid 19 fossero potuti andare in ospedale, non sarebbero morti. Negli ospedali i posti, soprattutto quelli nei reparti di terapia intensiva, erano occupati dall’emergenza Covid.
Anche la Regione Lombardia con la delibera dell’8 marzo, cliccate qui, si è preoccupata di far posto ai malati di Covid, liberando posti letto. L’allegato 2 indica la possibilità di nuovi posti nelle strutture extra ospedaliere, RSA e centri di riabilitazione. “Così è accaduto che i pazienti ospedalizzati con problemi respiratori, neurologici e cardiologici, anche quelli tracheotomizzati e ventilati artificialmente, purché stabilizzati, ma che non avevano il Covid, venissero trasferiti nelle RSA che certamente non hanno le stesse potenzialità degli ospedali nel trattare tempestivamente patologie respiratorie e cardiocircolatorie acute.
A mio parere – aggiunge Petti – l’ipotesi degli epidemiologi inglesi calza anche per la Lombardia. Nelle RSA lombarde vi è un numero molto elevato di anziani con patologie gravi, non autosufficienti, che non hanno avuto accesso agli ospedali perché occupati. In aggiunta a ciò, la delibera ha spostato nelle RSA anche i ricoverati degli ospedali che non avevano il Covid (oltre a una parte di quelli che avevano il Covid).
Possiamo purtroppo dire anche noi che molti anziani non sarebbero morti se fossero potuti andare in ospedale.
In altre parole: la mortalità nel 2020 è aumentata in modo considerevole per il Covid 19, non solo per la malattia quanto per le misure eccezionali prese per combatterla”.
È stato un errore dei politici o dei consulenti?
“Premesso che occorra aumentare i posti di terapia intensiva e subintensiva oltre al personale ma visto che, al momento, queste risorse non ci sono, l’unico aiuto può arrivare da epidemiologi seri, non da promotori dell’allarmismo e del panico. È fondamentale studiare, calcolare, valutare e quindi anche decidere fino a dove arrivare nel gestire un’emergenza”.
La tabella allegata è estratta dal terzo report nazionale sulle strutture sociosanitarie redatto dall’ISS e aggiornato il 14 aprile 2020: mostra che su 6673 decessi nei ricoveri italiani solo 364 erano positivi al Covid.
Conclude Petti: “Anche volendo ammettere le responsabilità di alcune RSA, cosa che non è assolutamente accertata, ci sono stati troppi decessi per così poco Covid 19”