L’autismo, i tamponi e l’indifferenza di chi ci governa
Bambini speciali. Così si chiama l’universo della disabilità scolastica. Difficile quantificarla, sappiamo che sono un esercito e le fila si distinguono per sigle: DSA, ADHD, BES. Cliccate qui.
È lo spaccato dei nostri figli meno fortunati, i più amati. Ma anche i più dipendenti dai genitori: quelli che più hanno bisogno delle attenzioni degli insegnanti e di sentirsi accolti, nelle loro diversità. Secondo l’Istat sono 285mila su 8milioni di studenti.
Una realtà che oggi, nella mappa dell’Italia colorata dal rischio coronavirus, rischia di essere dimenticata. Invece servirebbe un evidenziatore.
“Dal mese di febbraio, salvo la parentesi di settembre, i nostri ragazzi autistici non riescono più fare nessuna terapia. Dalla logopedia, alla terapia comportamentale, alla fisioterapia perché, per accedere in molti centri, è richiesto il tampone” denuncia Sara Anzellotti, mamma di Leonardo, 9 anni e presidente del Movimento Genitori Lombardia.
Eccolo l’ostacolo, il tampone. “I nostri bambini non si lasciano toccare, non stanno fermi, questo mezzo diagnostico non è adatto a loro. Eppure è sempre necessario anche per fare una risonanza in ospedale o per accedere a una visita urgente in pronto soccorso. Abbiamo chiesto test meno invasivi, ma il kit salivare che si usa in Veneto non è stato validato. Esistono tuttavia i nuovi test rapidi, non invasivi e certificati” ha aggiunto la responsabile del Movimento.
Negli ultimi nove mesi non siete riusciti a far fare nessuna riabilitazione, nemmeno il nuoto o un altro sport?
“Solo a settembre, c’è chi è riuscito a fare tre settimane, chi solo una. Il paradosso è che anche la maggior parte dei centri per l’autismo, dove si pratica fisioterapia, richiedono il tampone. Il problema riguarda tutta Italia, sono ferme anche le ippoterapie e le dog’s therapy. Abbiamo chiesto un tavolo di lavoro in Regione, con i ministeri di riferimento, Disabilità e Salute, lo chiediamo invano da mesi. E abbiamo ricevuto zero risposte”.
Eppure durante il lockdown avevate chiesto e ottenuto di poter uscire?
“Sì. Regione Lombardia ha accolto la nostra domanda. Chi ha un cane ha sempre potuto portarlo fuori tre, quattro volte al giorno, chi ha un bambino ‘fragile’ – che, segregato in casa, diventa una furia – invece non poteva. Quando l’assessore alla Disabilità Stefano Bolognini e il consigliere Emanuele Monti, presidente della commissione Politiche sociali, hanno compreso la situazione, hanno diramato una circolare con il permesso per far uscire i ragazzi con autismo”.
Riabilitazioni quasi ovunque assenti, dunque, ma, a differenza dei mesi del lockdown, la scuola, non resta chiusa per chi è disabile.
Nonostante l’ultimo Dpcm abbia previsto la didattica a distanza dalla seconda media in su (e due regioni come la Campania e la Puglia abbiano inserito la teledidattica anche alle elementari) chi rientra sotto l’ombrello di una sigla speciale a scuola ci può sempre andare.
Tuttavia, come denunciato anche dal Salvagente.it, il rischio delle classi ghetto è dietro l’angolo: trovandosi soli in classe con l’insegnante e vedendo gli altri compagni nello schermo “pare di tornare indietro alle classi speciali”, un colpo di spugna alla decantata inclusione e un altro alla socializzazione.
Incomunicabilità
E non è tutto. Pensiamo che un alunno su 4 ha una difficoltà di apprendimento da lieve a importante. E che quando quest’ultima è seria, ad esempio nei bambini e nei ragazzi autistici, la comunicazione avviene attraverso la lettura del labiale. “Perciò se l’insegnante o l’operatore indossa la mascherina un bambino autistico non capisce una parola” ha aggiunto Sara Anzellotti. “Spesso gli operatori si proteggono anche con la visiera, quindi hanno quasi tutto il volto nascosto (quelle trasparenti non sono autorizzate)”.
Già. Siamo nell’era del terrore. Il panico diffuso altera la percezione della realtà: come non si è compreso di dover potenziare i mezzi pubblici e gli ospedali, non ci si è preoccupati delle popolazioni più fragili. Da mesi il Movimento Genitori Lombardia chiede di essere ricevuto in Regione e da mesi non riceve risposte.