Prima la notizia: se un articolo scientifico viene cancellato da Facebook con la motivazione che è una fake news non vuol dire che il lavoro sia davvero una bufala.

Stiamo parlando di una pubblicazione sull’International Journal of Infectious Diseases da parte di Elsevier, la stessa casa editrice di Lancet, per capirci. Anni luce distante dalla miriade di articoli acchiappa-clic che peschiamo nel luccicante web.

Dobbiamo pensare che lo studio non piaccia a Zuckerberg e a ciò che ruota attorno alla piattaforma? Vedremo. Certo è che un padrone di casa è libero di scegliere i propri ospiti. E, legittimamente, lo è anche un editore.

Ma attenzione, non un editore scientifico che, in quanto tale, si impegna a rispettare precise regole. Ogni lavoro pubblicato, ad esempio, è sottoposto alla revisione dei pari (peer review), significa che può essere criticato e corretto da diversi studiosi dello stesso campo. Se le procedure non sono validate o se le conclusioni sono errate, il lavoro viene ritirato. E ogni studio è considerato attendibile fino a prova contraria.

Eppure assistiamo a Facebook che “respinge” un lavoro scientifico, non solo impedendoci di leggerlo e di condividerlo, ma dicendo che è falso perché lo afferma un sito di fact-checker. Peccato che non basti applicare l’etichetta con la scritta “bufala” per stabilire che una pubblicazione scientifica è falsa.

Incuriositi – sia dalla procedura che dai contenuti della smentita – abbiamo chiesto chiarimenti all’editor di una rivista scientifica. E abbiamo appreso diverse cose, la prima delle quali è che se l’articolo non è stato ritirato significa che ha superato indenne la peer review e che il fact- checker gli ha fatto il solletico.

Ecco qui il lavoro, per intero.

Ci spiega Stefano Petti, epidemiologo e vice editore capo della rivista Oral Diseases:

“L’editore Elsevier mostra in evidenza la scritta Retracted quando un lavoro già pubblicato viene poi bocciato. Per citare un esempio recente, nel maggio 2020, il famoso articolo dedicato all’idrossiclorochina rivelatosi poi falso (qui e qui per conoscerne la storia)”.

Dunque, la prima regola è che sulle pubblicazioni scientifiche Facebook non ha facoltà decisionale. La seconda è che sulle pubblicazioni scientifiche i siti anti bufale possono, come tutti noi, indagare e criticare ma l’ultima parola spetta alle revisioni dei pari.

Ma andiamo con ordine.

Cosa dice l’articolo

Si tratta di un case report, uno studio su una sola persona. Un anziano di 86 anni, con diverse patologie, ma negativo al Sars- Cov-2, riceve un vaccino a Rna. Morirà dopo un mese di polmonite e insufficienza renale. Diciotto giorni dopo la prima dose è ricoverato per una forte colite (gli verrà diagnosticata una colite ischemica). Il giorno 24 dal vaccino si scopre che il suo compagno di camera è positivo al Sars-Cov-2; nelle 48 ore successive anche lui risulterà positivo.

La mappatura molecolare post mortem rivelerà tracce di Sars-Cov- 2 rilevanti in tutti gli organi esaminati (orofaringe, mucosa olfattiva, trachea, polmoni, cuore, rene e cervello) ad eccezione del fegato e del bulbo olfattivo.

Gli studiosi affermano: “L’autopsia conferma che con la prima dose di vaccinazione contro Sars- CoV-2 si può già indurre l’immunogenicità, mentre l’immunità sterile non è adeguatamente sviluppata” (infatti, nonostante una dose di vaccino, il virus è riuscito a intaccare svariati organi).

Cosa dice il fact-checker

Il titolo è il seguente: “Il primo studio post mortem in un paziente vaccinato contro Sars-Cov-2 NON ha trovato Rna virale in ‘ogni organo del corpo’”. Cliccate qui.

(Ps. ma lo studio citava proprio sette organi contaminati e non diceva ‘tutti’).

Al secondo capoverso capiamo che non si sta discutendo del lavoro originale ma di una sua sintesi riportata da un programma radiofonico (oibò!).

Il sito anti bufale dichiara di aver contattato gli autori via mail e che “gli stessi prendono le distanze dall’interpretazione della trasmissione radiofonica”. Poi compare l’elenco delle affermazioni che la radio ha messo in circolo erroneamente, dal non aver precisato che si tratta di un case report, all’aver tratto conclusioni valide per tutti i vaccinati all’aver confuso la malattia Covid con l’infezione da Sars-Cov-2.

In sintesi: Facebook ha confuso il lavoro scientifico – mai ritirato e dunque ancora valido – dalla sua interpretazione divulgata via radio.

E non è ancora tutto.

Ci spiega Petti che “la casa editrice ha un sistema per controllare il successo di pubblico di ogni articolo. Si chiama PlumXmetrics,  l’icona per accedervi è accanto al titolo. Cliccate qui”.

Ecco cosa si scopre: ci sono 18.700 citazioni sui social media, 11.000 twitter e 8000 Facebook (già, se Facebook censura, su Twitter lo studio sta circolando…)

Conclusioni

Ogni articolo scientifico valutato fallace è smentito o ritirato dalla stessa testata che lo ha pubblicato. Tutto il resto ė chiacchiera (o menzogna).

E poi, le cancellazioni da Facebook provocano verosimilmente un effetto boomerang, aumentando la curiosità.

 

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