“Il Green Pass discrimina gli studenti”. E il prof protesta in tenda
Sembra una voce nel deserto quella del professore di Filosofia che ha fatto lo sciopero della fame per richiamare l’attenzione sugli studenti discriminati dal Green Pass. Sembra. Ma non lo è.
Perché, sotto traccia, gli arrivano migliaia di inviti a non demordere.
Il suo motto è Gutta cavat lapidem non vi sed saepe cadendo (“La goccia scava la roccia non con la forza ma non smettendo mai di sgocciolare”) e da martedì, ha avviato un’altra protesta, dorme in tenda sul marciapiede di fronte alla scuola.
Siamo a Milano, liceo scientifico Einstein. Saverio Mauro Tassi insegna Filosofia, Storia ed Educazione Civica. E, dall’ 8 gennaio 2022, giorno dell’entrata in vigore del decreto “Misure urgenti per fronteggiare il Covid 19”, quando si ritrova ad accendere il computer per fare lezione a distanza, se la Dad risponde ai criteri dell’art. 4, comma C,2 e comporta il lasciare a casa gli studenti non vaccinati, accogliendo solo i vaccinati, la lezione vira sulla Costituzione.
Si parla di inclusione, di diritto allo studio, di uguaglianza. Temi da sempre cari all’istituzione scolastica e agli educatori tranne che nel post Covid.
Già. Nulla è eterno, direbbe un filosofo. (Mentre lo storico ci ricorda che sul rispetto della democrazia occorre vigilare…)
Ma andiamo con ordine.
La protesta inizia il 24 gennaio con uno sciopero della fame.
“Sì, per 12 giorni ho assunto solo liquidi. I primi due-tre giorni è stato difficile, poi mi sono sentito veramente bene. Ho impiegato fruttuosamente il tempo che in genere uso per cucinare e sistemare”.
Professore, lei è vaccinato con tre dosi, non ha protestato e non sta protestando per sè.
“Sto difendendo il diritto allo studio. Discriminare chi ha accesso a questo diritto è incostituzionale. Questa ghettizzazione colpisce tutti gli studenti. Chi ha il Green Pass si sente un privilegiato ma non è diverso da chi non ce l’ha, stiamo tornando all’Ancient Régime, il governo che precedette la Rivoluzione Francese. Con questo decreto il Governo sta diseducando i giovani”.
Lei si paragona a una goccia.
“Per l’ineluttabilità e costanza con cui gocciola, ma anche se non sembra, con me ci sono tante gocce. Abbiamo creato “Scuola uguale x tutti”, l’Associazione nata in gennaio che conta più di 1.200 iscritti e raggiunto quasi le 10.000 firme con due petizioni”.
Dunque, a scuola, altri professori la pensano come lei?
“Le firme e il supporto arrivano da tutta Italia. La maggior parte dei professori del liceo Einstein mi ignora. Nessuno mi ha invitato a un dibattito, per la verità nemmeno accusato di qualcosa. Lo definisco il silenzio degli innocenti. Tre colleghi però si pongono le mie stesse domande e mi hanno manifestato solidarietà. Oltre alla collega di inglese sospesa per aver scelto di non vaccinarsi”.
E gli alunni?
“Partecipano al dibattito dell’ora di Educazione Civica. Chi parla apertamente giustifica il governo e la propria scelta di essersi vaccinato. Quello che mi dispiace è che la maggior parte dei ragazzi non sia consapevole della discriminazione. Una mia alunna di quarta ha tradotto il sentire comune con questo commento emblematico: ‘Prof, durante il lockdown sono stata chiusa a casa per mesi e credevo di impazzire, sarei stata disposta a qualsiasi cosa pur di uscire. Non mi interessa se il vaccino imposto in questi termini sia giusto o no, è stato l’unico modo per uscire”.
Gli studenti discriminati, invece?
“Si fanno avanti in privato, da ogni classe, e mi ringraziano”.
È vero che un collega l’ha denunciato alla preside perché faceva lezione senza indossare la mascherina?
“Sì, ci fu quell’episodio. Premetto che non contesto l’uso della mascherina. Ma per spiegare, per fare il mio lavoro nel modo migliore, aggiungere espressività ai discorsi e coinvolgere i ragazzi, trovavo opportuno levarla, sempre nel rispetto delle distanze e con il sistema di ventilazione acceso. (D’altronde lo fa anche Draghi quando tiene conferenze…)
Come andò a finire?
“La preside, costretta a far rispettare la regola, non volle mettermi una nota d’addebito – che ero pronto ad accettare – così mi invitò a ripensare alla mia posizione. Lo feci. Da allora indosso la mascherina con scritto Giordano Bruno e ho deciso di obbedire come Garibaldi”.
Le proteste studentesche quest’anno hanno affrontato la questione del Green Pass?
“Eh no. Nessuna protesta quest’anno. L’anno scorso gli alunni di quinta chiesero di tornare a far lezione in presenza, partecipai anch’io rimanendo a dormire una notte in istituto”.
Torniamo alla tenda, gli abitanti del quartiere l’hanno aiutata a montarla ma poi è arrivata la Digos.
“Sì l’altra mattina si sono presentati tre agenti a scuola, nel cambio dell’ora sono stato interrogato. Alla fine gli investigatori non hanno trovato nulla di anomalo e posso continuare a dormire qui la notte”.
Sulla tenda alcuni cartelli sono indirizzati al ministro Bianchi (“Non vogliamo uno scontro, chiediamo un incontro” oppure “mai più studenti condaddati”).
“Sì, ci sarebbe da denunciare la maleducazione istituzionale. Da gennaio la mia Associazione chiede un incontro con il ministro Bianchi e non ha mai ricevuto risposta. Per contro ci sono realtà favorite, la Rete studentesca, che ha protestato per la seconda prova scritta alla Maturità, è stata ricevuta subito. Non si capisce come mai alcune associazioni siano più rappresentative di altre…”
Quanto è grave l’attentato al diritto allo studio?
“È gravissimo. Favorire il diritto allo studio dovrebbe essere il compito primo di ogni Stato, perchè riguarda il suo futuro, come migliorarsi e progredire.
Direi che è anche il presupposto degli altri diritti costituzionali, lo studio è l’anticamera della conoscenza e il sapere è il motore della consapevolezza”.
PS. Abbiamo appreso dalla pagina Facebook della Scuola uguale x tutti che il decreto ha confuso le idee anche ai centri sportivi. Per ignoranza, dunque, si nega la possibilità di fare atletica all’aperto ai minorenni sprovvisti di Green Pass. Non è così. Per far valere le proprie ragioni, senza proclami bellicosi, bussare alla tenda di via Einstein 3.