Se il diritto di famiglia dipende da un vaccino
Certe notizie di cronaca non si dovrebbero dare, dicevano i maestri del giornalismo, perché c’è il rischio emulazione.
Davanti alla notizia che sto per darvi mi sono interrogata su questa eventualità ma alla fine è prevalsa l’importanza di discuterne. Lasciamo, infine, ai lettori intuire che cosa ci sia da emulare.
La notizia. Lui e lei sono separati da 5 anni e hanno l’affido congiunto dei due figli minori, Pietro di 13 anni e Sveva di 16 (i nomi sono inventati). La coppia è in disaccordo su varie questioni che riguardano i ragazzi – scelta degli studi, modo di educarli e via così – ma il conflitto familiare si è fatto più acceso quando sono arrivate le vaccinazioni anti Covid. Per la madre erano da fare, il padre, invece, non avrebbe voluto vaccinare i figli nemmeno la prima volta (dichiara di non aver mai dato alcun consenso e ha presentato denunce a riguardo). Fatto è che i ragazzi, desiderando uscire di casa e incontrare gli amici, appena è stato possibile, si sono presentati all’hub vaccinale con la mamma, sia la prima che la seconda volta.
Dopo la seconda dose Sveva è stata male, ha avuto febbre alta e nei mesi successivi alterazioni varie oltre a un’eritema sulla pelle, ancora in corso, e che ha richiesto l’uso del cortisone. Tutte circostanze che hanno accresciuto le preoccupazioni del padre: “So che questi vaccini provocano molti effetti avversi, anche importanti, soprattutto per i giovani. Il sito dell’Ema (Vaers) ne riporta più di un milione. “Un mio collega, 52 anni, ha rischiato un infarto dopo la seconda dose. I medici lo hanno tranquillizzato e lui ha fatto anche la terza. Così è arrivato l’infarto e ora ha 5 stent coronarici”.
Antefatto. Un anno e mezzo fa (febbraio 2021) la madre dei ragazzi chiede al tribunale di Milano l’affido esclusivo dei figli. Il mese successivo lo stesso tribunale autorizza la madre “in autonomia, e senza il consenso del padre, tutte le decisioni per la sottoposizione alla terza dose del figlio Pietro”. E, con lo stesso provvedimento, dispone che la madre presenti un certificato medico della figlia. Il padre aveva mostrato ai giudici la richiesta di un’immunologa di una visita e di diversi esami per Sveva prima del terzo richiamo. “Questi documenti sono stati ignorati dal giudice e la ragazza non è stata mai visitata. Al contrario è stato preso in considerazione solo il certificato presentato da mia moglie stilato da un medico di base che ho poi denunciato per falso ideologico non avendo lui mai visitato la ragazza”.
Il padre precisa che la figlia “aveva accolto i timori del padre, riguardo alla terza dose, e si era detta disposta ad aspettare settembre, ma poi le disposizioni del tribunale hanno cambiato le cose. In udienza la richiesta della terza vaccinazione facoltativa è stata motivata con la necessità di andare a teatro, se e quando dovesse capitare, perché ora il green pass è richiesto solo a teatro”.
Così il 19 maggio il tribunale di Milano stabilisce che anche Sveva debba fare la terza dose. E il 30 maggio la stessa corte dispone l’affidamento super esclusivo dei figli alla madre, “alla luce di tutto quanto esposto – considerata la situazione del nucleo familiare, l’evidente malessere dei due minori, i numerosi decreti che questo tribunale ha emesso per risolvere i contrasti inerenti aspetti fondamentali per la tutela dei figli, il rifiuto del padre ad avere un dialogo con la madre, la necessità di assicurare ai minori l’adozione di decisioni tempestive nel loro interesse – deve necessariamente essere disposto l’affidamento super esclusivo di Pietro e Sveva alla madre”.
La sentenza specifica che l’affidamento super esclusivo comporta “limitazione della responsabilità genitoriale del padre sulle decisioni di maggior interesse relative a istruzione, educazione, salute, residenza dei minori, salvo il diritto di vigilanza del genitore affidatario”.
Lo sfogo del padre: “Io e la madre siamo sempre stati in disaccordo ma questo non è un buon motivo per togliermi l’affido dei figli. Abbiamo smesso di essere coppia, non genitori. I giudici non si rendono conto dell’effetto devastante che provocano sentenze come questa; secondo loro non sono in grado di badare alla salute dei ragazzi solo perché, come sempre più persone, ho timore delle conseguenze di questa vaccinazione, non di tutte, beninteso, ma di quelle anti Covid. Ho presentato studi e relazioni sugli eventi avversi che sono stati ignorati. Agli occhi dei figli adolescenti sono diventato il genitore che ha perso, che non ha più autorevolezza, un deficiente no vax…”.
Qui e qui due articoli de il Giornale d’Italia sulla vicenda.