È recente la notizia del Tar del Lazio che ha imposto al Ministero della Salute di rendere noti tutti i decessi avvenuti nelle due settimane dopo la vaccinazione anti Covid. I giudici hanno chiesto di contare le morti per qualsiasi causa capitate dopo la prima iniezione in chi si è vaccinato dall’inizio della campagna vaccinale fino al 26/12/2022.

Prima di questa ordinanza Ministero, Aifa e ISS avevano detto “di non avere questi dati”. Risposta data all’avvocato milanese Lorenzo Melacarne che ne aveva fatto richiesta.

Zero dati, dunque (sui deceduti distinti per stato vaccinale).

Segreti di Stato?

Il collegio dei magistrati, annullando il diniego avanzato dal Ministero della Salute, ha ribadito l’urgenza della richiesta, trovate qui la Sentenza.

Ad ogni buon conto è davvero impossibile che i dati non esistano ed è impegnativo sostenerlo.

Il legale ha motivato la sua richiesta al Tar laziale: incrociare i decessi (ancora oscuri) con le morti per tutte le cause degli anni precedenti è un’operazione di farmacovigilanza “a posteriori”,  utile a verificare se vi siano stati picchi anomali di mortalità.

Il confronto sarebbe utile a escludere i vaccini dalla responsabilità di aver provocato malori improvvisi (e quale pubblicità sociale sarebbe più efficace di questa?). Se invece se ne dovesse individuare un legame, si ipotizzerebbero cause, ci si lavorerebbe, insomma.

Uno studio del genere è dovuto. Per onestà intellettuale e rigore scientifico (non è mai stato fatto ed è prevedibile per legge) e per onestà verso i contribuenti che hanno sostenuto con le loro tasse, senza poter eccepire, e alla cieca – ignorandone le conseguenze – la più vasta e sofferta campagna vaccinale della storia.

Una parte degli italiani si è fidata, un’altra vi è stata costretta con ricatti e la terza, che si è opposta, ha subito le peggiori discriminazioni dell’era della società inclusiva (!)

Va considerato, poi, che la stessa Aifa, nel quattordicesimo report sulla sorveglianza vaccinale, quello che prende in esame proprio il periodo richiesto dal Tar, dall’inizio della campagna fino al 26/12/22, parla di 29 decessi correlati alle vaccinazioni analizzando solo quelli avvenuti entro i primi 14 giorni. Ne abbiamo parlato qui. Ulteriore motivo per considerare fondamentale la richiesta dell’avvocato Melacarne e dei giudici laziali: da dove Aifa ha tratto i 29 decessi considerati correlati? Da quale totale di morti? Il report precisa che la scelta è stata fatta sui 758 eventi mortali  segnalati. Ma ci sono anche i decessi non segnalati: quanti sono? Chi ha deciso che non devono essere presi in considerazione? Per quali motivi?

Il rigore scientifico impone che tutti i dati siano lasciati a disposizione dei ricercatori. Che vi sia libertà di analisi, di comparazione e, dunque, di riflessione. Capire per poter scegliere.

Tre anni fa si poteva accettare l’invito a vaccinarsi con prodotti che non avevano alle spalle studi adeguati “perché era l’unica cosa da farsi”, ma oggi no.

Con che faccia, il mese prossimo, chi si occupa della campagna vaccinale al governo chiederà agli italiani di porgere il braccio per la quarta o quinta volta senza aver reso pubblica la farmacovigilanza del triennio trascorso e senza aver nemmeno avviato una farmacovigilanza attiva?

Già è complicato spiegare l’utilità di nuovi vaccini tarati sull’ennesima variante di un virus che abbiamo tutti contratto, vaccinati e non. Una campagna che pare una tassa, sia per la cadenza puntuale sia per la sua onerosità per le casse pubbliche.

Serietà

“Un’anamnesi vaccinale si basa sulle segnalazioni di tutto ciò che accade dal primo momento dell’iniezione (o dell’assunzione di un farmaco)  per questo medici e pazienti devono essere sensibilizzati a dichiarare ogni disturbo o patologia, soprattutto in vista della prossima campagna autunnale – ha affermato l’epidemiologo Stefano Petti – Solo avendo a disposizione tutti i dati si possono fare confronti, con la popolazione generale e con gli anni precedenti e poi, solo a questo punto, si potranno escludere gli eventi valutati non correlabili – ha aggiunto – Non è corretto scartare a priori alcune conseguenze che non si sono mai viste associate a una vaccinazione”.

Trucco a buon mercato

“Oltre a tutto questo c’è pure un espediente che falsa le statistiche aumentando l’efficacia e riducendo il numero delle reazioni avverse da vaccino e dei decessi che potrebbero essere attribuiti alle vaccinazioni” ha evidenziato Alberto Donzelli, specialista in Igiene e Medicina preventiva assieme alla Commissione Medico Scientifica Indipendente.

L’espressione The very Best Cheap Trick è stata coniata da Martin Neil, professore di Informatica e Statistica alla Queen Mary, University of London e da Norman Fenton, professore di Gestione del Rischio.

Il trucco a buon mercato è semplice: classificare i vaccinati come non vaccinati fino a un periodo di tempo definito arbitrariamente dopo che la vaccinazione ha avuto luogo. Il periodo di tempo può essere di 7, 14 o 21 giorni (dipende dai Paesi, ndr). La pretesa giustificazione di questa pratica è che i benefici del vaccino non maturano fino a quando il farmaco non ha avuto il tempo di “fare effetto”. E prima che entri in vigore il giorno sette, quattordici o qualsiasi altra cosa, il ricevente è considerato non vaccinato (o ricondotto allo stato vaccinale precedente, ndr)”.

Gli autori hanno fornito un elenco esemplificativo di studi “che hanno deliberatamente attuato questo trucco da quattro soldi”. Li trovate qui.

In Italia si applica il criterio dei 14 giorni. Come ci ha confermato l’Istituto Superiore di Sanità. Alla domanda “come viene classificato un decesso o un evento avverso grave accaduto due giorni dopo il booster?” l’ ISS ci ha risposto: “Si è considerati nella colonna ‘vaccinati con booster’ dopo due settimane dall’iniezione. Lo stesso per le altre categorie (esempio: se si fa la seconda dose e ci si ammala dopo una settimana si viene considerati con una dose…)”.

L’astuzia statistica, globalmente accettata, provoca una concatenazione di distorsioni. Ha spiegato Donzelli: “Il vaccinato non risulta tale se non dopo due settimane dall’inoculazione anche se quattro giorni dopo l’iniezione ha avuto un evento grave, ad esempio un’infezione letale (in questo modo il vaccino è escluso dalla rosa delle cause del decesso). E così si procede per ogni dose”.

Efficacia distorta

Donzelli ha anche aggiunto che con la “regola dei 14 giorni” l’efficacia del vaccino anti Covid risulta incredibilmente distorta, “Fenton e Neil mostrano che le somministrazioni sono inefficaci da subito. Tutti i parlamentari italiani e i consiglieri regionali sono stati ragguagliati. Qui trovate materiale a riguardo con link a fogli excel che consentono di verificare l’efficacia del vaccino di persona, attuando possibili simulazioni”.

Cosa aggiungere?

Se la comunicazione scientifica poggia su solide basi, e su questo si dovrebbe essere tutti d’accordo, occorre rendere pubblici i percorsi, sia quello che ha portato Aifa a riconoscere solo 29 decessi sia quello dell’ISS che posticipa di due settimane gli effetti di ogni vaccinazione.

Altrimenti non stiamo parlando di statistica ma di artifici fuorvianti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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