Muore per un trapianto sbagliato a 17 anni, i carabinieri perquisiscono la casa dei genitori
Di Lisa, morta a 17 anni per un trapianto sbagliato abbiamo parlato qui. Ne discute tutto il web da mesi, ormai. Perché Lisa è stata la figlia adottiva di uno scienziato dell’Istituto Superiore di Sanità, Maurizio Federico, e di una madre combattiva, Margherita Eichberg. Perché la coppia aveva adottato lei e il fratellino in Ucraina quando erano bambini e li ha fatti crescere. Con l’adozione si era aperto un futuro per entrambi. La famiglia, i giochi e la scuola in Italia. Fino all’adolescenza di lei, Lisa, bellissima e affettuosa, entusiasta della vita.
Ma è arrivato il maledetto giorno. Si scopre che Lisa ha le piastrine basse e l’ospedale Bambin Gesù di Roma, l’eccellenza pediatrica con sede nella città del Vaticano, commette un errore dietro l’altro. Sono sbagli grossolani, uno è stato quello di applicare il protocollo a dispetto delle evidenze ma è stato “corretto” da un’azione dei genitori di Lisa, cominciata con una raccolta firme, perché “mai più come per Lisa” (dal nome dell’associazione) è diventato lo scopo del loro vivere.
L’aberrazione dei protocolli
Nel caso dei trapianti di midollo, ora, grazie ai genitori di Lisa esiste un donatore di riserva, un piano B. Leggete qui. Prima del 3 agosto 2021 si andava avanti come macchine: il midollo donato non era di qualità e i medici se ne rendevano conto? Non importa, la paziente era già stata preparata e si doveva procedere. (???). Anche quel procedere stile catena di montaggio (oltre all’infusione di sangue non compatibile) provocò la morte di Lisa. “Ma almeno ora non è più così – rivelano i genitori che sono riusciti a far inserire la nuova raccomandazione in tutti i centri trapiantologici – chi dovesse trovarsi con un midollo scarso potrà procedere al donatore di riserva”.
La perquisizione
E veniamo all’oggi. Al momento i processi penale e civile sono aperti e si capisce che andranno per le lunghe. La notizia è che i genitori hanno dovuto anche affrontare una perquisizione da parte dei carabinieri, “di tipo personale e informatica” così ha raccontato Maurizio Federico in un’intervista all’Ansa che trovate qui.
“Sono stato denunciato per minacce e diffamazione ma non so ancora da chi. Alle sette del mattino i militari ci hanno notificato un mandato di perquisizione personale e informatico e hanno cercato un software nel mio computer attraverso il quale sarebbe arrivate minacce a Franco Locatelli direttore responsabile del reparto di Oncoematologia e del TECT (trapianti ematopoietici) del Bambin Gesù (e indagato assieme a due dirigenti dell’ospedale).
Ignoravo che esistesse un software del genere (che nel mio computer non esiste e non è stato trovato). Valuterò se contro denunciare per calunnia appena saprò qualcosa in merito”.
Le amare considerazioni
Conclude Federico: “Il risultato netto, comunque è che alla richiesta di giustizia da parte di chi può dimostrare di aver perso la figlia non per un imprevisto, non per un’emergenza gestita male, non per una malattia inguaribile, ma per una infusione di 350 ml di globuli rossi incompatibili attraverso una decisione pensata, pianificata, e le cui conseguenze mortali erano scontate, si risponde con infondate perquisizioni tipicamente riservate a criminali e terroristi.”
I processi sono aperti, la prossima udienza davanti al Gup sarà il 27 ottobre.