Negli USA è emerso un dato statistico sulla mortalità materna che dovrebbe  allarmarci tutti. È riferito alle donne che muoiono durante la gravidanza o entro le prime sei settimane dal parto.

Quante?

Le tabelle dei CDC rivelano che i decessi delle giovani incinte sono addirittura raddoppiati in pochi anni. Nel 2018 il tasso di mortalità delle neomamme era di 17,4 ogni 100.000, nel 2021 è diventato 32,9 ogni 100.000.

Muoiono indifferentemente donne di ogni età e etnia.

Quale la causa?

Le ragioni sono diverse ma primeggiano le malattie dell’apparato cardiocircolatorio (arresto cardiaco, trombosi, crisi ipertensiva) e respiratorio (insufficienza respiratoria). Queste malattie sono classificate come SMM, (severe maternal morbidity).

Sono decessi che nulla hanno a che fare con la malasanità o con un’inadeguata assistenza al parto. Si tratta di donne nel fiore degli anni, che, mentre il loro figlio sta crescendo in grembo, o è appena nato, hanno un infarto, un ictus, una trombosi o un’insufficienza respiratoria. Malattie cardiocircolatorie che il più delle volte non danno avvisaglie e stroncano all’improvviso, perciò gravissime.

Sono tragedie colossali. Per i mariti, o i compagni, per gli altri figli. Per chi resta. Negli Usa il picco di mortalità nelle mamme si è registrato nel 2021.

Quasi il doppio di decessi dal 2018

“I dati mostrano i decessi in aumento dal 2018 – riflette l’epidemiologo Stefano Petti – ogni picco anomalo andrebbe monitorato. Si dovrebbero poi indagare le cause.

Nel 2018 erano 650, poi 750 (+100) nel 2019, quindi -effetto Covid- 860 (+110) nel 2020 e ben 1200 (+340!) nel 2021. Il tasso annuale corrispondente è passato da 17,4 x100.000 gravidanze a quasi il doppio, cioè 32,9 nel 2021”. 

E in Italia? Non ci sono dati, li abbiamo cercati, e – non avendoli trovati – li abbiamo chiesti all’ISS.

Precisa Petti:

“Purtroppo da noi la mortalità materna non è monitorata. Nè prima, nè dopo il Covid. Agli studiosi non resta che vedere i  trend di Paesi come gli Usa o la Grand Bretagna, lì la mortalità materna è registrata ed è praticamente il doppio di quando c’erano pandemia e lockdown”.

Le donne in gravidanza dovrebbero evitare di vaccinarsi contro il Covid?

Il foglietto illustrativo di Pfizer aggiornato 

La risposta delle istituzioni nel merito è “non ci sono evidenze”. A distanza di quasi tre anni dalla campagna di vaccinazione di massa, il foglietto illustrativo dei prodotti a mRNA aggiornato da Aifa il 14 settembre scorso, ripete testuale:

che “i vaccini sono ancora a monitoraggio addizionale”;

che “non vi sono ancora dati sulle persone immunocompromesse” (sì proprio sui fragili da vaccinare con urgenza non ci sono dati…);

che “i dati sull’uso in gravidanza non sono ancora disponili”;

che “i dati sull’allattamento non sono ancora disponibili”;

epperò si sono evidenziati “rischi di miocardite e pericardite negli adolescenti maschi. Alcuni casi hanno richiesto il supporto in terapia intensiva e sono stati osservati casi fatali”.

Quindi:

che “non sono stati condotti studi di genotossicità o sul potenziale cancerogeno”.

Dunque: sulle giovani donne incinte – cui il vaccino è stato vivamente raccomandato – nemmeno un dato.

”Non evidenza” non vuol dire via libera

Perfino una metanalisi segnalataci da Petti sulla sicurezza dei vaccini in gravidanza, benchè realizzata da autori che abbiano dichiarato il loro conflitto di interesse, i finanziamenti della fondazione Bill e Melinda Gates, si conclude con:

“Non vi è evidenza di evidenti rischi per la sicurezza associati all’uso dei vaccini COVID-19” epperò, poi, gli autori sostenuti dalla fondazione che promuove i vaccini hanno concluso:“Pertanto, è ragionevole raccomandare i vaccini mRNA COVID-19 alle persone in gravidanza poiché corrono un rischio più elevato di esiti avversi”. Qui la metanalisi finanziata dagli ex coniugi Gates.

Commenta Petti: “Va detto che in evidence-based medicine, dire ‘non c’è evidenza che…’ non vuol dire ‘non ci sono effetti avversi’, ma vuol dire ‘non sappiamo se…’ ed è pericoloso usare un prodotto del quale non si conoscono gli effetti avversi”.

La domanda è, se non ci sono clinical trial sulla donna in gravidanza (e non ci sono), se non c’è un sistema di monitoraggio in Italia, se i dati dei Paesi dove invece c’è monitoraggio dicono che la mortalità è aumentata durante la campagna vaccinale, come si fa a dire che i benefici dei vaccini superano i danni? 

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