Pensare che si sta attenti a non sbriciolare per evitare le invasioni di formiche in cucina;

che si pulisce regolarmente la dispensa, sigillando riso e pasta nei barattoli a chiusura ermetica, per individuare sul nascere le “farfalline della farina”;

che si suddividono i ripiani del frigorifero a impedire contaminazioni fra un cibo e l’altro e conseguenti brutte infezioni…

Ora ci si attarderà – più di quanto già non si faccia – a leggere le etichette dei cibi, a meno che non si voglia pranzare con i resti di vermi della farina, locuste e grilli (per cominciare, poi ne arriveranno altri).

Come molti di voi sanno già, il governo italiano ha recepito (sic!) l’ennesimo diktat dell’Unione Europea, il 29 dicembre sulla Gazzetta ufficiale sono apparsi i decreti che regolano la distribuzione di prodotti a base di 4 specie di insetti. Si tratta delle larve del verme della farina minore (Alphitobius diaperinus), delle larve gialle della farina (Tenebrio molitor), delle locuste migratorie e dei grilli domestici (Acheta domesticus). Tutte in forma congelata, essiccata o in polvere. Verranno mescolate a prodotti da forno, pasta, pane, pizza, patatine, barrette, biscotti, cioccolata, birra e sa l’Ue cos’altro.

Da sapere

L’Italia non ha scelto, ha “recepito”. La decisione è sovra-nazionale.

Nessuno ci obbligherà a produrre, acquistare o mangiare le suddette farine, il ministro Francesco Lollobrigida ha assicurato che le etichette saranno trasparenti e che gli scaffali contenenti i resti di insetti saranno separati e avranno un cartello (ce lo aspettiamo). Non si è capito come si regolerà la ristorazione.

Salto nel buio

Quel che impensierisce è che ancora una volta si introduce un prodotto destinato a un consumo diffusivo – sì come i vaccini a mRna-  senza che siano stati condotti studi su larga scala. Che effetto avranno sui bambini? Sulle donne in gravidanza? Dopo un anno, cinque, dieci?

Al momento non si sa nulla. Trattatasi di “novel food”. Probabile che, ancora una volta, il denaro che non è stato usato per gli studi venga dirottato sulla comunicazione-marketing e che, per incentivarne il consumo, si venga invitati “a fare il nostro dovere perché siamo in emergenza e occorre salvare il pianeta”.

Nel frattempo vi invito ad ascoltare un medico pediatra che ha una specialità trentennale in nutrizione, Patrizio Hermes Barbon ha spiegato le sue perplessità in un video. Ringrazio la gentile lettrice che ce lo ha mandato. 

Lo specialista rende noto il dramma che stanno vivendo molti agricoltori, in Olanda e in Italia, costretti a chiudere stalle e campi “perché inquinano troppo”.

Ci anticipa che sono “in arrivo anche le farine delle termiti rosse, delle libellule e dello scarafaggio australiano”. Ci spiega poi che la “chitina, componente dominante dell’esoscheletro degli insetti non viene digerita dall’intestino dei mammiferi. Gli uccelli invece la digeriscono”.

Ci dice che è un “polisaccaride appetitoso per i funghi” e che può rilasciare ormoni.

Al momento, aggiunge Hermes Barbon, si sa quello che accade nutrendosi prevalentemente di proteine di insetti, “l’organismo non elabora né la niacina, vitamina B3 essenziale per la produzione di energia e per la salute del sistema nervoso, né la creatina, fondamentale per la massa muscolare, né la lisina utile ad assorbire il calcio e a formare collagene, supportando il sistema immunitario. Un’alimentazione a base di insetti comprometterebbe l’acido glutammico, il neurotrasmettiore eccitatorio che favorisce la concentrazione e il buon sonno, altererebbe il microbiota e azzererebbe gli acidi grassi a catena corta utili a contrastare l’obesità e a mantenere sano il microbiota. Non solo. Una dieta del genere può anche compromettere le cellule del sistema immunitario dette natural killer e le interleuchine, entrambi preziosi alleati nel prevenire i tumori”.

Invito a pranzo? Dipende…

 

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