È uscito il 30 novembre sull’European Journal of Clinical Investigation un lavoro di John P. A. Ioannidis e del suo staff che analizza la protezione contro il Covid in chi si è vaccinato 4 volte, 3 volte, 2 volte e mai.

Provate a rispondere senza leggerlo: chi dei vari gruppi rischia di più l’infezione?

E chi muore di più di Covid fra chi ha fatto tanti vaccini e chi non ne ha fatto nemmeno uno?

Prima di parlarne ringraziamo l’epidemiologo Stefano Petti che ha analizzato per noi la pubblicazione.

“Lo studio di Ioannidis sulla popolazione austriaca conferma aspetti già anticipati da una metanalisi diffusa da Lancet in febbraio – ha rilevato Petti. Qui invece si analizza la mortalità per Covid negli Austriaci adulti che avevano avuto una pregressa malattia Covid. La mortalità più bassa (evidenziata in giallo), non significativa dal punto di vista statistico ma molto significativa dal punto di vista clinico, è quella dei non vaccinati. Osservate: è molto più bassa rispetto a quella di chi si è ammalato dopo aver ricevuto 4 dosi di vaccino. Un paradosso. I vaccinati con 4 dosi hanno avuto una mortalità ben dieci volte più alta rispetto ai non vaccinati con pregresso Covid: 0,10 contro 0,01 decessi all’anno ogni 100.000 persone”.

E che dire del lavoro di Lancet?

Una metanalisi composta da 65 studi provenienti da 19 Paesi finanziato dalla Fondazione Bill e Melinda Gates.

Leggiamo che chi si è ammalato di Covid “mantiene una protezione contro la malattia grave (morte o ospedalizzazione), fino a 1 anno dopo l’infezione iniziale per tutte le varianti”.

E poi: “La nostra analisi suggerisce che il livello di protezione dalle infezioni pregresse per variante e nel tempo è almeno equivalente se non superiore a quello fornito dai vaccini a mRNA a due dosi”.

Commenta Petti: “I dati dei due studi mostrano chiaramente che la protezione data dalla malattia naturale persiste nel tempo, come del resto è sempre stato anche per malattie infettive come morbillo, varicella e rosolia. Ma ci dice anche che chi ha ricevuto più dosi di vaccini a mRNA diventa più fragile e risulta purtroppo più a rischio di Covid grave”.

Ci si chiede come mai – ora che finalmente esistono i dati – non se ne parli diffusamente e dettagliatamente.

Ai corsi di aggiornamento per giornalisti ad esempio.

O negli ospedali, nelle farmacie e nelle Asl dove si distribuiscono volantini su come prevenire le varie malattie e come proteggere i fragili.

O insieme alle nuove confuse norme dedicate a chi deve fare un tampone per entrare in ospedale.

O nelle scuole di ogni ordine e grado durante le lezioni di scienza e biologia.

O negli atenei che non hanno mai risposto agli studenti non vaccinati che chiedevano ragione della loro esclusione dalle lezioni (sic!)

Il flop di questi vaccini è ancora più severo e drammatico per la lunga scia di danneggiati post iniezione. Il 12 gennaio vi sarà un presidio in piazza, in via Golametto davanti alla Procura di Roma, promosso dal Comitato Ascoltami che conta 4.000 danneggiati da anti Covid. “Chiediamo attenzione e di non archiviare l’inchiesta della Procura romana che vede indagati l’ex ministro Speranza e l’ex direttore di Aifa Nicola Magrini”. Insieme con i cittadini danneggiati ci saranno gli altri firmatari della denuncia O.S.A Italia (operatori sicurezza) e O.S.A. Polizia, l’ex senatrice Bianca Laura Granato, il Sindacato Finanzieri Democratici, il Comitato Salvaguardia (parenti di chi ha avuto un decesso improvviso in famiglia) e il supporto del Silenzio degli Innocenti.

Tra le testimonianze che risuoneranno in piazza quelle di chi ha pagato il prezzo più caro della campagna vaccinale, si è fidato dello Stato, si è vaccinato e, dopo, ha perso la salute.

 

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