Sette (buoni) motivi per cambiare la legge Lorenzin
Nelle prossime ore, in Parlamento, si valuterà la richiesta del senatore della Lega Claudio Borghi di cancellare l’obbligo di alcune vaccinazioni per i bambini.
Non si tratta di stralciare una decina di vaccinazioni dal calendario dell’infanzia ma di eliminare la condizione imposta dalla legge Lorenzin nel 2017 che vincola il diritto alla scolarità alle 10 punture. Sì, perché questo significa che senza i vaccini, anche senza uno solo su dieci, non si è potuto e non si possono frequentare il nido e la materna.
Non si potrà fino a quando?
È ancora un divieto tranchant che non tiene conto nemmeno delle esenzioni mediche, come vedremo nelle prossime righe.
Se venisse accolta, la richiesta del senatore leghista equiparerebbe l’Italia ai 14 Paesi europei, Spagna, Portogallo, Regno Unito, Irlanda, Austria, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Danimarca, Islanda, Estonia, Finlandia, Svezia, Lituania. In Germania vige solo l’obbligo del morbillo (eh sì, lì esiste il vaccino in dose singola!). Si capisce che l’obbligo vaccinale risponde a ragioni esclusivamente politiche e non scientifiche.
Vediamo 7 motivi per i quali è opportuno cambiare il decreto.
Primo: perché discrimina
Cosa hanno di diverso dai nostri, i bambini dei 15 Paesi europei? Qualcuno lo può spiegare?
Secondo: perché non prevede trasparenza
L’efficacia dei vaccini si dovrebbe misurare con la riduzione dell’incidenza della malattia e della mortalità. Ma sui dati non vi è trasparenza. Prima della legge Lorenzin la media delle persone ammalate (casi) era di 200-600 l’anno, nel 2017 si è saliti a 2.581 casi (2.029 nel 2018, 1.334 nel 2019). E i morti? Se prima dell’introduzione dell’antimorbillo, dal 1985 al 1999 i morti erano 7,4 all’anno (solo la metà in età pediatrica), dal 2014 il bollettino Iss non riporta decessi a partire dal 2014, ad esclusione dei quattro adulti immunodepressi deceduti nel 2017, che all’epoca scatenarono la polemica sulla necessità dell’obbligatorietà vaccinale, e che non sarebbero rientrati nel programma di vaccinazione di massa.
Cliccate qui. Lo conferma l’epidemiologo Stefano Petti. Eppure tutti ricordiamo che per approvare la legge sull’obbligo l’ex ministro era solita citare svariati decessi da morbillo, anche nel 2017.
“Bisogna avere accesso ai dati prima e dopo l’obbligatorietà per poter fare un confronto – ha spiegato Petti – e quando si afferma che il 90% dei malati non era vaccinato bisognerebbe conoscere anche di quali malattie era affetto e l’età”.
Terzo: perché fa credere che sia garantito l’effetto gregge
Uno dei cavalli di battaglia usati dell’ex ministro Lorenzin per perorare la causa delle costrizioni fu il fatto che obbligando i bambini a 10 vaccinazioni si sarebbe creato un effetto gregge protettivo anche nei confronti degli immunodepressi e di chi non può vaccinarsi.
Ma abbiamo visto da svariati studi citati dall’associazione Assis che sono solo due i vaccini che, quanto a effetto gregge, si comportano come l’infezione naturale, anti rosolia e anti morbillo (sull’effetto protettivo di quest’ultimo, tuttavia vi sono perplessità, come vedremo) . Gli altri, in particolare l’esavalente, non proteggono l’altro. (Per l’effetto gregge di ogni vaccino consultare il sito Assis).
Quarto: perché fa credere che si proteggano gli immunodepressi
Nel 2017, per sdoganare il principio del “ci si vaccina per gli altri”, cavallo di Troia dell’era Covid, si ricorse agli immunodepressi.
Chi ha un sistema immunitario fragile contrae più infezioni degli altri ma non si ammala esclusivamente “per colpa” dei lattanti e dei bambini fino a 6 anni. Si ammala per prima cosa dei propri commensali, ne abbiamo parlato qui: i batteri e i funghi che convivono in organismi sani, e che invece, nell’immunodepresso possono provocare conseguenze severe (non vi sono vaccini per prevenire questo tipo di infezioni) . Su chi ha un sistema immunitario fragile anche un raffreddore può trasformarsi in polmonite e chiunque può infettare un immunodepresso.
A proposito dell’effetto gregge del vaccino contro il morbillo, il prof.Petti cita uno studio del 1999, lo trovate qui: “Quando si verificò un’epidemia di morbillo in Africa l’81% di bambini fu vaccinato, il 19% no. Emerse che il 45% dei vaccinati era infetto ma asintomatico. Cosa vuol dire? Che quasi la metà dei bambini si infettò, nonostante il vaccino, ed era in grado di infettare gli altri.
Se ne dedusse che il virus del morbillo resta presente nella popolazione infantile ed è pronto ad essere trasmesso sia agli immunodepressi (che ne potrebbero avere conseguenze gravi) sia agli adulti nei quali la copertura vaccinale è decaduta (con sintomi più gravi che se avessero avuto il morbillo da bambini)”.
Petti ci spiega anche perché il vaccino non impedisce la trasmissione dell’infezione: “Quando ci si vaccina per via iniettiva si sviluppano difese contro il virus solamente dentro l’organismo umano; non si riesce a impedire l’infezione delle vie respiratorie e quindi la trasmissione del virus ad altri. Al contrario, chi ha avuto il morbillo, avrà una protezione totale e non trasmetterà l’infezione ad altri”.
Conclude Petti: “Non esiste un solo clinical trial che dimostri che chi si vaccina contro il morbillo non trasmette il morbillo agli altri, mentre ci sono prove che il 23% dei bambini vaccinati due volte secondo lo schema convenzionale hanno effettivamente trasmesso il morbillo”.
Qui una review del 2019 che elenca tutti i clinical trials sul vaccino anti morbillo. Ecco perché è opportuno rivedere la base scientifica della vaccinazione di massa (e obbligatoria). Semmai sono gli adulti vaccinati che hanno perso la protezione conferita loro dal vaccino che dovrebbero preoccuparsi di fare un richiamo”.
Quinto: perché non prevede alcuna farmacovigilanza attiva per conoscere il rapporto rischi benefici di ogni vaccinazione.
Come ha ricordato Alberto Donzelli, medico della CMSi, Commissione medico scientifica indipendente, in un’intervista alla Verità, con la farmacovigilanza passiva le segnalazioni sono inferiori fino a mille volte rispetto a quella attiva. Leggete qui per conoscere i dettagli di uno studio di farmacovigilanza attiva condotto in Puglia sul vaccino quadrivalente (morbillo, parotite, varicella, rosolia).
Sesto: perché non prevede l’introduzione di vaccini singoli
Alcune famiglie respingono in blocco l’esavalente previsto a 60 giorni proprio perché si tratta di inoculare 6 dosi con una sola puntura (gli eventi avversi, come febbre alta e convulsioni, non sono pari a quelli di una sola iniezione ma vanno moltiplicati per sei). Ci chiediamo se è ancora opportuno vaccinare contro la difterite, malattia scomparsa da anni. E qual è il razionale di proteggere tutti i neonati con l’anti epatite B, malattia propria della promiscuità sessuale e dello scambio di siringhe? E perché, se valutata necessaria, non tardarne la somministrazione?
Per quanto tempo ancora il governo italiano favorirà gli interessi delle industrie a scapito di quelli delle famiglie?
Settimo: perché non prevede le esenzioni per malattia
Nonostante alcuni pediatri e specialisti abbiano chiesto il differimento dei richiami per alcuni bambini a causa di problemi di salute, nessuno mai ha preso in considerazione le richieste mediche. Lo ha denunciato il Corvelva. “Purtroppo sono casi frequenti, e accade anche quando i bambini hanno avuto uno shock anafilattico”. Le Asl restano irremovibili, i certificati medici non si accettano!
“Non esiste il caso singolo, non esiste la possibilità di valutare una personalizzazione della vaccinazione, magari con un allungamento dei tempi o, perché no, una totale esenzione per comprovati motivi di salute”. Cliccate qui.
Il motto è: vaccinare sempre e comunque. Lo abbiamo visto durante il Covid, a Milano, quando al palazzo delle Scintille, alcuni addetti alle punture (come definirli medici?) si sono permessi di stralciare perfino i certificati medici ove si chiedeva di cambiare il marchio del vaccino: “La mia sorella gemella è stata colpita da ictus dopo Astrazeneca, una terza sorella ha avuto anche lei un ictus giovanile – ci riferì una lettrice – Vista la familiarità ho chiesto al medico di base di poter cambiare Astrazeneca, al momento del richiamo, con un vaccino diverso. Mi sono vista stracciare il certificato e trattare in malo modo. Non mi sono più vaccinata …”