Il triste presagio del rampollo Iamonte

Dovevo aspettarmelo, che prima o poi sarebbe successo. Nella retata che a Melito Porto Salvo ha portato a 10 arresti di presunti affiliati alla cosca Iamonte c’è anche Natale Iamonte, giovane rampollo della famiglia che io – adesso posso rivelarlo – intervistai ormai sette anni fa di questi tempi (era esattamentel’11 ottobre 2008) senza rivelarne il nome per il libro O mia bella Madu’drina edito da Aliberti e scritto con il bravissimo collega calabrese Antonino Monteleone inviato di La7, che la ‘ndrangheta la conosce meglio di me per averla combattuta di persona. Le indagini per arrestare il giovane Natale Iamonte, […]

  

La morte del boss malato e lo scontro sul 41bis

Non ci saranno funerali in stile Casamonica per lo storico boss di ‘ndrangheta Pantaleone Mancuso detto vetrinetta ma la giustizia ha perso un’altra volta. Il boss della potente cosca del Vibonese, storica avversaria delle famiglie reggine che compongono il Crimine e che comandano su tutta la ‘ndrangheta, è morto a 68 anni per un tumore nell’ospedale del carcere di Tolmezzo, a Udine, dove era recluso al 41bis nonostante le sue condizioni di salute. Il suo caso, molto simile a quello di Bernardo Provenzano – che resta al 41bis perché «solo così può essere curato» – rischia di esplodere molto presto. […]

  

E l’assessore pro Tav di Marino finì nei guai per ndrangheta

Il sindaco di Roma Ignazio Marino è una calamita per i guai. Anzi, una calamità. Chiunque si avvicini a lui viene travolto. Oggi tocca all’esponente Pd Stefano Esposito, il piemontese convinto pro Tav  che ha deciso di sacrificarsi e di fare l’assessore ai Trasporti del disgraziato gabinetto democrat. Esposito è stato chiamato in causa durante il processo San Michele sulle infiltrazioni delle cosche calabresi in Piemonte da un imprenditore valsusino, tale FerdinandoLazzaro, che è imputato nel processo. In aula Lazzaro ha detto che nel 2012, quando l’inchiesta non era ancora partita ma i cantieri dell’Alta velocità Torino-Lione erano sotto scacco […]

  

Se il 41bis serve a salvare la vita di Provenzano

Qual è il rapporto tra mafia e corruzione? Facile. L’una crea le condizioni per l’altra. Se un dirigente pubblico è corrotto sarà più facile per un mafioso convincerlo – con le buone più che con le cattive – a mettersi a disposizione dei clan. E spesso il potere mafioso, al netto della sua capacità intimidatoria e delle ramificazioni che nelle aule di tribunale ne consentono un identikit a prova di sentenza, si muove in contesti corruttivi. D’altronde, trattare con i boss o con un imprenditore spregiudicato non è affatto diverso. Eppure c’è chi come l’assessore alla Legalità e Trasparenza Alfonso […]

  

L’icona antimafia si salva dall’Arena del processo

Carolina Girasole è innocente, in nome della legge. È questa è una buona e una cattiva notizia al tempo stesso. È una buona notizia per l’ex sindaco di Isola Capo Rizzuto, che è riuscita a dimostrare la sua estraneità alle infamanti accuse di ‘ndrangheta e di vicinanza alla famigerata cosca Arena che avevano colpito lei e il marito. È una cattiva notizia per la già martioriata giustizia italiana, che ci ha messo anni per dimostrare una tesi evidentemente indimostrabile. Lo dice la stessa Girasole, a caldo: «È la giusta sentenza per un processo che non si doveva proprio celebrare. Il […]

  

E il boss novantenne torna in cella all’ergastolo

Può un boss di 88 anni tornare all’ergastolo per l’omicidio di un brigadiere dei carabinieri commesso 25 anni fa? Bisognerebbe chiederlo a Francesco Barbaro detto Cicciu u castanu, storico capo di una delle famiglie storiche della ‘ndrangheta protagonista della faida di Castellace contro i Mammoliti. Cicciu u castanu – che di anni di galera se ne è fatti già un bel po’ per una vecchia condanna a 25 anni per sequestro di persona è anche considerato l’ideatore del sequestro Sgarella) – è vittima di un combinato disposto e non può beneficiare dell’istituto del cumulo giuridico. Quindi anziché 30 anni dovrà scontare l’ergastolo. […]

  

L’Emilia rossa non si è accorta della ‘ndrangheta

Come volevasi dimostrare. Neanche l’Emilia rossa si è accorta in tempo che la ‘ndrangheta aveva ormai contaminato l’ormai ex feudo comunista. Oggi si scopre che Fernando Ferioli, il sindaco di Finale Emila (comune simbolo del sisma) era stato pericolosamente avvicinato dai boss calabresi. E sul Comune si allunga l’onta dello scioglimento per infiltrazioni mafiose. Secondo la Gazzetta di Modena infatti la commissione d’accesso nominata lo scorso giugno dal prefetto di Modena, Michele Di Bari, avrebbe suggerito l’ipotesi peggiore. Un fulmine a ciel sereno? Mica tanto. I magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Bologna che lavorano all’inchiesta Aemilia avevano già puntato […]

  

La Bindi, i cacicchi e l’abbraccio con i boss

Tutti a indignarsi per una frase di Rosy Bindi («La camorra è un elemento costitutivo della società e della storia di Napoli»), tutti ad aggrapparsi alle virgole e nessuno che entri nel merito della vicenda. A me la Bindi sta antipatica, la sua Antimafia e il vizietto di dare patenti anche di più ma stavolta la parlamentare certo poco avvezza a parlare di mafie e dintorni non è andata lontano dalla verità. Ma nel dibattito su chi indica la Luna non voglio perdere tempo a parlare del dito, è meglio parlare della Luna. La Luna, a casa mia, si chiama […]

  

La mafia, i veri pupari e le sceneggiate tv

Non si spengono le polemiche sulla presenza dei Casamonica in tv. Intendiamoci subito: i giornalisti fanno il loro mestiere, che è raccontare la verità. Vespa l’ha fatto, amen. Le vestali dell’informazione che si stracciano le vesti dimenticano che senza i giornalisti il funerale da Papa con elicottero, carrozza trainata da cavalli e la sigla del Padrino non sarebbe finito ovunque, da internet ai giornali. Condivido però anche la posizione di Pino Masciari, che ce l’ha con la tv pubblica «che dà spazio a famigliari di boss liberi di sbeffeggiate i cittadini onesti, magari le stesse vittime del clan» mentre «si […]

  

Muore il boss incensurato che sparò a via Fani

Niente succede per caso, in Calabria. Nel giorno della festa della Madonna di Polsi, il luogo simbolo dei summit di ‘ndrangheta nel cuore dell’Aspromonte, viene a mancare uno dei boss storici della mafia calabrese. Antonio Nirta è stato sepolto alle sei di mattina, in un funerale privato, per ordine della Questura, come era già accaduto a giugno dopo la morte a Santo Stefano in Aspromonte del “re della montagna” Rocco Musolino. A 96 anni «due nasi» non avrebbe voluto le luci della ribalta, lui che l’aveva sempre fatta franca in tribunale. Con i fratelli Giuseppe (ucciso il primo marzo del […]

  

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