Una storia dell'”Umiliazione”. In senso mistico e ascetico
Un lavoro probabilmente (anzi, quasi sicuramente) unico nel panorama editoriale e culturale italiano: una storia delle pratiche di umiliazione e mortificazione nell’ambito della mistica cristiana dal medioevo alle epoche più recenti. Il saggio si chiama, per l’appunto, “Umiliazione“. A scriverlo (e a pubblicarlo con la sua casa editrice “Audax”), il filosofo friulano Emanuele Franz, pensatore originalissimo che, per quest’opera così particolare, ha affrontato un lungo percorso di ricerca. Il risultato è un documento imponente per mole e testimonianze, che è stato letto e approfondito anche in ambito ecclesiastico, tanto che a scriverne l’introduzione è stato l’arcivescovo di Udine, Andrea Bruno Mazzoccato.
Dopo “Sottomissione“, opera del 2020 in cui Franz indagava le tecniche di ascesi che comportavano, per l’appunto, la sottomissione come pratica nell’ambito di diverse tradizioni a partire dai miti indiani, in questa nuova fatica sotto la lente di ingrandimento c’è invece specificamente la tradizione mistica del cristianesimo. L’autore ha così voluto spiegare, seguendo il corso di una vicenda che si sviluppa attraverso quasi dieci secoli, quello che è, evidentemente, un suo pallino: la mortificazione dell’individuo. Nel volume, a questo proposito, sono narrate situazioni avvenute all’interno di luoghi di fede che, spesso, possono sembrare non solo estreme ma addirittura spregevoli o crudeli. Alla radice di questi episodi, però, secondo quanto l’autore sembra suggerire, c’è qualcosa di più profondo di quanto possa superficialmente apparire: l’esigenza di annullare e annientare la componente egoica della personalità, sacrificandola al raggiungimento di un’elevazione spirituale superirore.
“Il mistico – spiega Franz – ha intuito, e vissuto, la grande verità universale che il nulla porta al tutto, per cui chi ha trovato dentro sé stesso quel vuoto assoluto, e raggiunto Dio, è infine capace di operare qualsiasi cambiamento sia in sé stesso che nel mondo, detto in altre parole: l’insegnamento della mistica è che sono i poveri, i disperati, quelli che hanno sofferto, quelli che sono stati umiliati, denigrati, insultati, che hanno il potere di rovesciare il potere politico e il dominio dell’uomo sull’uomo. Da qui, evidentemente, l’interesse di chi trae vantaggio da questo dominio, di rimuovere questa verità. Il Mistico, molto pragmaticamente, non lascia che questa umiliazione sia un processo aleatorio, non aspetta che gli capiti casualmente di essere umiliato, ma pone un processo in cui va egli stesso a cercare di essere umiliato, annichilito, per avere il controllo del suo processo interiore, è una specie di teurgo dell’Anima sua, muovendo i fili della sua annichilazione, muove i fili dello stesso universo”.
“Questa storia dell’umiliazione – prosegue il filosofo – che si dipana in mille anni di misticismo cristiano, toccando 50 personalità della mistica, è un lavoro che, almeno dal punto di vista bibliografico, non esisteva e questo si spiega, molto probabilmente, proprio con il risultato di questa ricerca: ovvero una paura della mistica, un sospetto verso il misticismo ed, entro una certa misura, anche una determinata volontà politica di mettere queste pratiche in un armadio, chiuderlo a chiave e buttarla via. Ma perchè questo sospetto? Perchè questa diffidenza dell’uomo moderno verso le pratiche mistiche? Ebbene, è presto detto. Questo lavoro viaggia all’inverso rispetto alle tendenze della modernità che, sovente pregna di scientismo e materialismo, vuole ridurre l’uomo a un mucchio di nervi e ossa. Il mistico invece vede nel suo corpo un Tempio che è Potenza del divino, scrigno dell’infinito. Certamente con la rivoluzione industriale, gradatamente, ma inesorabilmente, una cultura del trascendente si è andata via via sostituendosi a una cultura più materialistica, dettata dalle esigenze del consumo. Parallelamente con la rivoluzione francese, e il romanticismo poi, vi è stata una radicale riformulazione del corpo che non è stato più visto come opificio di forze divine, ma un fascio di nervi e un grumo di sangue. Vi è poi da dire che nel mentre si alzavano bandiere in nome dei diritti dell’uomo e della ragione illuminista, parimenti lo stesso uomo veniva spogliato di qualsiasi dimensione divina. Ecco, forse, pure parzialmente, spiegato come almeno nell’ultimo secolo si è andati a eliminare la pratica mistica, quasi vi fosse una precisa volontà politica di epurare la sorgente stessa che porta al divino”.
“Vi è poi forse – conclude l’autore – un motivo più sottile, per così dire, che si cela dietro alla rimozione della mistica, ed è il suo grande potere, la sua grande potenzialità di rendere l’uomo invulnerabile, ovvero di renderlo impermeabile alle avversità e di sostenere privazioni enormi pur di mantenersi fedele al suo alto ideale. La storia ben insegna quanto possa il martirio nel rovesciare imperi e nel mutare la storia. Il mistico poi, similmente a tutte le mistiche, giunge, ipso facto, alla verità ultima dell’universo, quella assoluta e definitiva. Non si accontenta di verità parziali, graduali, frammentarie, egli paga il prezzo dell’estinzione dell’Io ma arriva ad essere una cosa sola con Dio. E Dio è onnipotente. Questo fa una gran paura a chi detiene il potere terreno e, in qualche modo, si teme che l’uomo possa giungere alla Verità perché questa stessa verità potrebbe rovesciare il mondo e spodestare proprio chi trae vantaggio dalla menzogna…”