La corsa non è ancora iniziata ma a scaldare i motori, com’è noto, ci sono due big della politica americana: Jeb Bush e Hillary Clinton. Si contenderanno la leadership dei rispettivi partiti, repubblicano e democratico, a suon di tour elettorali, strette di mano, discorsi, promesse, un mare di sondaggi e soprattutto soldi. Per vincere le prossime elezioni presidenziali, infatti, un candidato avrà bisogno di raccogliere almeno un miliardo di dollari, quasi 1,5 milioni al giorno fino all’8 novembre 2016, quando gli americani saranno chiamati alle urne. La stima è stata fatta dal Financial Times, citando esperti di campagne elettorali. Per ambire alla presidenza degli Stati Uniti bisogna rastrellare almeno 100 milioni di dollari per essere considerati “credibili”, cioè in grado di mettere in piedi una macchina organizzativa degna di questo nome, coprendo se non tutti almeno i primi Stati in cui si terranno le primarie. Ma Jeb e Hillary avranno davvero la meglio, riproponendo la sfida Bush-Clinton, oppure i cittadini statunitensi decideranno di puntare su nuovi e (al momento) meno conosciuti candidati? Ancora presto per dirlo. Se guardiamo alle possibili facce nuove si fanno i nomi di Elizabeth Warren: ex professoressa di Harvard, “flagello” di Wall Street, la senatrice del Massachusetts più volte ha detto di non essere interessata alla Casa Bianca, ma vanta moltissimi sostenitori. Potrebbe tentare il colpo anche Bill de Blasio, sindaco di New York. Ma le recenti aspre polemiche coi poliziotti della Grande Mela non sono un buon viatico. Di certo se decidesse di correre la sfida tutta a sinistra tra lui e la Warren favorirebbe la più “moderata” Hillary. Nel campo repubblicano, invece, i nomi forti sono quelli di  Chris Christie, Rand Paul, Ted Cruz, Scott Walker e Marco Rubio. Non hanno alcun significato, però cominciano a circolare i primi sondaggi. Secondo uno commissionato dalla Cnn la Clinton è in vantaggio su Jeb Bush: l’ex first lady ha il 54% delle preferenze a fronte del 41% dell’ex governatore della Florida.