Quando i cinesi berranno champagne
Su Louis Vuitton dopo i risultati trimestrali sono piovuti solo report positivi. Tutte le principali case d’affari hanno confermato la valutazione massima che si possa assegnare a un titolo azionario, ovvero outperform (farà meglio del mercato). Le ultime in ordine di tempo sono state Credit Suisse e Barclays.
Fin qui niente di strano. In fondo la scorsa settimana vi avevamo parlato delle opportunità offerte dal settore del lusso, ma quello che occorre ancor di più mettere in evidenza è come il comparto di cui è portabandiera Lvmh (che oltre a Louis Vuitton, riunisce marchi prestigiosi come Moët & Chandon, Fendi, Kenzo, Veuve Clicquot, Tag Heuer, Zenith, ecc.) ormai sia dipendente per il 50% dai mercati emergenti. I big spender con il portafogli pieno di soldi si trovano lì, la crescita dei redditi e dei patrimoni è molto più veloce in Ciona, Brasile, Russia, India, Cina e Malesia che nel resto del mondo (Stati Uniti esclusi).
È chiaro che nel medio termine tassi di crescita del fatturato come quelli che si sono visti negli ultimi 12 mesi (per il 2012 si stima un incremento delle vendite per i gruppi del luxury a 85 miliardi dai 55 miliardi di dollari dell’anno scorso) saranno difficilmente sostenibili. Ecco perché, ricorda Credit Suisse, Louis Vouitton con il suo portafogli di marchi prestigiosi molto ampio ha delle chances in più di crescita. Lo champagne in Cina ancora non ha raggiunto una grande diffusione. Ecco perché quando i cinesi apprezzeranno ancor di più le «bollicine» per Louis Vuitton il sole dovrebbe continuare a splendere.
Wall & Street