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tagli delle tasse promessi dai partiti italiani nei loro programmi elettorali ammontano a circa 150-225 miliardi di euro. Questo il calcolo di Mediobanca Securities. La dura realtà è che contrariamente alle promesse, Imu, Irpef, Iva e Tares sono destinate ad aumentare dal luglio 2013, a causa degli aumenti precedentemente concordati – sottolinea però lo studio – e questo certo non andrà a favore della fiducia dei consumatori e della crescita. L’Irap potrebbe essere invece ridotta (e sarebbe positiva per le banche), ma una sua abolizione è irrealistica, poichè i suoi introiti sono pari al 2,5% del pil. Tagliare le tasse, conclude Mediobanca, è molto difficile perché, per diminuirle, bisognerebbe contestualmente ridurre la spesa pubblica. Solo che i circa 800 miliardi di risorse che si spendono ogni anno sono vincolati al 63% da pensioni (40%), scuola (8%) e  sanità (15%) .

In ogni caso, Mediobanca fornisce una serie di titoli che beneficerebbero di eventuali azioni di riduzione della pressione fiscale, ove mai un governo fosse in grado di disporre della maggioranza necessaria per effettuarle.

Taglio Imu: Beni Stabili

Taglio Irap: Mps, Ubi, Mondadori, Espresso

Taglio IVA: Autogrill, De’ Longhi

Incentivi export: Fiat, Fiat Industrial,  Ferragamo, Prada, Luxottica

Bad Bank (garanzia pubblica sui crediti non performing oppure ricapitalizzazione da parte dell’Esm): Unicredit, Mps, Banco Popolare

Minori accantonamenti sui crediti in seguito a iniziative per la crescita economica: Unicredit, Mps, Ubi, Banco Popolare

Il nocciolo della questione posto da Piazzetta Cuccia è proprio questo: l’Italia contribuisce all’Esm per 125 miliardi e l’Esm in qualche modo ricapitalizza le banche spagnole, mentre le banche italiane sono lasciate sole dall’Europa in mezzo alla crisi degli spread e a una tassazione «nemica» che ammazza i profitti. Ecco perché liberando le banche di sofferenze o intervenendo con una ricapitalizzazione esterna si renderebbero disponibili quei finanziamenti che alle imprese italiane servirebbero veramente per ripartire. Ma questa è un’altra storia…

Wall & Street

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