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La crisi politica determinata dallo stallo nella formazione di un nuovo governo,dopo il fallimento dei professori di Mario Monti, non può non metterci in preallarme. L’Italia, purtroppo, è un sorvegliato speciale in Europa. E, nonostante tutte le rassicurazioni provenienti dall’estero, si capisce bene che la soluzione dei «dieci saggi» rappresenti uno specchio per le allodole destinato ai mercati. Il Quirinale sostanzialmente invia questo segnale: «Dell’Italia non c’è da temere: abbiamo persino insediato dei super-esperti per facilitare la formazione di un nuovo esecutivo».

Una manovra diversiva i cui esiti andranno misurati. Ma se non si uscirà dall’impasse a breve, che cosa sarà dell’Italia? Soprattutto dopo la soluzione tragica per la crisi di Cipro, con un taglio del 30% ai depositi. Ecco, l’Italia senza governo è circondata da un Eurogruppo che non si è peritato di mettere le mani nelle tasche dei depositanti per risolvere la crisi di Cipro. Wall & Street vi hanno già parlato dell’irresponsabile scelta di non dare subito un governo al Paese e vi hanno anche fornito qualche indicazione take-away  per portare al sicuro i risparmi dalla possibile euro-rapina.

[photopress:MicheleDeMichelis.png,thumb,alignleft] Oggi continuiamo l’approfondimento post-Cipro con Michele de Michelis, presidente e direttore investimenti di Frame Asset Management. Perché una «Cipro 2» è sempre dietro l’angolo.

 

LA CRISI È UN’OPPORTUNITÀ

«La crisi di Cipro ci conferma che, oggi come oggi, un “porto sicuro” non esiste più. Lasciare i soldi sul conto senza far nulla è un errore. In fondo, l’economia è bloccata perché non si spende e non si investe. In un recente report Morgan Stanley sottolineava che la risposta migliore alla crisi è, appunto, la spesa. Meglio comperare un’auto nuova che tenere il sistema fermo».

IL DRAMMA DEL DEFAULT

«Se l’Italia dovesse andare in default, a catena ne sarebbe coinvolto il nostro sistema bancario perché è pieno di Btp e di Cct. Il Fondo di Garanzia dei depositi tutela ogni singolo depositante fino a 100.000 euro, cioè ogni controparte è protetta per quella cifra indipendentemente dal fatto che sia titolare di uno o più conti».

IN BANCA NON SEI AL SICURO

«Ma vi sono casi  in cui il conto corrente è toccato a prescindere. Basti pensare alla nazionalizzazione della banca olandese Sns per la quale gli obbligazionisti Lower Tier 2 (i bond con maggior grado di subordinazione, ndr) hanno visto azzerare il loro capitale. Oppure in Danimarca si sono tagliati i debiti verso la clientela del 20-25% in alcune ristrutturazioni bancarie. E allora bisogna copiare il metodo degli antichi Fenici che non mettevano l’intero carico su un’unica nave ma lo distribuivano su più imbarcazioni, così se una affonda, non si è perso tutto».

DOVE SONO PIÙ TRANQUILLO?

«Il migliore investimento sarebbe quello in una Sicav lussemburghese orientata sui mercati Usa e sulle grandi blue chip americane. Il patrimonio è al sicuro perché è segregato su una banca depositaria straniera e soprattutto si possono cogliere le occasioni rialziste in un mercato ancora in espansione. E, soprattutto, bisogna sempre limitare l’esposizione ai derivati!».

E IN ITALIA?

«Il fondo italiano con una banca depositaria italiana non proteggerebbe adeguatamente il mio capitale perché la diversificazione geografica sarebbe molto contenuta. Lo stesso discorso vale per le polizze vita e per gli Etf (i fondi passivi scambiabili in Borsa come le azioni e dalle commissioni ridotte all’osso ndr): bisogna vedere dove sia ubicata la banca depositaria e se può essere esposta a ristrutturazioni simili a quella cipriota».

FAI DA TE? AHI AHI AHI

«Per rischiare poco dovrei acquistare un’obbligazione tedesca che sul breve termine rende circa l’1,1%. Se i tassi dovessero risalire, la protezione comperata con il Bund diventerebbe carissima, perché mi priverebbe della possibilità di beneficiare del diverso contesto macroeconomico».

ASSET ALLOCATION

Questi infine i suggerimenti di investimento di de Michelis su come articolare il proprio portafoglio di investimento in funzione anticrisi e, soprattutto, di massimizzazione dei profitti. L’esposizione all’obbligazionario è infatti al 50%.

 

15-20% Fondi obbligazionari Italia (concentrato su Btp 24 mesi)
10%        Fondi obbligazionari high yield (società con rating specultativo) di                        breve termine (massimo 12 mesi)
10%        Fondi inflation linked americani (titoli indicizzati all’inflazione)
10%        Fondi inflation linked britannici*
10-15% Fondi azionari Usa blue chip
10-15% Fondi azionari Giappone*
5%           Fondi azionari area euro
10-15% Fondi speculativi Frontier Markets (fondi che investono su titoli di                      Paesi come Argentina, Bulgaria, Kenya, Bahrain, ecc)

* Gli investimenti in titoli britannici e giapponesi dovrebbero essere effettuato con un’adeguata copertura del rischio di cambio. Coloro che non si rivolgono a un consulente dovrebbero acquistare delle opzioni «ribassiste» su sterlina e yen di modo da diminuire l’impatto di un loro eventuale deprezzamento sull’investimento.

Wall & Street

 

 

 

 

 

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