Alto rendimento, il sex appeal della spazzatura
«Per noi ha ancora senso investire circa il 70% del portafoglio nell’alto rendimento». James Keenan, manager di BlackRock Leveraged Finance, una corazzata di fondi che gestisce asset per 41 miliardi di dollari in titoli high yield (le emissioni obbligazionarie speculative, cioè con rating non-investment grade, , ovvero i titoli «spazzatura») non ha peli sulla lingua: puntare sull’alto rendimento oggi conviene ancora.
«Le società hanno rifinanziato il loro debito e solo il 15% delle loro obbligazioni scade nei prossimi tre anni, il tasso di default dovrebbe mantenersi anche secondo noi sotto il 2% nei prossimi due anni e il rendimento delle cedole dovrebbe continuare ad attestarsi attorno al 7%», sottolinea Keenan. Insomma, per il gestore di uno dei più grandi fondi Usa assumere questo tipo di rischio non è un azzardo a tal punto che nella sua newsletter suggerisce agli investitori di ridurre la liquidità e il reddito fisso investment grade per assumere un grado di rischio simile a quello delle azioni. Posto che i bond hanno in sé la possibilità di non essere onorati, quelli high yield assomigliano ancor di più ai titoli azionari perché emessi da società che qualche problema finanziario ce l’hanno, non foss’altro perché il servizio del debito tende a ridurne la redditività.
Possiamo definire Keenan un folle? Assolutamente no! Ve l’abbiamo detto ieri: il mercato si aspetta che anche le casalinghe si avvicinino a forme di investimento meno conservative rispetto al Bot, al conto corrente o al materasso e, nel frattempo, cerca di massimizzare i profitti. Anche perché è talmente pieno di liquidità da non saper più dove impiegarla senza rimetterci considerato che i tassi sono bassi, le banche centrali stampano moneta, i titoli di Stato non rendono più come dodici mesi fa, ma le economie non danno ancora i segnali di ripresa desiderati, quelli che ti spingono a buttarti a capofitto sull’azionario per prendere l’onda rialzista giusta. Quell’onda che travolgerà la casalinga arrivata un minuto prima dell’inversione del ciclo. Nel frattempo, possiamo osservare cosa ha prodotto la liquidità immessa dalla Fed e dalle banche centrali di Giappone, Cina e Gran Bretagna.
Come vedete tra il 2008 e il 2012 i bond ad alto rendimento hanno reso il 22%, più delle azioni dei Paesi emergenti (19,7%) e più di quelle americane (14,6%). Impari il confronto con i T-bond, i titoli di Stato dello zio Sam (3,4%). Insomma, banche e fondi sono stati talmente rimpinzati di denaro da puntare anche sui bond «spazzatura» (da BB+ in giù), quelli che sui giornali meritano titoloni allarmistici.
Certo, avverte Keenan, anche i prezzi delle obbligazioni high yield sono aumentati e non sono più convenienti come un tempo, ma con la cedola si fa comunque un affare. Facciamo, a titolo puramente dimostrativo, un esempio «made in Italy»: Fiat (rating S&P «BB-») a marzo ha lanciato un bond quinquennale da 1,25 miliardi con una cedola del 6,625% ricevendo richieste per oltre 7 miliardi. Il bond è stato prezzato sopra la pari al 101%, cioè per acquistare 100.000 euro di taglio minimo ne occorrevano poco più di 101.000. Oggi il prezzo è arrivato al 108%, dunque l’obbligazione si è rivalutata e il suo rendimento effettivo è di poco superiore al 6%.
L’investitore istituzionale (queste obbligazioni sono destinate agli operatori professionali, il pubblico può acquistarle solo attraverso le quote di fondi che vi investono; ndr) che scommette sul quinquennale Fiat si assicura la cedola e, tutto sommato, si ripara dalla volatilità della Borsa, cioè dalle improvvise oscillazioni del mercato. Dal lancio del bond, il titolo Fiat ha guadagnato il 3% tra alti e bassi e, soprattutto, quest’anno non darà dividendo. A differenza del bond.
Anche la spazzatura ha il suo sex appeal. Chiamatela estetica dadaista o più semplicemente ricerca del profitto.
Wall & Street