Ultima chiamata per i naufraghi del Corriere
Questa che osservate qui sopra è un’immagine della protesta dei giornalisti di RCS Periodici all’ingresso dell’assemblea dell’editore del Corriere. Una decina di magazine rischia la chiusura entro il 30 giugno e, di conseguenza, un centinaio di colleghi potrebbe perdere il posto anche se una speranza per alcuni è data dalla proposta di acquisto di una serie di testate che Visibilia (concessionaria di pubblicità del Giornale) intende presentare. Le contestazioni si originano dal fatto che su 831 milioni di perdite accumulate dalla società tra 2011 e 2012 ben 846 milioni sono legate alle svalutazioni connesse alla controllata spagnola Unidad Editorial.
Un’acquisizione effettuata dal vecchio management e che si è rivelata infausta. All’amministratore delegato Pietro Scott Jovane spetta il compito di rilanciare il gruppo con un piano industriale concentrato sui new media e basato su un aumento di capitale da 400 milioni (che dovrà essere approvato oggi), una parte del quale (150 milioni) è destinata a rimborsare le banche creditrici.
Come ha detto il manager si tratta dell'”ultima chiamata per l’imbarco”. Di certo quella che verrà nel futuro non sarà più una Rcs basata su un patto di sindacato che riunisce il salotto buono della finanza italiana (da Mediobanca a Fiat a Pirelli a Intesa passando per i Pesenti e i Merloni): servirà un nuovo inizio con un socio forte che sappia dove puntare: sui Quotidiani, sui Libri, su Internet o su uno solo di questi canali. Altrettanto certo è che le lamentele dell’imprenditore Diego Della Valle (che ha criticato l’onerosità della ricapitalizzazione) dovranno trovare uno sbocco effettivo e propositivo.
Insomma, non si potrà pensare di far sopravvivere questo conglomerato solo perché il primato del Corriere consente di orientare più o meno favorevolmente l’opinione pubblica condizionando le scelte politiche ed economiche della classe dirigente italiana. Di conseguenza, è destinato a cambiare (come sta già cambiando) lo stesso modo di fare giornalismo.
Wall & Street