Le famiglie europee  non hanno fiducia nella capacità della Bce di tenere sotto controllo l’inflazione per rispettare gli obiettivi fissati a breve e medio termine. Il dato emerge da un’indagine condotta in Italia, Austria, Francia, Germania, Hong Kong, Regno Unito, Singapore, Spagna e Svizzera dal gruppo M&G.

La maggior parte dei consumatori si attende un rallentamento del tasso d’inflazione nei prossimi dodici mesi: un dato che non sorprende, alla luce della flessione del 7% subita dai prezzi delle materie prime a partire da fine gennaio. Nello stesso periodo, il petrolio è sceso del 6%.

In Italia le aspettative delle famiglie per l’inflazione a 5 anni  sono scese dal 3,3% al 3% ma restano ancora al di sopra dell’obiettivo del 2% definito dall’Authority di Mario Draghi,  i dati sono superiori anche al tasso d’inflazione in Italia, che è attualmente dell’1,3%. Ma in tutti i Paesi dell’Unione analizzati, gli intervistati si attendono un’inflazione uguale o superiore all’obiettivo posto dall’Eurotower e pensano che tra cinque anni il costo della vita sarà più elevata dell’attuale. Non solo in Italia e Spagna si attendono livelli uguali o superiori al 3% già tra un anno.

L’aumento dell’inflazione è quindi motivo di preoccupazione per la gran parte delle famiglie sia in Italia (79%), sia in Francia (76%), in Spagna (75%) o nel Regno Unito (61%), tanto che la maggior parte dei nostri connazionali si attende un calo del  reddito netto. Le stesse aspettative sono state rilevate a Parigi e Madrid. La maggioranza degli intervistati, fatta eccezione per Singapore e Svizzera, non crede poi che la propria  banca centrale stia perseguendo le politiche più appropriate per stabilizzare i prezzi a medio termine così come non ritiene che  il proprio governo stia attuando politiche economiche corrette.

Wall & Street

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