«Se la Germania credesse davvero nel progetto di un’Europa integrata sarebbe ben felice di discutere di temi quali l’unione bancaria, la messa in comune dei debiti e i trasferimenti fiscali illimitati. Ma, al momento, la Germania esclude  tutte e tre queste opzioni e non desidera certo nuovi salvataggi».

Così l’esperto di crisi del debito europeo Michael Hewson, senior analyst di Cmc Markets, ha interpretato le conseguenze economiche della terza vittoria elettorale della Cancelliera Merkel. Secondo Hewson, questo atteggiamento potrebbe tuttavia modificarsi se si raggiungerà l’accordo di governo con i socialdemocratici dell’Spd, partito da sempre leggermente più favorevole all’idea di un’unione bancaria.

«L’area euro – continua l’analista – necessita di una piattaforma fiscale e di spesa comune. Ma l’Italia è pronta? È pronta ad abbandonare il suo tasso attuale di spesa pubblica, riformare il suo mercato del lavoro e accettare di avere un’unica soglia di età per l’ingresso nel mondo pensionistico investendo così nell’ideale europeo di unione fiscale?». Se la risposta fosse negativa, conclude Hewson «l’euro non solo non funzionerebbe ma alla fine verrebbe fatto a pezzi. Perché i politici europei, senza più una direzione, sarebbero troppo occupati a salvare se stessi dal groviglio nel quale hanno fatto precipitare i rispettivi paesi».

Ovviamente la proposta di Cmc non è l’unica ricetta possibile: sono proprio gli analisti di Mediobanca a sottolineare la necessità di un cambio nella politica economica di Eurolandia. La fortuna della Germania, secondo Piazzetta Cuccia, è proprio legata alla «svalutazione interna» effettuata dalla Germania nei confronti degli altri Paesi dell’area euro: il costo del lavoro si è abbassato nell’ultimo decennio e così l’export è aumentato. Il risultato è stato 1.400 miliardi di surplus commerciale nel periodo 1999-2012 a fronte di un analogo sbilancio complessivo delle altre nazioni. Un’ulteriore rivalutazione dell’euro e altre «dosi massicce» di austerità non faranno che peggiorare la situazione. Per questo servono politiche «neo-keynesiane», cioè un intervento pubblico in funzione anti-crisi.

Anche se le soluzioni proposte sono differenti, da Cmc e da Mediobanca giunge, però, lo stesso monito: «Angela, stai portando l’euro fuori strada!»

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