Nel 2013 il Pil italiano dovrebbe calare dell’1,9 per cento. È quanto affermano le Previsioni per l’Eurozona («Eurozone Forecast») di Ernst & Young (EY) che Wall & Street è in grado di anticiparvi e che saranno dibattute nell’ambito di un convegno lunedì prossimo a Milano all’Università Cattolica nel quale farà gli onori di casa l’amministratore delegato di EY, Donato Iacovone.

La novità delle ultime previsioni è rappresentata da un ulteriore peggioramento delle stime: a giugno si stima un comunque preoccupante -1,8 per cento. È normale dunque porsi alcuni interrogativi. Ciò che ci chiede la comunità finanziaria italiana sono le riforme strutturale: quelle che i governi zoppicanti guidati da Mario Monti e da Enrico Letta  degli ultimi due anni non sono state in grado di portare pur potendo contare su ampie (quanto composite) maggioranze.

Anche le previsioni di medio-lungo periodo sono alquanto deludenti in sé, e preoccupanti se paragonate a quelle che si riferiscono ad altri paesi dell’Eurozona. Anche per il 2014, mentre a giugno si stimava un +0,4% di crescita, a settembre si prevede un modesto +0,1%.  Eurolandia nel 2014 dovrebbe crescere nove volte più dell’Italia la cui dinamica del Pil sembra oramai costituire il nostro vero e grande problema.

Questo dato trova per altro conferma puntuale nella previsione sui tassi di disoccupazione. Il 2014 dovrebbe consegnarci un 12,8%, in crescita rispetto al 2013 che farà probabilmente segnare un 12,2 per cento. Il rapporto debito/Pil dovrebbe attestarsi al 133,4% nel 2014 (132,8% a giugno) mentre la produzione industriale si manterrà su livelli inferiori a quelli del 1987.

Pressione fiscale incompatibile con sentieri di sviluppo, burocrazia paralizzante e inconcludenza politica (accentuata dall’austerità imposta dall’Europa), conclude Ernst & Young,  faranno sì che l’Italia nel 2014 abbia sostanzialmente lo stesso Pil del 2000, mentre la Francia e la Germania dovrebbero crescere rispetto allo stesso anno rispettivamente del 13  e del 14 per cento.

Unica nota positiva del rapporto è la previsione di crescita delle esportazioni. Per il 2014 e 2015 si attende  un incremento di circa il 4% grazie alla ripresa dei mercati emergenti che nel 2013 hanno battuto la fiacca, ma che nel 2014 dovrebbero riprendere a correre. E poiché questi mercati assorbono circa il 30% delle nostre esportazioni totali, ecco che una loro ripartenza si rivela per noi importante.

O si cambia o si chiude bottega!

Wall & Street

 

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