«La legge di stabilità è una stangata, ecco perché»
Sette miliardi e mezzo di gettito in più con la nuova Tasi, bollo aumentato sui conti titoli e nuova imposta di bollo sulle istanze telematiche inviate e ricevute dalla pubblica amministrazione. In cambio, solo un taglio di 14 euro pro capite del cuneo fiscale che renderà un po’ meno leggera la busta paga. Insomma, la legge di stabilità è la solita manovra «tassa e spendi», lo conferma il fiscalista di Ancona, Paolo Duranti, a cui Wall & Street aveva già chiesto di spiegare alle famiglie italiane tutti i modi (leciti) per pagare meno tasse al momento della dichiarazione dei redditi.
La Trise rischia di essere più salata dell’Imu perché il gettito minimo previsto per la Tasi è di 3,3 miliardi basato sulle aliquote minime, mentre il gettito Imu sulla prima casa di 4 miliardi è comprensivo delle maggiorazioni effettuate dai Comuni.
«Molto probabile che il rischio sia fondato. I dati contenuti nella Relazione tecnica che accompagna il disegno di legge – secondo i quali vi sarebbe un’invarianza di gettito – devono fare i conti con le scelte che saranno adottate dai singoli Comuni. In caso di applicazione della Tasi con l’aliquota massima, infatti, stime attendibili parlano di un possibile aumento della pressione fiscale locale fino a 7 miliardi e mezzo: dai 23,7 miliardi di gettito Imu relativo al 2012, la Tasi applicata con l’aliquota massima potrà “valere” fino a 31,2 miliardi».
È giusto gravare le transazioni finanziarie di una maggiore imposta di bollo? Non si scoraggia il pubblico risparmio?
«Forse era più opportuno un aumento della tassazione sulle rendite finanziarie oltre una determinata soglia, in modo da non scoraggiare i risparmi delle famiglie e al contempo “salvare” i Bot, che nell’attuale versione del ddl risultano ulteriormente penalizzati. Del resto il ritocco di due punti percentuali delle rendite finanziarie è stato tolto dal testo all’ultimo momento».
Ha senso un taglio del cuneo fiscale che porta solo 14 euro in più in busta paga?
«Penso che lavorare sull’abbattimento del cuneo fiscale sia una strategia condivisibile, purché ciò sia accompagnato da una rivisitazione degli effetti della legge Fornero soprattutto in determinati settori. Penso ad esempio ai rapporti di lavoro a chiamata nel settore turistico, che hanno registrato un tracollo a seguito dell’entrata in vigore della Legge 92».
La deducibilità Irap delle perdite su crediti da effettuare in 5 anni e non più in 18 per le banche è una mossa positiva perché aumenta le possibilità di erogare finanziamenti? O è solo una mossa «amichevole» nei confronti degli istituti?
«Se si tratta di una mossa che porterà benefici alle imprese lo vedremo nei prossimi mesi. Però attenzione ai meccanismi elusivi: come ricordato recentemente dal governatore di Bankitalia Visco, è urgente anche nel sistema bancario italiano l’introduzione di criteri uniformi di valutazione delle voci contabili. In quest’ambito, sono positivi i passi in avanti compiuti per favorire la diffusione dei mini-bond soprattutto per le Pmi; un tema, questo, che dovrebbe essere ripreso nel “decreto del fare 2”».
Si poteva intervenire per riportare l’aliquota Iva al 21% ….
«Era fondamentale bloccare l’aumento il 1° ottobre scorso, anche perchè i dati relativi all’andamento dei consumi stanno a dimostrare l’impatto fortemente negativo di tali misure sui bilanci familiari, e quindi sullo stesso gettito erariale».
Che senso ha un’imposta di bollo da 16 euro per le istanze inviate e ricevute dalla Pubblica Amministrazione per via telematica?
«In un momento di spinta verso l’utilizzo delle comunicazioni telematiche, è una misura che trovo paradossale …»
Un capitolo doloroso è il taglio delle detrazioni fiscali: anche se il governo ha guadagnato tempo fino al 2015 resta fissata a fine gennaio la riduzione al 18% delle detrazioni Irpef per spese mediche, sportive, interessi sui mutui ed erogazioni liberali. Non era meglio cominciare ad attuare una vera spending review piuttosto che incidere su questi capitoli?
«Il mondo delle detrazioni è vasto ed eterogeneo: occorre procedere con un’opera selettiva di razionalizzazione per non penalizzare le fasce meno abbienti e le spese obiettivamente necessarie. Detto questo, è chiaro che il futuro assetto delle detrazioni fiscali dipenderà dall’azione del nuovo commissario straordinario per la spending review, che – al fine di rispettare i parametri Ue – dovrà individuare tagli per un miliardo nel 2015 e di 1,2 miliardi l’anno successivo».
Non sarebbe stato meglio invece partire dal taglio dei bonus alle imprese in cambio di un maggiore taglio del cuneo fiscale?
«Penso di no. Le nostre Pmi hanno un forte bisogno di supporto nel fare rete ed investire in ricerca e sviluppo, e lo Stato deve utilizzare la leva fiscale a questo fine. È vero che vi è un forte rischio di manovre elusive, ma ritengo che su questo piano sia opportuno rivedere i criteri di automatismo del credito d’imposta (per scoraggiare i furbi), più che tagliare i bonus tout court. Dopo l’esperienza della Bersani-Visco del ’97, della Tremonti-ter e della Tremonti-quater, la soluzione migliore potrebbe essere quella individuata da Passera con il suo decreto sviluppo del 2012: ancorare i benefici fiscali ad accordi tra imprese, università e centri di ricerca (coinvolgendo però anche quelli privati). Senza dimenticare che un primo valido aiuto alle imprese sarebbe quello di eliminare quel mostro giuridico che si chiama “accertamento esecutivo”, che mina le capacità finanziarie dell’imprenditore prima ancora che si sia pronunciata la Commissione tributaria … È uno schiaffo allo Statuto del Contribuente. Un altro aspetto di primaria importanza attiene ai processi di internazionalizzazione: ben venga un credito d’imposta per le imprese che vi investono. Ma anche qui è indispensabile, soprattutto in un’ottica di spending review, procedere ad una razionalizzazione degli enti costituiti con funzioni di supporto, a livello sia nazionale che locale; l’avvio della riforma dell’Ice mi pare vada nella giusta direzione».
Wall & Street