14Nov 13
Birra amara al retrogusto di tasse
Su tre sorsi di birra che mandiamo giù, più di uno se lo beve lo Stato. È questa l’amara realtà: le tasse – anzi per essere precisi – le accise gravano su questo prodotto in modo ormai difficilmente sostenibile. L’allarme è stato lanciato più volte da Assobirra, l’Associazione degli Industriali della Birra e del Malto, che per evitare il rincaro del prelievo fiscale aveva addirittura lanciato una petizione online. Il rincaro di ottobre, infatti, ha determinato un aumento delle tasse da 2,33 a 2,66 centesimi per litro, mentre all’inizio del prossimo anno si arriverà a 2,70 cents. È l’effetto del combinato disposto di due decreti recentemente approvati (dl cultura e dl istruzione). Lo scopo – in sé -sarebbe anche nobile: salvare gli Uffizi, Pompei e l’alta formazione tramite il consumo di bevande alcoliche. Peccato che, come ha raccontato Panorama, la stessa Ragioneria generale dello Stato si sia opposta a questo ennesimo aumento perché – come Monti & Letta ci hanno insegnato – più aumenta il prelievo fiscale su un bene più diminuisce il suo consumo.
L’aumento delle tasse dovrebbe portare ad un aumento sul prezzo di circa dieci centesimi a bottiglia (+7-10% in generale) , con un calo dei consumi stimato tra il 5% e il 6%. L’accisa sulla bionda negli ultimi sette anni è aumentata di circa il 30%: Come ha denunciato il presidente di Assobirra, Alberto Frausin, «gli aumenti rischiano di mettere in ginocchio un settore in cui operano oltre 500 aziende che danno lavoro direttamente a 4.700 persone (+4,4% rispetto al 2011), che arrivano a 144.000 se si considera l’indotto», mentre l’aumento dell’accisa (che si somma al recente incremento dell’Iva) potrebbe far calare i consumi del 5-6% dopo il -3% già registrato nei primi sei mesi del 2013 per effetto della crisi che non ha risparmiato nemmenoa «bionda». L’equazione la risolviamo noi: un minor consumo di birra equivale a una minore richiesta di malto e luppoli per gli agricoltori che lo producono e anche una minore possibilità di vendita per gli esercizi che la servono, oltre che perle fabbriche che la producono. Un altro esempio? Una serata in pizzeria con il classico binomio pizza + birra costa in media sul territorio nazionale 15 euro: 2 o 3 euro vanno allo Stato e di questi destinati all’erario il 75% gravano sulla birra. Ecco, uno mette via da parte qualche soldino per passare una serata in allegria e il Fisco subito se ne approfitta…
Wall & Street