«Non fatevi imbrogliare!»
Da lunedì arriva sul mercato un nuovo Btp Italia, il buono del Tesoro indicizzato all’inflazione (indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi) . Il collocamento, curato dai dealer Banca Imi e UniCredit, durerà dal 4 al 6 aprile salvo chiusura anticipata e il tasso cedolare (reale) annuo minimo garantito è pari allo 0,40 per cento. Il titolo scadrà l’11 aprile 2024, dunque avrà una durata di otto anni.
Il Btp Italia ha sempre avuto molto successo: è un titolo di Stato, si mettono i soldi al sicuro e si spunta un rendimento. Che, però, visto l’attuale livello dei tassi, è molto basso: solo lo 0,4% garantito e il trend deflattivo in corso non incrementa le speranze di vedere risalire l’inflazione, attualmente al -0,2% annuo. Certo, se nei prossimi anni si dovesse concretizzare una vera ripresa – con aumento dei prezzi al consumo annessi – aumenterà anche l’importo delle cedole.
La situazione non è semplice per chi vuole evitare i rischi. Come ha sottolineato Michael Story, responsabile dei prodotti europei e globali di Pimco, uno dei più grande asset manager globali, «in Europa gli strumenti di liquidità non sono più un modo per i risparmiatori avversi al rischio di conservare il loro capitale». Da quando la Bce ha recentemente abbassato il tasso sui depositi, nel vasto e variegato panorama degli strumenti di liquidità in Europa i rendimenti sono diventati profondamente negativi: dai Buoni del Tesoro ai pronti contro termine ai commercial paper (cambiali emesse dalle grandi imprese cui viene applicato un tasso di interesse; ndr) tutto è sotto zero. «E se i mercati a termine non sbagliano, tutto rimarrà così per altri sette anni, fino al 2023!», aggiunge Story. È dal periodo tra le due guerre nel 20° secolo che i mercati finanziari non penalizzavano in questa misura i risparmiatori.
Certo, ci sono i conti di deposito che continuano a offrire un rendimento. Ma questo, spiega Story, è solo perché «le banche non vogliono trasferire i tassi negativi della Bce alla clientela perché si troverebbero ad affrontare la situazione di svantaggio di chi fa una simile prima mossa». Se le banche rinunciano alla redditività con i piccoli, non fanno lo stesso favore alle grandi aziende sui cui depositi di ammontare elevato viene applicato uno spread negativo di 50 punti base (-0,5%). Le nuove regole penalizzano le banche che si procurano liquidità dalle grandi aziende e penalizzano le aziende perché un eventuale bail in non risparmierebbe i loro depositi (al limite si convertono in capitale).
«È giusto dire allora che le forme tradizionali di liquidità non possono più essere considerate inequivocabilmente rifugi sicuri», conclude Story ribadendo che «occorre ripensare l’asset allocation perché le condizioni attuali impongono di compensare o addirittura evitare i rendimenti negativi: non lasciatevi imbrogliare!». Parole sante anche se dette da un inventore di prodotti per il mercato dei fondi che, quindi, è interessato all’impiego dei vostri capitali.
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