L’edilizia non c’è (quasi) più
«Abbiamo avuto un periodo nel quale abbiamo creduto che assecondare obiettivi di austerity europea comportasse la riduzione degli investimenti: è stato un tragico errore», ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, presentando il piano industriale di Ferrovie dello Stato che prevede 94 miliardi di investimento nel periodo 2017-2026. «Nel biennio 2012-13 gli investimenti pubblici si sono dimezzati da 40 a 20 miliardi: era chiaro che vi fosse un calo del Pil del Paese», ha aggiunto sottolineando che «così si è messa in ginocchio l’edilizia: dei 927mila posti di lavoro persi in Italia a causa della crisi quasi 500mila sono dell’edilizia».
Il declino, però, pare inarrestabile. A luglio 2016, ha reso noto l’Istat, la produzione nelle costruzioni è diminuita dello 0,4% rispetto a giugno ed è scesa dell’1,3% rispetto allo stesso mese del 2015 nei dati corretti per gli effetti di calendario. I dati grezzi, a causa di una forte differenza nei giorni lavorati (21 contro i 23 di luglio 2015), hanno indicato una contrazione tendenziale maggiore, del 7,8% sull’anno.
A luglio 2016, gli indici del costo di costruzione registrano flessioni annue dello 0,1% per il fabbricato residenziale, dello 0,7% per il tronco stradale con tratto in galleria e dello 0,8% per quello senza tratto in galleria. Come si vede nel grafico a fianco, la produzione delle costruzioni è in continuo declino dal 2010 a luglio di quest’anno ha perso il 33,6% rispetto a 6 anni fa ed, estrapolando i dati (linea tratteggiata), è prevedibile una contrazione del 50% entro il 2020 se non si porrà rimedio. «Quello che serve oggi è un grande piano di sviluppo industriale e infrastrutturale capace di rinnovare in profondità il Paese», ha detto il presidente Ance (l’associazione nazionale dei costruttori edili), Claudio De Albertis, ricordando che l’Italia ha un ritardo decennale nella dotazione di infrastrutture e che queste consentirebbero di dare un impulso alla produttività ed all’occupazione. Per Ance servirebbero 30 miliardi in tre anni di investimenti nelle infrastrutture. Il governo dispone di risorse limitate, questo lo sappiamo, e perciò non ci resta che assistere a questo declino.
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