Sbancato il Fondo per le banche
La storia è molto più veloce della politica, anche quando questa cerca di sbrigarsi. È il caso del decreto «Salvarisparmio» (per alcuni «salvabanche») che ieri con il voto finale della Camera è stato convertito in legge. La portata principale del testo è il Fondo da 20 miliardi di euro a garanzia delle ricapitalizzazioni precauzionali o di esigenze eccezionali di liquidità per il sistema bancario italiano. Il Fondo, che da ieri è istituzionalizzato, è però quasi esaurito. Agli 8,8 miliardi necessari per coprire le carenze patrimoniali del Monte dei Paschi di Siena e per rimborsare parzialmente i suoi obbligazionisti, se ne dovranno aggiungere altri 5 miliardi che probabilmente saranno richiesti dalle Popolari venete, cioè Veneto Banca e PopVicenza. La storia è stata ben raccontata da Street due giorni fa: le due «anatre zoppe» stanno per avviare un progetto di fusione, ma il via libera della Bce prevedrà certamente un altro cospicuo aumento di capitale cui probabilmente il Fondo Atlante, che detiene il 90% dei due istituti, non potrà far fronte, essendogli rimasti in cassa solo 1,7 miliardi.
L’ipotesi realistica da ieri può essere trattata come un dato di fatto. In due distinte interviste l’ad della Popolare vicentina, Fabrizio Viola, ha confermato che «il fabbisogno di capitale (richiesto dalla Vigilanza Bce) sarà importante» e che resta solo da capire «se la presenza dello Stato sarà totalitaria o parziale». Insomma, la Gazzetta Ufficiale è ancora fresca d’inchiostro e nel Fondo si possono considerare disponibili poco più di 6 miliardi sui venti stanziati.
Ovviamente, non si tratta di questioni che si concluderanno nel breve termine. Prima dovranno essere effettuati numerosi altri passaggi a partire dal termine dell’offerta di conciliazione delle due banche nei confronti dei loro azionisti, le approvazioni dei bilanci e il solito andirivieni tra Francoforte e Bruxelles che, come accaduto per il Monte, storcerà il naso di fronte a soluzioni compensative per gli obbligazionisti subordinati che dovrebbero essere penalizzati dal burden sharing. Tant’è vero che le obbligazioni dei due istituti ieri hanno chiuso con rendimenti lordi del 43% circa, valori paragonabili a quelli della Grecia o di qualche repubblica del Sud America.
Ecco perché ancora ieri risuonavano le proteste delle opposizioni a Montecitorio sulla necessità di includere nella legge di conversione le famose liste dei debitori insolventi, in modo da fare luce sulla dissipazione del patrimonio delle banche alla luce di politiche di erogazione del credito non improntate alla sana e prudente gestione. Appello rilanciato recentemente dal professor Luigi Zingales che già alla fine dell’anno scorso chiese un intervento parlamentare. Il ddl sulla commissione d’inchiesta è ancora al Senato e fovrebbe approdare in Aula la prossima settimana.
Wall & Street