I risultati dei test Invalsi 2020-2021 sono stati un disastro. Gli alunni italiani delle scuole superiori hanno competenze a livello di terza media. Colpa del lockdown e della didattica a distanza ma anche colpa di un sistema formativo non al passo con i tempi e di un digital divide che penalizza chi è rimasto indietro nell’adeguarsi alle nuove tecnologie. Abbiamo discusso questo argomento con Franco Amicucci, esperto di formazione e presidente di Skilla. Amicucci ha pubblicato recentemente «Apprendere nell’infosfera» (Franco Angeli, 26 euro), un saggio che esplora le nuove frontiere del digitale applicato alla formazione.

«Noi siamo al penultimo posto in Europa per competenze digitali sia dei ragazzi che degli insegnanti e la Dad ha aumentato il divario sociale», spiega Amicucci sottolinenando che «la cultura didattica è rimasta ferma alla relazione umana, mentre siamo nel pieno di una rivoluzione che la pandemia ha fatto emergere». Un cambiamento di paradigma paragonabile a quello della scrittura o «dell’invenzione della stampa che ha consentito alle masse di acceder alla cultura e al quale noi eravamo impreparati». Il tema vero è attrezzarsi e il Pnrr in quest’ottica può essere d’aiuto perché mette al centro il tema delle competenze digitali della popolazione intera.

«Bisogna attrezzarsi per acquisire nuove competenze, dobbiamo far sì che chi produceva gettoni del telefono, che oggi non servono più, acquisisca nuove competenze», aggiunge. Se questo è il reskilling, altrettanto importante è l’upskilling, ossia continuare a svolgere il proprio lavoro ma apprendendo nuove competenze, prima di tutto quelle digitali. «Per gli insegnanti – prosegue – si tratta di upskilling che è una nuova didattica: digitale e presenza fisica migliorano la relazione umana; oggi la lezione può diventare un dialogo, utilizzando bene la dad».

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