Il ddl Bilancio appesantisce i conti delle società di calcio. L’articolo 160 della manovra, infatti, dà una stretta all’utilizzo delle rivalutazioni degli attivi prevista dal decreto Agosto del 2020 che consentiva di fortificare i bilanci pagando un’imposta sostitutiva del 10% su Ires e Irap connesse al saldo attivo della rivalutazione e un’imposta sostitutiva del 3% sul maggior valore attribuito al bene. I beneficiari, inoltre, potevano scontare in 18 anni il peso di Irap e Ires dalle tasse.

Proprio l’Inter è stata l’ultima società di calcio ad approfittarne in ordine di tempo. La Beneamata, tramite il giudizio di un perito indipendente, ha rivalutato il marchio “Inter” e la libreria storica (foto e video d’archivio la cui proprietà deriva da accordi ad hoc stipulati con la Rai e con Infront). Questi fanno capo a Inter Media and Communication spa, società consolidata al 100% che ha visto i propri asset rivalutarsi di 114,674 milioni. L’effetto positivo è di circa 82,6 milioni in quanto si computano imposte differite (Ires e Irap) per 31,994 milioni senza avvalersi dell’aliquota sostitutiva. L’ammortamento, infatti, è ventennale sia per il marchio (la cui vita utile è stata allungata ad hoc) sia per la libreria.

Per la capogruppo Inter spa la rivalutazione ha avuto un effetto benefico sul patrimonio facendo crescere le immobilizzazioni immateriali per 212,141 milioni di euro (163,407 per il marchio “Inter” e 48,733 milioni per la libreria). È stata così iscritta nel patrimonio del gruppo una specifica riserva denominata “Riserva da rivalutazione ex art. 110 D.L. 104/2020” per 203,867 milioni di euro, al netto delle relative imposte differite (solamente per la quota imputabile all’Irap), calcolate applicando l’aliquota fiscale in vigore alla data del presunto realizzo, pari a 8,273 milioni. Anche la capogruppo non ha optare per l’imposta sostitutiva. L’emergere di questi 203 milioni a patrimonio e la rinuncia a un finanziamento di 132 milioni da parte della controllante Suning ha consentito al patrimonio netto di restare positivo per 53 milioni evitando un aumento di capitale.

La manovra 2022 ha, però, parzialmente cambiato le carte in tavola. La bozza del ddl Bilancio, portata all’esame del Consiglio dei ministri di giovedì, prevede all’articolo 160 che la deduzione Ires, Irpef e Irap del maggior valore alle attività immateriali come marchi e avviamento le cui quote di ammortamento sono deducibili in 18 anni e in ogni caso «in misura non superiore, per ciascun anno d’imposta, a un cinquantesimo di detto importo». Dunque la spalmatura non sarà più in diciottesimi ma in cinquantesimi. Inoltre, la dilazione cinquantennale si applica in ogni caso anche quando, ad esempio, il bene sarà ceduto. Infatti questo regime si trasferisce sull’eventuale minusvalenza del cedente e sul valore fiscale del bene per l’acquirente fino a concorrenza dell’importo residuo da ammortizzare e per il periodo residuo di ammortamento.

Ci sono due vie d’uscita per mantenere lo sconto fiscale così come impostato a bilancio. Si rinuncia alla rivalutazione e lo Stato restituisce la sostitutiva se versata (il decreto Agosto prevedeva due rate annuali di uguale importo). Oppure viene concessa la possibilità di di pagare un’imposta sostitutiva integrativa commisurata a quella prevista dal Tuir (12% fino a 5 milioni di maggiori valori, 14% sopra 5 e fino a 10 milioni,16% sopra i 10 milioni). Dunque l’Inter spa pagando circa 34 milioni di euro di tasse può tenersi la rivalutazione ed evitare l’aumento. Ma 34 milioni non sono uno scherzo per una società che, per esigenze di bilancio, ha già dovuto rinunciare a Romelu Lukaku e ad Achraf Hakimi, i veri artefici dello scudetto assieme all’allenatore Antonio Conte.

Gian Maria De Francesco

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